Tra festival letterari, rassegne, incontri, e nuove uscite, le ultime settimane sono state ricche di avvenimenti per gli appassionati di lettura. Come non ho evitato di dichiarare in passato, ho una particolare passione per i libri di Donato Carrisi - che reputo uno dei migliori scrittori di thriller, se non il migliore, in Italia - e non ci ho pensato due volte a recarmi alla presentazione del suo ultimo libro, “Il maestro delle ombre”.
Nel nuovo romanzo, troviamo ancora Marcus e Sandra, alle prese con una scia di sangue che avviene quando Roma, all’improvviso, è catapultata in un terribile blackout. La popolazione, teorizzata su quello che accadrà dopo il tramonto, viene rassicurata e invitata a chiudersi in casa. Ma siamo davvero al sicuro tra le mure di casa?
L’ispirazione del romanzo è molteplice: l’autore ci racconta che, durante un viaggio in treno, quest’ultimo si ferma in una galleria e tutti i device elettronici non avevano più campo, c’era stata una sorte di annullamento tecnologico. E quell’habitat può creare una strana forma di panico, cambiando il nostro modo d vedere la realtà, in cui ognuno di noi ha la sua versione dei fatti e non si possiede più la verità a portata di click. Se ci tolgono la tecnologia - e ci vuole davvero poco - siamo persi. Inoltre, anche la devastazione di piazza di Spagna da parte dei tifosi del Feyenoord, mise una pulce nell’orecchio all’autore, portandolo a domandarsi cosa bisognasse fare per distruggere una città eterna come Roma.
Tornando ancora una volta al ruolo che ormai la tecnologia ha raggiunto nelle nostre vite, lo scrittore afferma che la valvola di sfogo dell’odio che prova la nostra società è internet perché permette di colpire chi si vuole, anche in modo forte, senza essere puniti. È altrettanto vero che rappresenta anche un’argine a tutta questa rabbia: se la togliamo o se ci fosse un blackout, e si godesse della completa immunità, cosa accadrebbe?
Molto interessante è anche il rapporto che l’autore ha con le storie e con i propri personaggi. Donato Carrisi afferma di scrivere solo storie che gli piacerebbe leggere e che se non provasse piacere verso una storia, di conseguenza non piacerebbe nemmeno a noi lettori. Inoltre, dichiara di non apprezzare in particolar modo i personaggi da lui creati: imperfetti perché altrimenti non commetterebbero più errori e diventerebbero quasi dei supereroi, annoiando lo scrittore stesso. Ad affezionarsi troppo ai personaggi, c’è il rischio che questi ultimi tradiscano lo scrittore, come successe ad Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes.
Donato Carrisi si conferma ancora una volta, oltre che un brillante scrittore, anche un ottimo oratore, capace di creare coinvolgimento, suspense e riflessione. Disponibile a rispondere a tutte le domande e a intrattenersi con i lettori; non posso che fiondarmi sul nuovo libro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Donato Carrisi presenta il suo ultimo thriller, “Il maestro delle ombre”
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