Chi dice che i poeti vivono in una dimensione astratta dovrà ricredersi, almeno per quanto riguarda Eugenio Montale che abita la realtà con folgorante spirito di osservazione messo al servizio di quello che lui stesso definisce il suo “secondo mestiere”: il giornalismo.
In occasione dell’anniversario della scomparsa del poeta che cade il 12 settembre, ricordiamo l’esperienza giornalistica di Eugenio Montale e alcuni degli incontri più famosi per interviste a poeti, scrittori e artisti del suo tempo.
L’esperienza giornalistica di Eugenio Montale
Link affiliato
Dal 1946 al 1979 Montale collabora con il Corriere della Sera. Nella redazione di via Solferino a Milano entra con la qualifica di redattore ordinario: scrive, impagina.
Tenore mancato, pittore, il futuro Premio Nobel per la Letteratura si presta a ogni tipo di articolo: cronaca, politica, necrologi, cultura. In qualità di inviato racconta eventi, visita paesi. Italia, Francia, Inghilterra, Svizzera, Spagna, Portogallo, Grecia. Incontra artisti, letterati e scrittori. Li racconta con obiettiva lucidità e originalissima prosa, senza dimenticare mai di ironizzare sulla sua condizione di redattore e sulle strane circostanze che accompagnano spesso le interviste. Si fa introdurre da amici o conoscenti, confessa dubbi, ammette rifiuti e sorride spesso al lato ridicolo della vita.
Montale attraversa un secolo da protagonista. Accompagna Paolo VI in Terra Santa, incontra Winston Churchill, ha rapporti, tra gli altri, con Georges Simenon, Colette, Pablo Picasso, T. S. Eliot, Marguerite Yourcenar, Albert Camus.
I suoi articoli mischiano con sapienza la cronaca e le informazioni che ogni giornalista è tenuto a fornire con aneddoti e osservazioni personali. Non dimentica mai di interessare e divertire il suo lettore.
“Fuori di casa”, il diario di Eugenio Montale
Link affiliato
Il futuro Premio Nobel per Letteratura nel 1975 non è esente da capricci dei suoi ospiti o da rovesci della sorte. Li condivide con i lettori in articoli di straordinaria attualità e freschezza che ci restituiscono l’immagine di un uomo sensibile e raffinato, capace di autoironia, lontanissima dalla figura rigorosa del poeta impegnato.
Molti si trovano sul sito del Corriere, dotato di un prodigioso archivio, altri nella raccolta di articoli, racconti, impressioni di viaggio editi da Mondadori sotto il titolo di Fuori di casa poi prestato a un premio letterario e a un film per la regia di Fulvio Wetzl.
L’incontro di Montale con Jean Delay, dopo un temporale
Così capita che in Francia incontri Jean Delay, neuropsichiatra e letterato francese. L’arrivo nella casa dello psichiatra e biografo dello scrittore André Gide corrisponde con un temporale e Montale cerca di riassettarsi per presentarsi al meglio: come un visitatore qualunque ci tiene a fare buona impressione.
Per fortuna non avevo con me un ombrello che inondasse la sala d’ingresso; e giunto in un salotto adorno di pitture cinesi tentai di mettermi in ordine. Ma uno sguardo alla moquette e ai miei piedi, incrostati di foglie gialle di marroniers, mi fece sussultare. Poiché l’insigne professore non era ancora apparso cercai di appallottolare le foglie e provvidi a nasconderle in un grande caminetto spingendole molto in fondo con il poker. Poi si avvertì un passo felpato e il Maestro apparve.
La mancata intervista allo scultore Brancusi e la raccomandazione di Ezra Pound
Talvolta l’accoglienza non è delle migliori, come con lo scultore francese Constantin Brancusi, e a niente vale esporre la raccomandazione di un altro celebre nome per avere il lasciapassare e l’agognata intervista.
Aperta la porta egli mi squadrò con profonda antipatia. “Sono malato” dichiarò senza dirmi di entrare. Balbettando gli ricordai l’appuntamento, evocai il nome di Ezra. Mi fece cenno di entrare, si accostò alle “opere” e cominciò a scoprirle e a ricoprirle fulmineamente con i loro cappucci.
Il cronista riceve un’impressione potente quanto fugace di una serie di opere e viene rimesso alla porta.
Ma appena avevo cominciato a borbottare: “oui, le déluge” che già il sinistro vecchio si era allungato su un sofà sfondato, torcendosi, dichiarandosi moribondo e indicandomi l’uscio con la mano.
L’incontro di Eugenio Montale con Hemingway
Con Hemingway non va meglio. Lo incontra a Venezia a due mesi dallo scampato incidente aereo in Africa che aveva fatto credere al mondo una prematura scomparsa dell’autore de Il vecchio e il mare.
Hemingway mi ha ricevuto stando a letto, a tarda sera. È molto stanco e le prime notizie raccolte dalla bocca di suoi amici, al bar Cipriani, mi avevano fatto pensare che abbordarlo fosse un’impresa impossibile. (“È mezzo abbrustolito, ha maltrattato quelli della Radio: non vuol vedere nessuno”)
Anche questa volta Montale si fa raccomandare, come un giornalista qualunque.
Un biglietto scritto malamente in almeno tre lingue, qualche opportuno riferimento ad amici comuni e a un nostro incontro a Meina, in casa Mondadori, hanno vinto le resistenze (se davvero c’erano) e stasera un valletto del grande albergo in cui gli Hemingway occupano un intero flat mi telefonava che mi era stato concesso il desiderato accessit.
Quella sera si parla di letteratura, quella con la “L” maiuscola, di viaggi, di progetti, ma è il ritratto affettuoso che dà del grande scrittore a colpire:
Hemingway era rovesciato sul letto: su un pigiama color cannella portava un pullover verdastro: intorno ai grossi occhiali a stanghetta era tutto un arruffo di ciglia, di baffi, di barba non fatta da almeno tre giorni. … La stanza era in disordine, bottiglie di Chianti e di whisky erano sparse a terra e lo scrittore stava mangiando un piatto di lattuga e radicchio rosso di Treviso.
Memorabile anche il congedo:
Dopo aver culbuté sul letto per deporre a terra un bicchiere di Chianti, mi abbraccio dicendo “addio, mon vieux” come se fossimo davvero vecchi amici e sentii sul volto gli spunzoni di quel giovane vecchio di appena cinquantacinque anni, io uscii sul campiello vicino commosso come son stato raramente in vita mia.
L’incontro di Montale con il poeta britannico Wystan Hugh Auden
A Venezia, sempre per il Corriere, assiste alla prima mondiale di Carriera del libertino di Stravinsky e immortala la figura del librettista: Wystan Hugh Auden, poeta di spicco del panorama inglese.
All’aeroporto rivedo Auden che parte per Roma, per raggiungere Ischia. Parla quasi in italiano, mi fa un’istantanea, mi ripete la sua ammirazione per Dante, poeta che gl’Inglesi cucinano a modo loro (e hanno ragione); poi salta sull’apparecchio come un capriolo.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Eugenio Montale giornalista: le interviste del poeta Premio Nobel per la Letteratura
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Mondadori Curiosità per amanti dei libri Eugenio Montale
Lascia il tuo commento