La nostra collaboratrice Isabella Fantin ha intervistato Raffaella Arpiani, in libreria con il suo saggio d’esordio Notte di luna con Van Gogh e altri incontri intimi nella storia dell’arte, pubblicato da Feltrinelli nel 2024.
- Buongiorno e benvenuta nel nostro portale per questa chiacchierata sulla sua attività di saggista, docente e divulgatrice social di storia dell’arte, in occasione della recente pubblicazione del saggio d’esordio “Notte di luna con Van Gogh”. Nel saggio, giunto alla prima ristampa in poco più di un mese dalla prima uscita, lei presenta 16 opere di grandi maestri dalla Grecia classica al primo Novecento. Quali criteri hanno orientato l’impostazione del libro?
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Selezionare le opere su cui lavorare per esemplificare il mio approccio è stato difficile e in parte sofferto, come accade per ogni scelta. Infatti tutte le opere artistiche prodotte nel corso dei secoli si prestano alla lettura attualizzante in cui credo da sempre. Dapprima avevo pensato di lavorare per macro-categorie seguendo l’impostazione dei manuali scolastici, con una selezione molto più ampia di quella attuale. Quando ho capito che Notte di luna con Van Gogh sarebbe stato soltanto l’inizio di un racconto da proseguire in futuro, ho cambiato direzione di marcia abbracciando il criterio cronologico. In questo modo creo anche un po’ di suspense sulle pagine ancora da scrivere.
- Ora passiamo a quello che nel saggio non c’è. Decidere significa fare una scelta per accantonarne un’altra, un’operazione difficile tanto che il mondo anglosassone ha coniato l’espressione “decision fatigue”. Quali opere è stata costretta a scartare a fatica?
Sono moltissime quelle che ho dovuto sacrificare. Ne voglio ricordare tre, di Goya, Caravaggio e Trübner, per non parlare della grande esclusa, l’architettura, specchio della vita al pari di pittura e scultura e che meriterebbe un discorso a parte.
"La famiglia di Carlo IV” di Francisco Goya mi avrebbe permesso di affrontare il tema della nostra ossessione per l’apparenza, dimostrata dai membri della famiglia reale schierati per essere immortalati dal pittore, seminascosto nell’ombra, intento a dipingere. Sono in posa, vestiti e acconciati in modo ufficiale, ma i loro volti rivelano una pochezza disarmante perché Goya non idealizza o ingentilisce i loro tratti. La donna che quasi ci volta le spalle – come accade sempre nelle foto di gruppo – sembra fare uno spregio all’etichetta di corte a svelare l’inconsistenza delle istituzioni spagnole dell’epoca.
Avrei voluto parlare della “Vocazione di san Matteo” o della “Cena in Emmaus” di Caravaggio. Alcune figure stanno a testa bassa, distratte, chiuse in loro stesse. Anche noi quando siamo sommersi da preoccupazioni piccole o grandi rischiamo di non accorgerci della presenza salvifica di qualcosa o qualcuno che può cambiarci la vita. La stessa avidità, gli interessi materiali, persino la depressione possono diventare prigioni che ci impediscono di vedere la luce, indipendentemente dal significato che diamo a questo termine.
C’è un dipinto poco conosciuto di Wilhelm Trübner che si intitola “Cesare al Rubicone” sulla crisi di coscienza del cane dell’autore, omonimo del grande condottiero, in primo piano con il muso affacciato sulla tavola apparecchiata. La decisione è amletica: cedere alla tentazione di rubare le salsicce lasciate incustodite alla sua portata, passando dalla parte del torto, oppure resistere per compiacere la volontà del suo padrone. Quante volte ci siamo trovati imbottigliati tra l’obbedienza e la trasgressione?
- Qual è la sua opinione sulla divulgazione attraverso i social di argomenti complessi, come la storia, l’arte, la scienza, la letteratura o la filosofia? Come aggirare lo scoglio di un appiattimento delle idee in una comunicazione lampo?
Penso che i social siano una grande occasione e una grande responsabilità. I social ci permettono di avvicinare in un istante migliaia di persone sconosciute, che si fidano e ci seguono quando si riconoscono nel nostro stile comunicativo. Così possiamo proporre temi importanti, offrire spunti di riflessione o esempi concreti di cui c’è sempre bisogno. Ma il rischio è che la brevità e la velocità di consumo di queste pillole finiscano per banalizzare gli argomenti, lasciando in chi vede, ascolta o legge la sensazione di aver capito, ma senza generare la curiosità di approfondire o sviluppare un pensiero critico, che è sempre l’aspetto più importante.
Come si fa, ad esempio, a pretendere di spiegare un’opera neoplatonica di Botticelli in 90 secondi, formato più lungo di un reel di Instagram? Se proviamo a farlo con l’intenzione di essere esaustivi, finiamo per impoverire temi e contenuti. Però mi piace sapere che moltissimi ragazzi si mettono in gioco, provando a divulgare i temi che stanno loro più a cuore. Alcuni dei miei studenti ci stanno provando con umiltà e impegno e io li incoraggio a migliorare.
- Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Le ipotesi sono molteplici. Tutte rivolte ad approfondire il progetto “Arte essenziale”, di cui il canale YouTube, la pagina Instagram e adesso Notte di luna con Van Gogh sono gli esempi più evidenti. Il mio intento è continuare a raccontare l’arte per fare in modo che sempre più persone possano rispecchiarsi in essa, ponendo le domande che ci risulta difficile rivolgere alle persone che abbiamo intorno, per dialogare con noi stessi nel profondo. Il desiderio sarebbe quello di portare finalmente una voce femminile nella divulgazione artistica di livello, di cui un po’ sento la mancanza.
Recensione del libro
Notte di luna con Van Gogh
di Raffaella Arpiani
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Raffaella Arpiani, autrice di “Notte di luna con Van Gogh”
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