Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank
- Autore: Nathan Englander
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2012
Gli scrittori ebrei americani sembrano avere davvero una marcia in più, che consente loro di avere uno sguardo aperto sulla società e sul tempo della storia. Il giovane Englander aveva pubblicato nel 2007 un romanzo, “Il ministero dei casi speciali”, ambientato in Argentina durante la feroce dittatura militare che aveva reso “desaparecidos” migliaia di cittadini inermi e innocenti, di cui si è persa ogni traccia: il ministero a cui si potevano chiedere informazioni da parte dei parenti era proprio il luogo simbolico a cui lo scrittore aveva dato voce. Ora invece il libro di racconti, otto in tutto, che raccolgono storie diverse e ambientate in luoghi e tempi diversi, riesce a darci una panoramica dello sguardo dello scrittore sul mondo e sull’identità ebraica di un artista giovane (Englander è nato nel 1970).
Non tutti i racconti sono dello stesso livello, a non tutti riconosco la grandezza che la stampa e i critici americani gli hanno tributato. Parliamo tuttavia di un narratore esperto e consapevole del terreno accidentato su cui si sta muovendo: è il caso del primo racconto, che dà il titolo al libro, nel quale è contenuto il nome di Anne Frank. Due coppie di vecchi amici si incontrano al caldo sole della Florida. Una viene direttamente da Israele dove si è trasferita dopo la conversione ad un ebraismo austero ed intransigente, di stampo chassidico. Lauren e Mark, ormai ultraortodossi, hanno cambiato i loro nomi in Shoshana e Yerucham, sono genitori di otto figlie, mentre Deb e suo marito hanno un solo figlio poco ebreo, secondo i canoni degli amici ospiti. In realtà tutta la loro conversazione verte intorno al pericolo di una nuova Shoah e di cosa farebbero o cosa farebbero i loro amici “gentili” in caso di nuova persecuzione degli ebrei. La più ossessionata da tale eventualità è proprio l’americana Deb, il cui figlio fuma marijuana e ostenta una laicità che non assomiglia alla loro identità religiosa, mentre lei ha già preparato in garage un rifugio autosufficiente che somiglia sinistramente alla casa murata di Amsterdam dove si nascosero Anne Frank e la sua famiglia.
Tutti i racconti sono differenti, come dicevo: “Le colline sorelle” ripercorre la storia della guerra dei sei giorni ed ha per protagonista una donna pioniera che viene seguita lungo il corso della sua lunghissima vita, attraversata dalla storia controversa del moderno Israele, tra guerra con gli arabi e fedeltà alla propria origine ed identità.
Dal punto di vista letterario, è bellissimo il penultimo dei racconti di Englander, “Il lettore”. Un ormai anziano Autore, che ha avuto grande successo in passato nei reading dei suoi libri, attraversa l’ultima fase della sua creatività e alle presentazioni del suo ultimo libro, in piccole librerie sparse per il Paese, non arriva nessuno, tranne un unico lettore che, pur in assenza del pubblico, pretende di essere intrattenuto come da programma, con la lettura, con microfono e leggio, dall’Autore che avrebbe voluto sottrarsi a una simile prova. Pagine bellissime sul rapporto tra Autore, Lettore, libraio, editore che inizia con un incipit folgorante:
“E’ seduto sopra uno scatolone di libri in un ripostiglio pieno di altri scatoloni e ripensa ai vecchi tempi , come fa ogni sera da quando è in viaggio. Un ragazzo di nome Todd passa a portargli una tazza di caffè . E’ più giovane dell’autore: sono tutti molto più giovani, ormai.”
Presente e passato, rapporto con generazioni giovani e distratte, con un vecchio lettore esigente, con librai poco professionali, con la propria vena ormai quasi esaurita sono raccontatati con un ritmo lento e meditato in questo racconto esemplare, che, credo, valga il libro.
I paragoni con Saul Bellow, Philip Roth, Bernard Malamud fatti dalla critica non sono azzardati.
Di cosa parliamo quando parliamo di Anne Frank
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