

Fine del sogno europeo?
- Autore: Autori vari
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2025
Data l’attuale situazione internazionale, giunge opportuno il numero speciale che la rivista bimestrale MicroMega dedica in proposito: Fine del sogno europeo? (2025). Il fascicolo consta di un ventaglio di punti di vista diversificati.
All’inizio il noto scrittore spagnolo Javier Cercas, in dialogo con la direttrice della rivista Cinzia Sciuto, avanza una proposta interessante: quella dell’utopia ragionevole
[...] non dunque un’utopia nel senso di qualcosa d’irrealizzabile, ma un ideale concreto, possibile.
Utile l’intervento del ricercatore indipendente Vito Saccomandi per chiarire la nascita e il suo progressivo affermarsi dell’estrema destra in Europa (e non solo). Pertinente il contributo della filosofa Giorgia Serughetti, autorevole editorialista del quotidiano “Domani”; chi scrive ha già recensito alcuni suoi libri, e ci piace ricordare il recente Potere di altro genere. Donne, femminismi e politica.
Il contributo del giornalista freelance Christian Elia su “La lunga mano della Russia sui Balcani”, si sofferma sulla SDA, “Social Design Agency”, Agenzia della disinformazione. Stimolanti i suggerimenti forniti da Riccardo D’Emidio in “L’Europa sotto scacco delle lobby”.
Aperto al futuro lo scritto della ricercatrice tedesca Daphne Weber: la sinistra europea riparta da Ventotene. Il testo di Spinelli e Rossi, con la collaborazione di Colorni - sostiene l’autrice -, invita a convincere e a riflettere sui soggetti con cui fare politica e con cui portare avanti le proprie rivendicazioni. Decisamente euroscettico il contributo, pur utile, di Marco D’Eramo. Stimolante l’intervento del sociologo e politologo britannico Colin Crouch, “E se la vittoria di Trump fosse un’occasione per l’Europa?”
I partiti europei del centro sinistra e del centro destra sono ad un bivio. Possono lavorare strenuamente per rianimare l’Europa o possono seguire gli Stati Uniti di Trump […] ma […] seguire gli USA di Trump non è possibile, perché Trump non fa alleanze […] e dobbiamo credergli. All’Europa non resta che agire.
Fra i contributi più fruttuosi si segnala quello di Elena Granaglia, docente di economia e finanza al Dipartimento di Giurisprudenza di Roma 3: “Un’Europa federale per un futuro di pace, libertà e giustizia”.
Rimane altresì cogente la strada prospettata di un’Europa federale che assicuri condizioni comuni di pace, di libertà e di giustizia sociale.
L’intervento della regista e sceneggiatrice polacca Agnieszka Holland è improntato a una visione confederale di Europa, con tutti i limiti che ciò comporta.
Decisamente a favore della federazione Europea il contributo del politologo tedesco Claus Leggewie.
L’unione Europea ha bisogno di ciò che il trattato di Lisbona del 2009 non ha: una vera Costituzione […] soprattutto è necessario superare il principio dell’unanimità, che si è rivelato assurdo, come dimostra l’ostruzionismo dell’Ungheria di Orban nel contesto della guerra con l’Ucraina.
Ed è un lucido contributo quello dell’epistemologa Gloria Origgi. che si professa europea, ma ha anche il coraggio di segnalare alcuni punti dolenti:
Sono una convinta sostenitrice di un servizio militare europeo. Credo possa avere effetti benefici: non solo preparare gli europei ad una cultura della difesa comune, ma anche aiutare i giovani a conoscere meglio l’Europa, magari prestando servizio in paesi diversi dal proprio.
Per il politologo catalano Joan Subirats, già vicesindaco al comune di Barcellona nonché ministro dell’Università, occorre più giustizia sociale per combattere euroscetticismo e nazionalismo.
Infine l’intervento di Axel Honneth, filosofo tedesco, esponente della terza generazione della scuola di Francoforte, è volto a chiarire se sia più utile per la sinistra difendere la UE nonostante la sua politica neoliberale o ritornare allo stato nazionale per via della sua supposta maggiore capacità di incidere. In riferimento all’Europa ciò significa - sostiene Honneth - che
a sinistra attualmente può combattere lo spirito e la prassi di una politica di mercato neo liberale solo all’interno della comunità europea e per questo non può prendere una posizione al di fuori dell’alleanza che con ciò si è realizzata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fine del sogno europeo?
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