Nella splendida e suggestiva cornice dei Chiostri della chiesa di Sant’Eustorgio, appartenente al Complesso del Museo Diocesano di Milano, si snoda la mostra sulla vita di Inge Morath, fotografa e scrittrice: Inge Morath. La vita. La fotografia (aperta fino al 1° novembre 2020).
Attraverso le sue ben 30 monografie e i suoi mille scatti, pubblicati da diverse case editrici, i curatori della mostra ci raccontano l’indole e il temperamento di una donna che, nonostante i pregiudizi dell’epoca, ha saputo fare della fotografia la sua ragione di vita.
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Attraverso i suoi scatti, raccolti e pubblicati unitamente alle proprie didascalie, Morath ripercorre scene di vita quotidiana personali e dei popoli incontrati nel corso dei suoi numerosi viaggi. Un percorso, quello dell’artista, mai banale, tanto da far ruotare il proprio interesse sempre intorno a un unico epicentro: l’essere umano.
Inizialmente, pur di fotografare e di far conoscere al mondo la realtà circostante, Morath era solita utilizzare per le proprie pubblicazioni lo pseudonimo maschile Egni Tharom. La voglia di non complicare ciò che era semplice, ma di illustrare la verità, l’ha spinta a uscire allo scoperto, perché ciò in cui credeva fermamente era che:
“La fotografia fosse essenzialmente una questione personale, una ricerca di una verità interiore".
Colpiscono per le espressioni del viso e i colori degli abiti tradizionali i soggetti dei primi scatti a colori e non lasciano certamente indifferenti i fermoimmagine dei diversi viaggi fatti, come quelli in Cina, o dei diversi fuori onda dei set cinematografici, presenti a ogni angolo d’America. L’artista non manca di arricchire il proprio bagaglio professionale pubblicando anche diversi momenti della sua vita privata, regalandoci dei suoi momenti di relax e di riflessione, espressione di grande amore per la macchina da presa. Attraverso le sue pubblicazioni, presenti sulla Beinecke Library, ammiriamo una Morath seria che abbraccia la macchina da presa, ma anche una Morath ironica, con lo scatto della testa di un lama che fa timidamente capolino dal traffico cittadino, nonché scatti di persone con indosso delle maschere di carta variopinte, che sembrano festeggiare il loro privato carnevale. Insomma, un percorso, quello di questa donna, raccontato in maniera eccentrica e reale, un percorso senza dubbio svelato dalla macchina da presa, che non fa altro che narrare la variegata e a volte cruda realtà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fotografia e scrittura: Inge Morath in mostra al Museo Diocesano di Milano
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