Lo scrittore Salvatore Bernocco, autore di "Quando don Tonino Bello venne a casa mia", parla in questa intervista del suo rapporto personale con don Tonino Bello, indimenticato vescovo morto nel 1993, e di quanto sia stato importante per la sua crescita spirituale.
- Perché un libro su don Tonino?
Ho voluto raccontare la mia esperienza con lui. È un libro di non molte pagine che prende le mosse da un periodo particolarmente drammatico della mia vita, anzi della vita della mia famiglia, quando don Tonino, inaspettatamente, ci fece visita, e che termina con la vicenda della morte prematura di una povera ragazza, su cui il Servo di Dio avrebbe di certo fatto sentire la sua voce di denuncia e di condanna dell’indifferenza. Non ho scritto un trattato, trovo che i testi prolissi non aiutino la concentrazione, diluiscano il messaggio fino al punto di renderlo evanescente. Sono per la sintesi, per il “poco ma buono”.
- Quanto la sua figura ha contato nella tua formazione?
Premetto che non sono stato un frequentatore assiduo degli oratori parrocchiali né ho fatto parte di gruppi cattolici organizzati. La mia fede ha poche mediazioni umane, per così dire, e ha molto a che fare, invece, con l’azione misteriosa della grazia di Dio. Ora, quando don Tonino giunse nella nostra Diocesi portò in dote una spinta innovativa, una parola fresca e non tarlata dagli usi e dai costumi della retorica omiletica. La Parola di Dio riprese vigore e furono molti ad avvicinarsi alla Chiesa grazie a lui, alle sue opere, alle sue iniziative e denunce dei mali sociali. Don Tonino predicava bene e razzolava altrettanto bene, non vi era scissione in lui fra parola e vita, un traguardo di integrità a cui tutti dovremmo tendere. Fu quindi anche un pedagogo, un educatore alla vita buona del Vangelo, che mette insieme parole buone ed opere buone. In questo senso egli ha contribuito alla mia formazione cristiana.
- A tuo parere la figura del vescovo Bello ha seminato davvero o rimane solo nell’immaginario collettivo?
Ritengo che don Tonino abbia seminato molto e bene. I fatti parlano per lui. E poi non è un caso che sia uno degli autori cattolici più letti, e questo a distanza di vent’anni dal suo trapasso. Certo, c’è sempre il rischio della mitizzazione, ma è un rischio molto marginale nel suo caso. Il mito è popolato di fantasie. I personaggi mitologici sono divinità, eroi, antenati, animali o creature mostruose, mentre don Tonino lo abbiamo visto, gli abbiamo parlato, lo abbiamo ascoltato, senza – e questo va ammesso candidamente – aver compreso molto o fatto molti passi avanti sulla via della “charitas sine glossa et sine modo”. Tuttavia penso che anche a lui si attaglino in qualche misura le parole di Giovanni a proposito del Cristo, “che venne fra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”. I santi sono uomini e donne scomodi ed è certo che anche don Tonino passò attraverso le prove dell’incomprensione dei suoi, dell’ostilità di settori della Chiesa, della solitudine. Ma questa è la via della santità. Una via obbligata che don Tonino percorse con fede nel Cristo e con amore per l’uomo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Don Tonino Bello, raccontato da Salvatore Bernocco
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