The Cuban Hamlet. Storia di Tomas Milian
- Autore: Giuseppe Sansonna
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Me lo ricordo bene il Gobbo che tiene sotto tiro la fauna jet-set capitolina e, tra un pistolotto sinistrorso e l’altro, cita Sora Rosa di Venditti: «c’è solo questo de vero pe’chi spera, che forse un giorno chi magna troppo adesso possa sputà le ossa che so’ sante». È uno dei tanti sotto-climax di Roma a mano armata (U. Lenzi, 1976) e Tomas Milian è l’astro consacrato del poliziottesco che imperversa nei cinema. Va detto d’altro canto che a dispetto del santino-trucido che ne hanno fatto, Milian è altro dall’essere stato soltanto Gobbo o Monnezza. Con ogni probabilità il vero Tomas Milian lo si rintraccia, anzi, sotto altra forma. Aveva alle spalle studi e frequentazioni serie, ma era anche un bello & dannato doc, e ce l’ha messa tutta per destrutturarsi, destrutturando l’estrazione borghese da cui proveniva, per esempio. Lo ha fatto in quanto ossimoro vivente. In quanto uno nessuno e centomila fatto carne. Actor Studio e borgata. I film d’autore e il poliziesco da ridere col commissario Giraldi che molla le pizze sul faccione rubizzo di Bombolo. Come dire, la canaglia e il cuore d’oro. Visconti e il cinema più sbracato degli artigiani made in Italy. Vizi e virtù, dentro e fuori lo schermo. In altre parole: un talento sontuoso e una precoce attrazione per l’abisso.
Questo era l’Amleto cubano, per dirla con il titolo della biografia che Giuseppe Sansonna gli dedica per le edizioni Timìa, “The Cuban Hamlet. Storia di Tomas Milian” (2017). La silouette costruita sull’ombra che illustra la copertina del cofanetto (libro + docufilm in DVD) è traducibile quindi come riflesso degli spettri e dei doppelganger che gli abitavano dentro. Ombre e doppi evocati peraltro, di volta in volta, in funzione dei ruoli che gli toccava interpretare. Aveva una stra-ordinaria capacità mimetica, Tomas Milian.
Tomas Milian era i personaggi che interpretava. Il peso specifico - umano ed attoriale - che affiora dalla minuziosa biografia-intervista di Sansonna si attesta di conseguenza molto aldilà dello stereotipo coatto che lo ha reso famoso. Per la scrittura vigile e colorata di Giuseppe Sansonna, l’uomo e l’attore si raccontano in modo indefesso, sincero, inindulgente sin quasi spudoratezza. Visitando le zone d’ombra e le metà oscure di una vita in controluce (segnata dal suicidio del padre, cui il piccolo Tomas assistette suo malgrado). Spesa tra dissipazioni (sentimentali, di status, di denaro, di talento) e redenzioni. Follie, stanze, marchette, cinema, incontri, traumi, continenti, pagine aperte e chiuse senza soluzione di continuità. In sede di bilancio, sorvolando giocoforza sul copioso numero di aneddoti e dettagli, la vita di Tomas Milian può dirsi cinema essa stessa, una vita da film. Un film ontologico, controverso, fulgido, senza analgesici. Con dentro i topoi dei generi alti e bassi frequentati.
Poteva certo andargli meglio a Tomas Milian (data la bravura, poteva benissimo arrivare all’Oscar dei sogni giovanili), ma anche molto ma molto peggio. In “The Cuban Hamlet”, a tracciare una (doppia) rotta che muove in direzione opposta da quella agiografica, un impeccabile Giuseppe Sansonna. Alla scrittura prima, e alla regia poi.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: The Cuban Hamlet. Storia di Tomas Milian
Lascia il tuo commento