Con la direzione artistica di Davide Camarrone, giornalista e scrittore, si è tenuto a Palermo nei giorni scorsi, dal 9 al 13 di ottobre 2019, l’annuale appuntamento con il Festival delle Letterature Migranti i cui temi sono sempre di stringente attualità. Nel logo del Festival, articolato in varie sezioni, compare la dicitura 1492 1942 a significare la direttiva con cui ci si è mossi con due date significative della Storia che segnano la vita della comunità ebraica, l’espulsione della popolazione ebraica dalla penisola iberica e lo sterminio nazista degli Ebrei nella seconda guerra mondiale.
Il primo a documentare gli orrori della Shoah fu in prima persona, Primo Levi con la opera sua più celebre “Se questo è un uomo” pubblicata subito dopo la liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Un libro che ebbe scarso successo al suo esordio per poi divenire opera fondamentale di testimonianza a memoria e monito perché tutto quanto avvenuto non si ripeta. Un monito che va ripetuto di generazione in generazione affinché quella successiva, sia in grado di garantire quella capacità di trasmissione ereditaria che oggi per tante ragioni e condizioni sociali e culturali e politiche, è messo a rischio. Un“mai più” che deve continuamente risuonare specie in un tempo in cui si affacciano i fantasmi di un passato.
Sovente il sentimento di ciò che è accaduto passa e si affievolisce, ma deve essere stimolato con un incontro come questo di culture diverse. Memoria unita ad interazione, non integrazione che vuol dire sostituzione della cultura altra con quella dominante accogliente sul territorio. Interazione vuol significare invece e soprattutto rispettare le altre idee, culture e religioni.
La letteratura può essere in grado di colmare gravi lacune in termini di conoscenza del mondo. In due ore di lettura si può apprendere quello che il sapere di strada darebbe in un mese. Sono infinite e possibili le coordinate di un viaggio letterario e le migrazioni vanno intese non solo come fisiche, ma anche intellettuali, migrazioni e contaminazioni tra narrative.
Nato nel 2015 a Palermo, il Festival delle Letterature Migranti si interessa degli effetti che gli spostamenti fisici e immateriali, mediatici o epistemologici, hanno sulle lingue, le letterature e le culture dell’area mediterranea e oltre. Circa quaranta sono stati gli incontri letterari con autori prestigiosi provenienti da tutto il mondo tra cui si ricorda Alia Malek (nella foto di copertina con Alessandra Sciurba) autrice de “Il Paese che era la nostra casa” e Daniel Speck con “Piccola Sicilia”.
E tra i temi di quest’anno “L’ultimanza” intesa come condizione degli ultimi o il loro punto di vista, ma anche l’essere questa l’ultima generazione a godere di prosperità, benessere e risorse ritenute inesauribili.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Festival delle Letterature Migranti: un appuntamento per non dimenticare
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