Figline durante il Fascismo
- Autore: Stefano Loparco
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Anno di pubblicazione: 2003
Ecco il resoconto del giornalista Luca Tognaccini della presentazione del libro "Figline durante il Fascismo".
Dedichiamo una strada ad Oliviero Bonatti. Questa l’originale proposta di Stefano Loparco alla presentazione della sua ultima fatica, “Figline durante il Fascismo”, durante la quale Gabriele Ricci, assessore alla cultura e Luciano Tagliaferri, vicesindaco, hanno raccontato il libro. Oliviero Bonatti, chi era costui?
L’unico vero antifascista figlinese, anzi gavillese per l’esattezza. precisa lo storico figlinese. Al confino, poi in Francia, quindi partigiano in Spagna contro Franco, tornò a Figline da anziano. Gli altri - e Loparco fa nomi e cognomi nel libro - sono stati partigiani solo per 3-4 massimo 5 mesi”. L.t.
C’è anche il babbo dell’assessore Gabriele Ricci mentre fa il chierichetto con Don Maggi in una delle 180 foto, di cui 25 dagli archivi comunali, pubblicate in “Figline durante il Fascismo”. I tempi sono maturi per un dialogo intergenerazionale fra chi fu testimone del Fascismo e chi è nato nella Repubblica ed un’opera come questa lo aiuta – precisa Ricci. Resta ancora da capire come è stata possibile la dittatura 70 anni or sono. Gli anni più difficili della nostra vita: dal 1943 al 1946, anche in occasione del passaggio del fronte e dell’occupazione nazista di Figline. Resta ancora un mistero il ‘caso Longhi. L’ingegnere fu ucciso dagli anarco-sovversivi od in seguito all’irruzione della polizia? Sull’onda lunga di Luciano Violante, il giovane assessore riconosce che i Guf, gli universitari fascisti, aderivano giovanilisticamente ai miti di nazione e patria con la speranza di cambiare la società dall’alto. Il medico negligente di Gaville cacciato dal Podestà dimostra come anche allora fosse vivo il senso della giustizia. Le epurazioni sono state a Figline assai limitate e non risultano vittime dell’odio ideologico. Resta la sensazione di Figline come ‘paese molto arretrato’ e la giusta soddisfazione per i progressi compiuti. Questi alcuni ‘temi forti’ del libro secondo Ricci.
Luciano Tagliaferri ha evidenziato come l’’ennesima fatica’ di Loparco abbia colmato una lacuna nella storia di Figline e come l’autore si sia ispirato alla scuola storica anglosassone nell’inseguimento dell’obbiettività del documento. L’affresco sociale, umano e politico ha restituito, anche attraverso 180 foto, tante cose che sembravano perdute. Da qui il ringraziamento per Loparco che ha prodotto opere di valore anche con la collaborazione degli studenti della Leonardo da Vinci di cui Tagliaferri è adesso dirigente scolastico. La crescita umana e culturale di Figline è dipesa anche dall’opera di educatore di Loparco.
Come si viveva a Figline? Questa la domanda principale a cui ha cercato di rispondere l’autore per sua stessa ammissione. Gli svaghi di classe: il biliardo per benestanti, le bocce ed i relativi pallai solo nelle frazioni, il ballo. La concia di via Fabbrini dove fra pelli di gatto ed acidi e carretti di cavalli l’aria era malsana. Ne sapevano qualcosa anche i bambini della vicina scuola elementare Raffaello Lambruschini che alla loro uscita ‘ripulivano’ la strada, secondo testimonianze di un medico di allora. E poi le fabbriche artigianali, la vetreria, le miniere, la disoccupazione, l’emigrazione, l’immigrazione interna allora da Veneto, Sicilia, Sardegna, l’acquedotto, la scuola nuova, le case popolari. Ed anche il ras locale, Capanni, che fa dimettere il sindaco popolare Becattini con una sola lettera di minacce. Calzolai e vetreria all’opposizione . E poi il cambio senza spargimento di sangue. E l’inizio del ‘benessere’. Una storia a lieto fine.
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