Il 18 maggio 1995 moriva a Parigi Henri Laborit, biologo, medico e filosofo francese. Il suo libro Elogio della fuga venne pubblicato nel 1976 ed è a oggi un testo di una sorprendente attualità.
Chi era Henri Laborit?
Henri Laborit, uno dei più grandi biologi e filosofo francese, attraverso la teoria della fuga formula il suo pensiero sull’amore, la libertà, il piacere, la felicità, la politica, la morte.
Anticonformista, biologo comportamentale e filosofo, studioso di medicina, a lui si deve il primo farmaco neurolettico usato per la cura della schizofrenia. Laborit venne candidato al Nobel nel 1981.
Un intellettuale, uno spirito libero e unico nel suo genere.
“La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute".
Elogio della fuga
Il volume racchiude un autoritratto del pensiero dell’autore, con le sue memorie consce e inconsce: ci sono tanti modi di fuggire, scrive Laborit, le droghe, il suicidio, la navigazione solitaria oppure la fuga in un mondo immaginario, e qui il rischio di essere inseguiti è quasi nullo. Nel mondo immaginario non esiste rivolta e sottomissione, dominanza e conservatorismo, mentre nel mondo reale solo il fuggire permetterà all’uomo, lontano dalle competizioni gerarchiche, di rimanere un essere normale.
“L’immaginazione può essere paragonata a una terra di esilio dove si trova rifugio quando è impossibile trovare la felicità perché l’azione gratificante corrispondente alle pulsioni non può venir soddisfatta nel conformismo socioculturale".
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Nei paesi in cui il potere gerarchico non è legato al possesso delle cose ma al conformismo ideologico, le parole hanno importanza e la cultura, che non è in vendita, non può permettersi di essere deviante. Nei paesi capitalisti, invece, il sistema legato ai beni di consumo accetta ogni idea, anche quella rivoluzionaria, purché possa essere venduta. Di conseguenza la libertà degli uomini non esiste. Ammetterlo è davvero difficile, perché l’assenza di libertà vorrebbe dire assenza di responsabilità. Quindi, è valida e avvalorata, secondo le tesi di Laborit, l’ipotesi che nell’insieme sociale la sensazione di essere liberi sia solo ingannevole, perché nelle società liberali la libertà consiste nell’obbedienza alle regole, come per la felicità.
“Essere felici vuol dire essere al tempo stesso capaci di desiderare…non si può essere felici se non si desidera niente."
L’analisi del nostro biologo filosofo contempla l’uomo nella sua piena quotidianità, famiglia, benessere, lavoro. Le nostre vite, scrive Laborit, sono riempite da un lavoro senza gioia, necessario al mantenimento della struttura sociale della società capitalista.
L’uomo è imprigionato tra un lavoro che permette la sopravvivenza in un processo produttivo, e le ideologie che organizzano la struttura sociale di cui fa parte. E la politica, che è la più elaborata delle attività umane, contribuisce anch’essa a far dimenticare all’uomo che il senso della vita non è altro che l’accesso alla conoscenza del mondo. Fuggire è porsi alla ricerca di se stessi e del proprio equilibrio, non una resa o una negatività. Il fuggire sano, non seguendo le rotte facili, è lo strumento per la nostra sopravvivenza perché l’immaginazione e la fantasia potranno salvare l’essere umano.
Questa è solo una delle tante riflessioni a cui conduce la lettura di questo splendido saggio non di facile approccio, complesso, ma del tutto straordinario.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Elogio della fuga: ricordiamo Henri Laborit nell’anniversario della sua scomparsa
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