La guerra fredda si è conclusa da poco più di due decenni, ma ci sono contenziosi che ancora non sono sopiti. E’ il caso del vastissimo codice di libri della biblioteca di Berlino, trasferiti, per evitare che venissero distrutti dai bombardamenti, in Slesia, allora appartenente a quello che Hitler, nel suo delirante progetto, definiva "spazio vitale". Con la fine della Seconda Guerra Mondiale e la divisione del Mondo in due blocchi contrapposti, continuamente impegnati a paventare la possibilità di una guerra, ancora più terribile della precedente, a tutti sembrava essere sfuggita l’esistenza dei preziosi manoscritti che ancora oggi si trovano nella regione polacca.
Oggi la Germania rivendica il prezioso "Fondo Berlinese" che, al di là dell’incommensurabile valore economico, ha per i tedeschi un enorme valore simbolico: pare che in esso siano contenuti gli spartiti originali dell’inno tedesco nonché le stupende partiture di Bach, Mozart e i rarissimi codici risalenti al Medioevo italiano che potrebbero fornire preziose informazioni per l’interpretazione del Ciclo di Alessandro Magno.
La soluzione al problema, che riapre le recenti ferite della Guerra fredda, sembra arrivare dalla Comunità europea che ha istituito il progetto "Fibula", guidato da Roman Sosnowski e Piotr Tylus e che ha già portato alla pubblicazione di alcuni importantissimi manoscritti e alla loro digitalizzazione. Proprio la rete, forse, porterà fine all’annoso problema che costringe la Biblioteca di Berlino a non offrire ai propri utenti questi preziosi manoscritti.
La rete, nata con l’intenzione di abolire le distanze sociali, etniche e politiche, questa volta svolgerà un compito ancora più alto: avvicinare due paesi - la Polonia e parte della Germania - che per anni sono stati acerrimi nemici.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Fondo Berlinese”: la digitalizzazione risolverà la guerra fredda dei libri?
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