Da un paio di mesi a questa parte, da quando il Coronavirus domina le pagine di cronaca e i social, avverto – un po’ come tutti, credo – l’urgenza di distrarre la mente, di leggere qualcosa che non alimenti ancora di più le inquietudini legate alla pandemia che ci sta affliggendo. Chi, del resto, in questo periodo vorrebbe leggere una vicenda ansiogena legata al Covid-19? Ben pochi, ritengo. Sarebbe un po’ come aver chiesto ai lombardi, all’epoca dei Promessi Sposi, di affrontare un romanzo sulla peste: ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Tutti siamo già dentro questa storia, la viviamo sulla nostra pelle, ne sentiamo parlare continuamente attraverso i telegiornali, i comunicati, ne discutiamo coi vicini di casa da un balcone all’altro, coi parenti, con gli amici e vorremmo uscirne il prima possibile. Ma ho scovato un racconto breve che, seppure ambientato in questi giorni così bui, mi ha piacevolmente colpita: la trama, con l’ironia che la avvolge, ha saputo farmi svagare e riflettere insieme.
Festa a sorpresa, Commissario Falchi di Leonardo Rosa è disponibile in download gratuito tramite il sito dell’autore e il suo profilo Facebook.
Chiunque volesse dare un contributo per il racconto, può effettuare una donazione all’Arcispedale Sant’Anna di Ferrara, che ospita pazienti Covid-19 (l’iban di riferimento è indicato dall’autore nella pagina di presentazione del racconto).
Festa a sorpresa, Commissario Falchi: un racconto breve ai tempi del coronavirus
L’autore è il ferrarese Leonardo Rosa, che avevo già avuto modo di apprezzare leggendo il suo ultimo giallo Lo spirito che muove la giostra. Ho ritrovato in Festa a sorpresa, Commissario Falchi gli stessi protagonisti di quell’intrigante romanzo, ma questa volta non accade nessun delitto, nessun fatto angosciante. Si tratta invece di una storia leggera con la quale Rosa ci racconta un paradosso tipico dei nostri giorni, e ci strappa – ben venga, ne abbiamo certamente bisogno! – più di un sorriso. L’autore, infatti, pur narrando una storia ambientata al tempo del Covid-19, a distrarmi ci è riuscito in toto: la spiccata simpatia dei personaggi, in particolare del commissario Giovanni Falchi e del suo vice Aldo Zuffi, mi ha “portata fuori di casa” e mi ha trascinata con loro in una sorta di evasione tra i quartieri della città, non sempre deserti e tranquilli come dovrebbero essere.
Rosa sottotitola il suo scritto “Racconto breve ai tempi del Coronavirus”, ma la pandemia che tanto ci affligge non entra nella trama in toni patetici o polemici, bensì come sfondo e come pretesto per la scoperta e risoluzione di una bravata goliardica. Il racconto, dedicato a tutte le persone che stanno lottando in prima linea, è uscito a inizio aprile a puntate sul quotidiano "La Nuova Ferrara", ma si trova anche in free download.
Questa storia è sì simpatica e leggera ma, tra gli eventi e tra le battute dei personaggi, traspaiono sia un profondo messaggio di speranza, sia le riflessioni su vicissitudini e cronache di vita quotidiana che tutti stiamo vivendo in prima persona. In Festa a sorpresa, Commissario Falchi c’è uno spaccato della società attuale, la messa in scena di diversi comportamenti e reazioni che possiamo notare ogni giorno, osservando la realtà intorno a noi: c’è chi è più scrupoloso, come Falchi che si siede sul sedile posteriore dell’auto, che arretra di due passi quando parla alla presenza dei colleghi, che indossa sempre i dispositivi di protezione anche se sente caldo ed esorta a fare altrettanto i colleghi per lottare contro il nemico invisibile; c’è chi è più insofferente, come Zuffi che preferirebbe Falchi seduto in auto a fianco a lui anche se sa che non si può, e che guida con la mascherina calata sul collo, o come l’agente Fenili che, sbuffando con la sua simpatica inflessione dialettale lucchese, rinuncia a toglierla dopo avere osservato che “’un è che poi si respiri bene”.
In questo spaccato di società non possono certo mancare le situazioni irragionevoli di chi cerca goffamente e spesso senza successo di eludere i decreti, la cui osservanza il corpo di polizia, anch’esso in prima linea nella gestione dell’emergenza, è chiamato ogni giorno a garantire.
La trama
Il commissario Giovanni Falchi, protagonista della vicenda, è un milanese trapiantato per lavoro a Ferrara, alle prese non solo con la sua attività di uomo di legge, ma anche col dialetto e con le trivialità locali, che ancora non ha del tutto assimilato.
“Cos’è che vuol dire aldamar, che non me lo ricordo?” sussurrò Falchi al collega. “Te lo rispiego dopo, John!”.
Come nei precedenti scritti dell’autore, anche Ferrara è in primo piano nella narrazione. Non si tratta però della città come è solitamente descritta nelle opere letterarie, semi-nascosta tra la nebbia che per diversi mesi l’anno sale dalle campagne circostanti, dai fossati, dalle aree verdi del centro abitato e dalle mura medievali donandole un fascino misterioso. Questa è una Ferrara nella quale la nebbia ha ceduto il posto all’arrivo di una nuova stagione beffarda, quella del marzo 2020 che, come lo descrive l’autore, è ancora avvinghiato all’inverno, con una primavera che stenta a intiepidirsi, come consapevole del fatto che la maggior parte delle persone non se la possono godere. Un velo di malinconia aleggia tra le righe, come quando Falchi in auto, rispondendo svogliatamente alle domande scontate del suo vice, percorrendo le strade deserte
"si era perso a osservare le vetrine buie del centro di Ferrara. Rifletteva sul fatto che una città d’arte chiusa al pubblico è triste quanto un diamante dimenticato nel fondo di una cassaforte".
Falchi, uscito la sera tardi dall’ufficio, stremato dalle continue riunioni sui piani di emergenza Covid-19, nell’impossibilità di allenarsi per la sospensione delle attività sportive ha, come credo tutti noi, voglia di distrarsi, di tornare alla normalità. Per questo sceglie di dedicarsi a un caso operativo anche se banale o meglio, come lo definisce Zuffi, a "un’operazione da bischeri". I due escono in auto e in piena notte, dopo una serie di peripezie, riescono a smascherare i colpevoli e a risolvere il caso con l’aiuto dell’agente Fenili, che però lamenta di non avere avuto assegnato il ruolo attivo che avrebbe preferito: “Oh dottò, ma du’ pedate nel ̕’ulo volevo tirarle anch’io”.
Mi piace immergermi nel modo di raccontare gli eventi di Leonardo Rosa: fluido, semplice, immediato e sempre condito con un pizzico di ironia. E mi piace il suo legarsi al territorio, il suo portarmi con i personaggi a spasso tra strade, palazzi e giardini di una città ricca di storia e di cultura cui per vicinanza geografica sono particolarmente affezionata. Amo leggere storie legate alla zona in cui vivo, ma questa ha qualcosa di più di una semplice vicenda locale: con abile leggerezza sa andare oltre, esce dalle mura di cinta medievali, accomuna l’Italia intera e mi ha emozionata perché in essa mi sono riconosciuta come parte di un sentire comune. E alla battuta di dialogo finale pronunciata da Falchi, che ho trovato splendida e azzeccatissima, dapprima ho sorriso e, un battito di ciglia dopo, sono tornata alla realtà col fiato sospeso, e con un auspicio…
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Festa a sorpresa, Commissario Falchi": il racconto gratuito di Leonardo Rosa ai tempi del Coronavirus
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