

Il 19 marzo, il secondo appuntamento all’Auditorium Parco della musica di Roma con Il romanzo dell’Italia ha visto il dialogo tra la storica Anna Foa e Paolo Di Paolo per parlare delle leggi razziali del 1938 partendo da Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, uno dei libri che meglio spiegano il rapporto tra lo scrittore, la sua città e l’ebraismo durante gli anni tra il 1937/38 e gli anni del primo dopoguerra.


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In una bella introduzione, Paolo Di Paolo ha spiegato il ruolo dello scrittore a partire dal suo romanzo più celebre, Il giardino dei Finzi-Contini, uno dei primi bestseller della letteratura contemporanea. Il romanzo, il cui successo fu confermato anche dal film omonimo di Vittorio De Sica, con una Micol interpretata dalla conturbante Dominique Sanda, conferì a Bassani la fama che la critica gli aveva negato. I nuovi scrittori del gruppo ‘63 lo avevano accusato di aver fatto un libro commerciale, critica che aveva profondamente ferito lo scrittore; in realtà Giorgio Bassani è uno scrittore di grande spessore, erede della grande tradizione manzoniana, attento allo stile, maniaco della punteggiatura, del lessico, della esattezza delle ricostruzioni.
I personaggi delle storie ferraresi, una ragazza madre abbandonata dal padre ebreo di suo figlio, un reduce dal lager che nessuno vuole riconoscere e ascoltare, un farmacista paralitico che dalla sua finestra vede compiere delitti di cui poi rimarrà silenzioso testimone, sono personaggi reali e riconoscibili della vita ferrarese.


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La storica Anna Foa ha ricostruito con precisione la storia degli ebrei ferraresi, numerosi ed operosi, che nel corso dei secoli hanno vissuto ben radicati nella città estense. All’avvento del fascismo, ci fu convinta adesione al regime di Mussolini da parte dei cittadini ebrei di Ferrara, convinti di essere ben protetti dalla loro vicinanza al governo: il podestà era stato nominato da Italo Balbo, di cui era amico.
Il dialogo tra la storica Anna Foa e il letterato Di Paolo è stato davvero interessante: un format, quello delle domande e risposte, particolarmente riuscito. Sono state mostrate molte cartoline d’epoca di Ferrara, che confermano la capacità descrittiva di Bassani: la toponomastica cittadina viene seguita con fedeltà, tanto che nei racconti ci si ritrova in corso Giovecca, via Mazzini, nei palazzi nobiliari circondati da alti muri, a guardare una lapide che ricorda le vittime della deportazione ebraica.
Gli occhiali d’oro e L’Airone, ultimo romanzo di Bassani, sono stati citati opportunamente nella ricostruzione fatta dai due protagonisti di questo applauditissimo incontro, che ha restituito allo scrittore Giorgio Bassani il ruolo che gli appartiene nella letteratura italiana del secondo ’900.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ferrara ai tempi delle leggi razziali nei romanzi di Giorgio Bassani
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