Notte di luna con Van Gogh
- Autore: Raffaella Arpiani
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2024
In un celebre carteggio del 1857 Gustave Flaubert, in merito allo scopo della lettura, suggerisce di accantonare il divertimento proprio dei bambini e l’istruzione cui aspirano gli ambiziosi e di “Leggere per vivere”. A quasi due secoli di distanza il consiglio del padre di madame Bovary non solo mantiene la sua forza, ma si attaglia perfettamente anche all’arte che può diventare un amico, un confidente, un compagno di viaggio nel mestiere di vivere. A patto di cambiare orizzonte di sguardo e trasformare l’arte da fine a mezzo di riflessione e di crescita personale. Come? Provando a ricondurre alla nostra esperienza quell’insieme di simboli, significati, temi fondanti e identitari di cui essa è un serbatoio dal respiro universale (il nostro codice genetico non è forse scritto nell’arte?), senza dimenticare quanto la ricerca condotta dagli artisti per trovare la propria voce possa ispirare ciascuno a trovare la sua.
Niente paura: pensate a Giotto. Quando mostra che non dobbiamo assecondare le aspettative altrui, ma le nostre attitudini anche a costo dell’esclusione e della derisione sociale, il suo Francesco d’Assisi che rinuncia ai beni paterni diventa uno di noi. Al pari di Donatello, così incisivo a sbattere in faccia a quanti restano intrappolati nella gabbia di un ruolo sociale o famigliare, come Erode Antipa e Salomé, i rischi di non saper dire di no. E se dopo una mancanza, uno sbaglio, un errore, un senso di colpa ci avvelena l’esistenza, impariamo a guardare avanti perché c’è sempre un margine per ripartire. Lo suggerisce Masaccio a proposito di Adamo ed Eva, che di colpa e vergogna se ne intendono.
È questa la sfida interpretativa lanciata dalla professoressa e artista Raffaella Arpiani nel saggio Notte di luna con Van Gogh e altri incontri intimi nella storia dell’arte, in libreria dal 29 ottobre 2024 per Feltrinelli Editore. Pensato per un pubblico ampio – anche per chi non ha dimestichezza con l’arte, ne ha soggezione, la ritiene appannaggio di un’élite -, è un testo divulgativo di qualità. L’autrice ci accompagna in un viaggio nell’arte, che diventa viaggio dentro noi stessi, con la disinvoltura di chi ama e padroneggia l’argomento, giocando contemporaneamente su tavoli diversi, dalla storia alla storia materiale e sociale, dalla psicologia alla letteratura e all’estetica, mentre sugli aspetti iconografici e iconologici non indugia più del necessario. Scoprirete che l’arte non è mai stata così appassionante, vicina alla quotidianità delle nostre imperfezioni, il che a dire alla vita.
A fronte di numerosi libri di varia caratura che mettono l’arte al centro dell’indagine, quasi fosse un fenomeno da scomporre nelle singole parti, l’approccio di Raffaella Arpiani inverte la direzione di marcia. L’autrice sposta infatti il baricentro dall’opera all’io per promuovere un’esperienza estetica basata sullo scambio e sull’ascolto:
Non saremo più noi a parlare delle opere: saranno loro a dialogare con noi ricambiando il nostro sguardo con la complicità di uno specchio. È l’ipotesi di una storia dell’arte emotiva, introspettiva, capovolta che ci riguarda.
D’altra parte appare riduttiva una classificazione in termini di piacere estetico, di tecnica compositiva o finalità espressive che spesso, e per fortuna, ci sfuggono poiché il fascino risiede nell’ambiguità.
Date queste premesse, l’autrice spiega con affettuosa partecipazione e competenza un florilegio di sedici capolavori tra pittura e scultura, dalla Grecia classica al primo Novecento, selezionati senza concessioni alle mode, come insegna il grande Gombrich, e insieme al vissuto dei relativi maestri. Il saggio si avvale della partecipazione straordinaria di numerose guest star, che si rincorrono nei secoli in un gioco di echi e assonanze a dimostrazione di quanto l’arte sia sempre contemporanea. La strada di Marina Abramović e Munch incrocia quella del Beato Angelico e Masaccio. Salvatore Dalì e la Venere di Milo parlano la stessa lingua. Caravaggio e Andy Warhol, Courbet e Michelangelo hanno molto in comune.
L’autrice si diverte pure a sparigliare le carte con un numero ribelle, anarchico, né carne né pesce, perché ci saremmo aspettati un 12, un 15, un 20. Che 16 sia una cifra imperfetta proprio come noi? Un’allegra provocazione per stanare il lettore dalla sua comfort zone. Per non rovinare la sorpresa ne anticipiamo alcuni.
Non occorre nascondere e nemmemo vergognarsi delle vulnerabilità, parola di Afrodite Cnidia di Prassitele, un unicum per la complicità che instaura con lo spettatore. Più donna che dea, sembra guardarsi intorno nella consapevolezza di essere stata sorpresa in un momento privato: siamo noi gli indiscreti a violare il suo spazio. Al Narciso di Caravaggio, totalmente concentrato su se stesso come pura identità, non interessa ricambiare lo sguardo altrui. Alzi la mano chi non si è mai imbattuto in un egotista del suo calibro specializzato in hackeraggio affettivo. Nel "Cristo deriso", Beato Angelico ridicolizza la violenza, il dileggio, gli insulti subiti da Cristo prima della Crocefissione: cosa fa scattare la cattiveria contro chi non può difendersi? Dribblato il bivio tra natura e cultura, Raffaella Arpiani sfrutta il soggetto pittorico per affacciarsi sul tormento interiore prodotto dalle nostre insicurezze perché l’uomo, ça va sans dire, è il peggior nemico di se stesso.
Chiude in bellezza la cordata, l’unico esempio non figurativo di "Macchia nera I" di Kandinskij, un’occasione per scavare nelle nostre reazioni di fronte all’ignoto che disorienta e indispettisce proprio come questa tela. Sulle prime sembra impossibile trovare un significato, perché - bandita la rassicurazione della mimesi - le forme incrociano i colori in un insieme incomprensibile al quale molti rispondono con la chiusura del rifiuto o con la forzatura della verosimiglianza per intravedere oggetti noti. A ben vedere, però, l’astrattismo ci invita a chiudere gli occhi per dirottare lo sguardo dentro di noi:
Le opere di Kandinskij non vanno spiegate, vanno viste e vissute. Occorre provare a entrarci, passeggiarci dentro e dimenticarci di noi o, forse, ritrovarci.
L’autrice ha trovato nell’arte la sua casa, il suo heimat, la sua bussola. A fine lettura diventerà un punto di riferimento tascabile anche per voi.
Artista, divulgatrice, docente innamorata del suo lavoro come poche, Raffaella Arpiani ha gettato alle ortiche la manualistica che viviseziona un’opera sotto la lente di ingrandimento, ma la allontana dalla vita e la spoglia di ogni bellezza (ricordate il professor Keating ne "L’attimo fuggente"?). E in Notte di luna con Van Gogh c’è n’è tanta di bellezza:
Che non coincide con la rappresentazione vuota di belle forme, perché essa è conoscenza, è responsabilità, è scelta e l’arte deve contribuire a mostrarcela anche quando sembra scomoda, o nascosta.
Con il suo metodo poco convenzionale, che arriva dritto al cuore senza dimenticare il cervello, continua ad avvicinare gli studenti alla storia dell’arte. Nel 2020, durante la didattica a distanza imposta dall’emergenza pandemica del primo lockdown, ha ideato e messo a punto un drappello di videolezioni raccolte nel canale YouTube “Arte essenziale”, che sta appassionando un numero crescente di utenti e vanta più di 26 mila iscritti. Adatte a tutte, comprendono una vasta gamma di monografie su un artista, un’opera, un movimento anche a richiesta, come per "Comedian" la provocatoria banana edibile di Maurizio Cattelan. Sedici di loro sono confluite in questo saggio magnifico.
Notte di luna con Van Gogh e altri incontri intimi nella storia dell'arte
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Notte di luna con Van Gogh
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