Figli di un dio minore è un’espressione molto diffusa con un significato forte e ben preciso. Quante volte abbiamo sentito pronunciarla? Ma ci siamo mai chiesti qual è l’origine di questa frase?
Figli di un dio minore: cosa significa?
Questo modo di dire è utilizzato per identificare tutte quelle persone che hanno meno degli altri e che si ritrovano ad affrontare i problemi e le sfide di ogni giorno partendo già in svantaggio.
Non importa che la problematica sia fisica, cognitiva o materiale: con questa espressione si indica un soggetto che deve fare i conti con un qualche tipo di limite e che, a differenza delle persone "Figlie di Dio", create da Dio perfette a Sua immagine e somiglianza, devono per forza essere figli di un dio differente, un dio minore, visto che non ha previsto per loro la perfezione di Adamo ed Eva.
Andiamo quindi a vedere le origini di questa espressione e la storia della nascita e della diffusione.
Figli di un dio minore: origine dell’espressione
I più assoceranno questa frase al titolo omonimo di un film molto famoso del 1986 (Children of a Lesser God), che fece conquistare all’attrice protagonista Marlee Matlin un Oscar per la sua interpretazione magistrale.
Ma prima di essere il titolo di un fortunato lungometraggio, Figli di un dio minore è stato quello di un’opera teatrale di Mark Madoff (1980), da cui in seguito il film ha tratto ispirazione.
Proprio come il film, l’opera teatrale racconta del logopedista Jamesa Leeds chiamato a lavorare in un istituto per sordi, dove però i suoi metodi un po’ sopra le righe non sono visti di buon occhio dal direttore.
Tutti cambia quando Jamesa si innamora di una giovane paziente Sarah Norman, diplomata proprio in quell’istituto, dove ha deciso di rimanere per evitare di confrontarsi con un modo che potrebbe non accettarla. Sarah infatti desidera che il suo linguaggio sia considerato al pari di quello verbale e, essendo una ragazza molto decisa, non si arrende.
Il significato dell’espressione figli di un dio minore deriva proprio dal significato di questa intensa pièce teatrale: molto spesso attribuiamo a una certa categoria uno stato di minorità solo perché si deve confrontare con alcuni limiti, come in questo caso quello di non poter sentire.
Questa commedia mostra senza troppi giri di parole come molto spesso, mossi da superficialità, pensiamo di poter aiutare qualcuno applicando però il nostro punto di vista a certe situazioni, rischiando ancor più di creare distanza e differenze.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Figli di un dio minore: significato e origine dell’espressione
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