

Cosa si prova a essere un pipistrello?
- Autore: Thomas Nagel
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2025
In seno alla diade mente-corpo, la coscienza si pone come elemento inesprimibile. Secondo le riflessioni di Thomas Nagel:
La coscienza è ciò che rende il problema mentecorpo davvero intrattabile.
L’incipit del suo saggio del 1974 Cosa si prova a essere un pipistrello? (ripubblicato da Raffaello Cortina Editore nel 2025, con nuova prefazione dell’autore, trad. di Davide Bordini) chiarisce subito le cose, eleggendo la coscienza a tema fondante (più ancora che centrale) della speculazione filosofica, psicologica e neuroscientifica. Sintetizzato in un titolo che suggestiona, l’articolo di Nagel apre dunque le porte allo studio della coscienza degli esseri non umani, come nodale a quelli sulla percezione. Muovendo dall’asserzione che essa (la coscienza) sia esperienza soggettiva, ne sostiene l’inascrivibilità alle teorie riduzioniste della mente, sfuggente ai tentativi di analizzarla in termini meramente fisici. Sostiene infatti, nelle pagine del suo testo:
Il pensiero del pipistrello divenne parte delle mie continue riflessioni sul problema mente-corpo e mi aiutò a offrire un modo nuovo di porlo. Mettendo in luce qualcosa che non conoscevamo e non potevamo conoscere sull’esperienza del pipistrello (ossia, come essa fosse per il pipistrello), della cui realtà però potevamo essere ragionevolmente certi, speravo di portare le persone a riconoscere che nella mente del pipistrello c’è più di quanto possa essere colto da una descrizione fisiologica o comportamentale del tipo che [...] possiamo ottenere tramite l’osservazione. E spiegando perché questo tratto dell’esperienza del pipistrello sia inaccessibile a noi, speravo di mettere a fuoco con precisione il suo carattere cruciale ed essenzialmente soggettivo.
Estendendo ad ambiti esperienziali l’assunto di Wittgenstein sull’impossibilità di esprimersi sul non pensabile, le osservazioni di Thomas Nagel andrebbero assunte come illustrative di un limite onto-analitico: impossibile comprendere la coscienza di un pipistrello se non sei il pipistrello. In altri termini: del pipistrello (come di qualunque mammifero o specie vivente aliena alla specie umana) è possibile descrivere la fisiologia ma in nessun modo i gradi di percezione cosciente, in quanto essi frutto di processi interiori (di specie) assolutamente individuali.
Risultano dunque opportuni gli interrogativi sollevati dalla Postfazione al volume di Anil Serth (pp.85-99):
[…] la natura della coscienza è circondata da un profondo senso di mistero. I sostenitori di teorie diverse si parlano addosso tanto quanto si parlano tra loro […] e in molti temono che gli strumenti tradizionali della scienza potrebbero non essere adeguati al compito. Come è possibile perseguire l’oggettività scientifica nello studio di un fenomeno che è intrinsecamente soggettivo? Nello studio di un fenomeno che pare comprendere, in maniera intrinseca, un punto di vista particolare. Su questo tipo di preoccupazione è sempre stato presente nelle discussioni intorno alla coscienza, l’eco del modo in cui l’articolo di Nagel ha cristallizzato il problema si è avvertita anche nei decenni successivi.
Cinquant’anni dopo la sua prima edizione, Cosa si prova a essere un pipistrello? rimane dunque un caposaldo della speculazione filosofico-scientifica sulla coscienza. La seconda parte del volume comprende il saggio Ulteriori riflessioni. Il nesso psicofisico (pp. 59-84), che riporta i successivi ragionamenti di Nagel sull’argomento.
Un libro di intelligenza sottile e di struttura accessibile, indicato per chi non si lascia intimorire dal cogito cartesiano (tutt’altro) e ancora si appassiona agli argomenti sdruccioli – ma fondamentali – affrontati dalla scienza speculativa.

Cosa si prova a essere un pipistrello?
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