Diario di una schizofrenica
- Autore: Marguerite Sechehaye
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2006
Diario di una schizofrenica (Giunti, 2006) è un testo che ha segnato la psicologia e la narrativa che si occupa di tematiche psicologiche e mentali. L’autrice, Marguerite Sechehaye, racconta l’esperienza di schizofrenia di una giovane donna chiamata Renee che per la prima parte del testo parla in prima persona, narrando con il senno di poi il decorso della sua malattia e l’avvenuta guarigione.
Renee è schizofrenica e il suo stato mentale deriva esclusivamente da fattori psicologici legati all’infanzia e in modo particolare al rapporto con la madre. La protagonista spiega con dettagliata lucidità tutto quello che ha vissuto e in che modo ha superato i vari stadi della malattia grazie all’aiuto di una psichiatra e del suo metodo innovativo. La seconda parte del libro, infatti, è narrata dal punto di vista del medico che l’ha curata e guarita e che ha scelto una metodologia all’avanguardia e molto pratica.
Attraverso il percorso che le due donne condividono insieme, la psichiatra riesce a comprendere quali sono gli ostacoli che la mente di Renee non riesce a superare e decide di lavorare su di essi e soprattutto su ciò che l’ha bloccata sin da bambina: l’assenza di affetto da parte della madre. La famiglia di Renee è fredda e distante, il padre è assente e la madre non ha mai voluto allattarla al seno. La malattia della ragazza quindi dipende da questa assenza che non è mai riuscita a colmare e soprattutto dal senso di colpa del rifiuto della madre di allattarla al seno. Metaforicamente è un rifiuto a darle la vita ed è così che Renee sviluppa la schizofrenia come atteggiamento mentale che distacca il suo io e la sua identità di persona reale da tutto il resto del mondo.
La caratteristica principale di questa malattia è l’assenza di percezione del proprio corpo, della propria esistenza. Renee si sentiva niente, vuota e completamente inesistente. Questo non vuol dire che essa non sentisse ciò che gli accadeva intorno. Gli schizofrenici sentono e avvertono tutto quello che li circonda, vedono, ascoltano, il problema è che non sanno relazionarlo con loro stessi. Hanno perso il loro spazio nella realtà, non si percepiscono come esseri veri e reali, e non possono quindi relazionarsi agli altri.
Dentro Renee è avvenuta una dissociazione tra la sua affettività e la sua intelligenza, questo significa che ella prova sentimenti ed emozioni, riceve stimoli dall’esterno ma non riesce a metterli in relazione con se stessa rimanendone completamente estraniata, principalmente perché ne ha paura. La sua intelligenza invece rimane inalterata ed è assolutamente sbagliato quindi considerare uno schizofrenico come anaffettivo o stupido. Anche negli stadi più gravi, quando i malati perdono completamente il contatto con l’esterno e non riescono a comunicare in nessun modo, percepiscono ugualmente tutto ciò che accade, pur restando immobili nella loro indifferenza.
Renee chiama il luogo della sua mente dove conserva la sua identità minata e malata, il paese della Luce, dove tutto è freddo, le cose hanno tutte forme geometriche, le persone si muovono come marionette appese a dei fili e c’è una luce bianca accecante e terribilmente ghiacciata. Quest’immagine rappresenta visivamente la malattia della schizofrenia: essere ingabbiati in un non-luogo dove non c’è calore, partecipazione, vita, anima. Eppure i malati hanno un’anima, continuano ad avere un cuore, ma esso è soffocato dal dolore e dalla sofferenza che li ha ridotti in quello stato.
Renee soffriva per il distacco della madre ed era regredita ad uno stadio molto simile a quello infantile in cui l’io della persona non trova conferme all’esterno perché deve essere ancora legato a quello della madre. Sappiamo che attraverso l’imitazione, il bambino lentamente impara a muoversi nel mondo imitando la madre ed è così che la psichiatra riesce a guarire Renee, utilizzando un metodo innovativo che le permette, attraverso altre vie che non coinvolgano direttamente la madre della ragazza, a recuperare il legame con essa e con quel legame recupera la sua coscienza di essere vivente e il suo diritto alla vita.
Gli schizofrenici sentono di essere morti, di vivere senza vivere esattamente come un morto che cammina. Jung sosteneva che un malato smette di essere tale quando trova qualcuno che lo comprenda. Renee l’ha trovato e adesso è guarita. Non tutti hanno la fortuna di guarire, molti rimangono incatenati ai loro dolori e alle loro parole mute, pur conservando negli occhi un desiderio di vita a cui si aggrappano con le unghie e con i denti a costo di rimanerne feriti per sempre.
“Ero caduta al di là del pensiero e non ero più che vuoto e desolazione. Solo coloro che hanno perduto la realtà ed hanno vissuto nel paese inumano e crudele della Luce, possono veramente apprezzare la gioia della vita e comprendere il valore inestimabile della comunicazione umana.”
Diario di una schizofrenica
Amazon.it: 15,30 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Diario di una schizofrenica
Lascia il tuo commento