Stasera in prima serata su Rai 1 andrà in onda la storia di una donna coraggiosa, Fernanda Wittgens: questo il titolo del film (diretto da Maurizio Zaccaro con Matilde Gioli nei panni della protagonista) che racconta la storia vera della prima direttrice della Pinacoteca di Brera.
Il film di Zaccaro, una co-produzione Rai Fiction e Red Film, rende omaggio a una donna “diversa” che seppe occupare una posizione di prestigio in un’epoca in cui alle donne la possibilità di fare carriera era ancora preclusa. Ma non solo, Fernanda Wittgens affrontò anche uno dei momenti più bui della storia italiana da vera eroina: riuscì a porre in salvo numerose opere d’arte considerate nostro patrimonio nazionale e a offrire rifugio agli ebrei perseguitati dalle leggi razziali.
Nel cast del film troveremo anche Eduardo Valdarnini, Maurizio Marchetti, Valeria Cavalli, Francesca Beggio e Lavinia Guglielman.
Scopriamo la storia di Fernanda Wittgens, il libro a lei dedicato e il trailer del film stasera in tv.
Chi era Fernanda Wittgens
Fernanda Wittgens nasce a Milano nel 1903 da una famiglia di origine austro-ungherese. Suo padre, Adolfo Wittgens, era professore di letteratura al Regio Liceo Ginnasio Giuseppe Parini. Ogni domenica aveva l’abitudine di portare i figli a passeggio per musei per accrescere in loro l’amore per l’arte. I figli lo seguono in queste avventure domenicali, ma una più di tutti ne è rapita ed è Fernanda, totalmente incantata dalla passione paterna.
Adolfo morì nel 1910 e non avrebbe fatto in tempo a vedere la figlia laurearsi in Lettere con lode. Fernanda aveva scritto una tesi in Storia dell’arte, in omaggio al padre e al ricordo di sé stessa bambina ammaliata dalle sue spiegazioni delle opere esposte nei musei.
Dopo la laurea la giovane Wittgens inizia a lavorare come insegnante di Storia dell’arte presso il Liceo Parini e il Regio Liceo Ginnasio Alessandro Manzoni. La svolta nella sua vita avverrà nel 1928, quando Mario Salmi, all’epoca ispettore della Pinacoteca di Brera, la presenta a Ettore Modigliani, direttore della Pinacoteca.
Viene inizialmente assunta a lavorare alla Pinacoteca come “operaia avventizia”, ma presto si fa notare in quanto “lavoratrice instancabile, attiva e preparata”. Nel 1931 Modigliani la nomina sua assistente e nel 1933 diventa ufficialmente ispettrice.
Le cose cambiano con l’arrivo della guerra. Ettore Modigliani viene allontanato dall’incarico con l’accusa di antifascismo e, in seguito all’entrata in vigore delle leggi razziali, del tutto sollevato dal ruolo in quanto ebreo.
Il 16 agosto dello stesso anno, Fernanda Wittgens vince il concorso indetto e accede alla carica di direttrice, sostituendo così il suo mentore che l’aveva chiamata “la piccola allodola” come in una bonaria premonizione. È la prima donna in Italia a rivestire una carica così importante.
Siamo nel 1940 e il pensiero immediato di Fernanda è mettere in salvo le opere d’arte dai bombardamenti e dai saccheggi della guerra. Sembra un’impresa impossibile, eppure ce la fa. Riesce a salvare anche quelli che lei considera i “capolavorissimi”, opere di cui lei sola riconosce l’alto valore estetico.
Diventa così una delle prime Monuments Women della Seconda guerra mondiale, oggi ricordate in una bella mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma dedicata ai capolavori salvati dalla guerra. Wittgens riesce a compiere un’impresa titanica raccogliendo fondi e avvalendosi del supporto di una solida rete di conoscenze.
Fernanda non salverà soltanto quadri, ma anche molte persone aiutando a espatriare numerosi ebrei e oppositori del regime. Continua ad agire a suo rischio e pericolo, finché viene tradita, arrestata e imprigionata, prima nel carcere di Como e poi al San Vittore di Milano. Dalla cella continua comunque imperterrita a scrivere e a studiare, definendo quel momento come una “tappa di perfezionamento” nel suo percorso di crescita personale.
Soltanto al termine della guerra riprende il suo posto come direttrice alla Pinacoteca di Brera, e si dedica a un’altra impresa straordinaria: il restauro del Cenacolo di Leonardo, gravemente danneggiato dal bombardamento del 1943.
Anche Wittgens con il suo sforzo intellettuale e morale contribuirà a far risollevare l’Italia dalla devastazione bellica: la Pinacoteca era stata devastata, più di ventisei sale erano state del tutto demolite, ma lei la renderà più splendente e ricca di prima.
Dopo aver fatto rinascere la Pinacoteca dalle ceneri della guerra, non si ferma, anzi fa l’impossibile per convincere il comune di Milano ad acquistare la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti che era contesa all’asta tra Roma, Milano e Firenze. Poco tempo dopo organizza una grande retrospettiva di Picasso, in cui viene esposta La Guernica, rivelando ancora una volta il suo incredibile intuito artistico.
Fernanda Wittgens muore prematuramente di tumore a Milano l’11 luglio del 1957.
Il 6 marzo 2014 un albero e un cippo al “Giardino dei Giusti di tutto il mondo” di Milano vengono dedicati a Fernanda Wittgens. Nel 2018 le viene anche dedicato il Bar Fernanda della Pinacoteca di Brera a Milano.
Fernanda Wittgens: il libro dedicato alla sua storia
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L’allodola, edito da Salani nel 2020, racconta la storia vera di Fernanda Wittgens. Il libro è stato scritto a quattro mani dalla storica dell’arte Giovanna Ginex e da Rosangela Percoco, ex insegnante e scrittrice.
Ginex è inoltre autrice di una precedente biografia dedicata alla prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, dal titolo Sono Fernanda Wittgens. Una vita per Brera (Skira, 2018).
Le due autrici per scrivere l’opera si sono avvalse del supporto di testimonianze di colleghi e persone che avevano conosciuto dal vivo Fernanda; le loro voci conferiscono al romanzo un innegabile afflato di verità. La vita di Fernanda Wittgens in queste pagine viene ripercorsa per intero, dall’infanzia alla maturità sino alla vecchiaia, in una sorta di biografia romanzata narrata in prima persona con la voce immaginaria della stessa Fernanda.
Il titolo L’allodola non è casuale, perché questo fu il nomignolo affibiato alla giovane Fernanda dal suo maestro Ettore Modigliani che le avrebbe conferito il prestigioso incarico:
Allodola. Mi aveva soprannominata così Ettore Modigliani, mio maestro, mia bussola, il mentore che auguro a ogni giovane di incontrare nel proprio cammino.
Modigliani le aveva dato questo soprannome in quanto “l’allodola somiglia all’arte” nella sua grandezza discreta, nella sua capacità di spiccare voli possenti, ma di muoversi anche con agilità a terra.
La copertina del libro propone un ritratto di Fernanda Wittgens realizzato da Attilio Rossi nel 1953. Sembra quasi un quadro di Tamara de Lempicka con la plasticità delle forme e il contrasto con le ombre, ma è lei, è Fernanda: un’altra brillante icona dell’emancipazione femminile di metà Novecento. Anche Fernanda Wittgens, al pari del celebre Autoritratto sulla Bugatti (1929), incarna la modernità controversa di una donna controcorrente.
Recensione del libro
L’allodola
di Giovanna Ginex e Rosangela Percoco
Fernanda Wittgens: il trailer del film
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vera storia di Fernanda Wittgens: dal libro al film
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