Los Angeles, mezzanotte in punto. Il 1974 è iniziato da pochi minuti e Charles Bukowski inizia a scrivere dei versi dolenti che sembrano confondersi con lo scroscio della pioggia che invade le strade della città in quello che è il primo giorno dell’anno.
Charles Bukowski per tutta la vita è stato il più eminente esponente di ciò che la società americana aborriva. Alcolista, senza un lavoro fisso, libertino e inquieto, Bukowski ha scritto oltre sessanta libri di poesie in cui dava voce al suo personale modo di sentire. In letteratura Bukowski è stato rappresentativo della corrente del cosiddetto “realismo sporco”, un modo di narrare la vita crudo, spesso volgare, che sbatteva in faccia la realtà ai lettori senza edulcorarla o smussarne i margini appuntiti.
Con la poesia Foglie di palma, Bukowski dà voce agli emarginati, agli esclusi, ai reietti, a tutti coloro per cui il Capodanno non rappresenta un giorno di festa, ma un confronto spietato con la propria solitudine. Ed è proprio nel nocciolo di questa solitudine che il poeta trova le parole per raccontare, con sensibilità profonda, il primo giorno del nuovo anno. Che in realtà, una volta spenta l’atmosfera di festa, è un giorno come gli altri poiché: “La vita non sa nulla degli anni” ed è questa frase, lucida, cristallina, spietata nella sua veridicità, il diamante prezioso contenuto nella poesia di Bukowski scritta a Capodanno.
Foglie di palma di Charles Bukowski: testo
Los Angeles
ha cominciato a piovere sulle
foglie di palma fuori dalla mia finestra
i clacson e i fuochi d’artificio
erano svaniti
e tuonava.ero andato a letto alle 21.00
spente le luci
tirate su le coperte –
la loro letizia, la loro felicità,
le loro urla, i loro cappelli di carta,
le loro automobili, le loro donne,
i loro ubriachi dilettanti…la notte di Capodanno mi atterrisce
semprela vita non sa nulla degli anni.
adesso i clacson si sono ammutoliti
e i fuochi d’artificio e i tuoni…
tutto è finito in cinque minuti…
odo soltanto la pioggia
sulle foglie di palma,
e penso:
non capirò mai gli uomini,
ma è andata
anche questa.
Foglie di palma di Charles Bukowski: commento
Los Angeles, 31 dicembre 1973. È appena scoccata la mezzanotte dell’anno nuovo. Charles Bukowski non festeggia, non pronuncia neppure la parola “auguri”, ma si limita a osservare la pioggia che bagna le foglie di palma fuori dalla sua finestra.
Nei primi versi è già chiara la netta contrapposizione tra Bukowski, quell’“Io” così pronunciato e autoreferenziale e “gli altri”, ovvero la gente comune, quella che festeggia, che si aggrega nelle strade per celebrare l’anno nuovo. Questa antitesi quasi spietata tra “io” e “loro” viene rimarcata per tutta la poesia, ed è chiaro che esiste un abisso tra le due realtà.
Il punto di vista di Charles Bukowski è quello dei solitari, degli emarginati, ma anche delle persone sensibili che riescono a vedere le cose da una diversa prospettiva.
Il poeta è infatti il solo che, finita la festa, osserva la pioggia cadere lenta sulle foglie di palma ai bordi della strada.
È lui l’unico testimone della quiete che segue gli eccessi, la frenesia divertita della festa per l’anno nuovo. Tutto il clamore è finito e Bukowski ode solo lo scroscio della pioggia che sembra ripulire le strade dagli strascichi della festa. Una festa che, agli occhi del poeta che osserva, appare inutile. La pioggia stessa sembra essere una metafora del suo pianto che non si vede.
Sulla prima pagina del foglio dove ha scritto la poesia Charles Bukowski ha segnato la data e di seguito l’ora: mezzanotte. Nel testo scrive di essersi coricato alle 21, ora è mezzanotte. Quell’indicazione di orario sembra ribadire che lui ce l’ha fatta, è sopravvissuto alla sua solitudine.
La poesia Foglie di palma racchiude una profonda consapevolezza: anche il poeta è parte della notte di Capodanno, pur non avendo partecipato a un rito collettivo. Charles Bukowski collega la sua indifferenza al flusso silenzioso e inarrestabile della vita che non bada affatto allo scorrere degli anni.
In quei due semplici versi ci restituisce il senso di un tempo eterno che, nella sua vastità, fa impallidire la notte di Capodanno.
Dimostrando una sensibilità acuta e affinata, tramite la poesia Charles Bukowski dà voce a un’altra facciata dell’umanità, quella che nei giorni di festa spesso non viene vista né considerata. Un’umanità che non capisce nemmeno se stessa.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Foglie di palma: la poesia di Charles Bukowski scritta a Capodanno
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