Fratelli dell’infinito
- Autore: Peter Kolosimo
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2017
Se l’umanità ha un sogno comune è quello di incontrare una specie aliena, il più possibile antropomorfa e stabilire un dialogo pacifico con esseri che come noi abitano l’universo. È quello che l’uomo ha sempre temuto e voluto e chissà che non si sia verificato, in passato o anche tuttora. C’è vita nello spazio? Se c’è, non è forse già approdata sulla terra, sia pure sotto forme notevolmente differenti dalla fisionomia umana? Sono le domande che si poneva e alle quali cercava di rispondere lo scrittore e saggista di fantascienza Peter Kolosimo, nel libro “Fratelli dell’infinito”, uscito nel 1975 e riproposto da Mursia nel 2017 (pp. 250, con 28 di foto nell’inserto centrale, euro 17,00). Da una quindicina d’anni, la casa editrice milanese ha fatto propri i diritti dell’opera omnia dell’autore modenese e sta ripubblicando i suoi numerosi testi di fantarcheologia, paleoufologia ed esobiologia.
Peter Kolosimo (nato Pier Domenico Colosimo a Modena nel 1922 e morto a Milano nel 1984) è stato, col francese Robert Charroux (teorico degli antichi astronauti) e in anticipo sullo svizzero von Daniken, l’iniziatore di quel sottogenere della fantascienza che ipotizza la presenza di intelligenze extraterrestri superiori alla base delle straordinarie costruzioni edificate da civiltà antiche, non dotate delle conoscenze tecnologiche e scientifiche avanzate indispensabili per quelle realizzazioni. In pratica, piramidi e megastrutture messe su vari millenni addietro sarebbero state suggerite agli architetti egizi, inca, maya e compagnia remota, da “colleghi” molto più evoluti, provenienti dallo spazio.
E questa sarebbe la fantarcheologia, mentre quando si parla di paleoufologia si intende riferirsi allo sbarco nell’antichità di viaggiatori spaziali, proto astronauti, sulla Terra, allora abitata solo da animali e poi dai nostri antenati primigeni. Esobiologia è un ramo minore della biologia, che studia la possibilità di vita extraterrestre nel cosmo, secondo certe ipotesi già presente sul nostro pianeta.
Peter Kolosimo ha praticato tutte queste ed altre sottosezioni della science fiction, nella sua carriera di scrittore e giornalista. Ha fondato la rivista Pi Kappa. Cronache del tempo e dello spazio (dalle iniziali del suo nome e cognome), ma non ha mai assunto posizioni rigide, non è mai stato un integralista, un fanatico sostenitore delle teorie alternative alla scienza ufficiale. Senza dichiarare guerra al mondo scientifico paludato, sosteneva però con grande intensità creativa che la scienza non è tale se non si impegna sulla strada del progresso. Teorizzare, ma soprattutto sognare, mondi affascinanti dovrebbe significare aprire qualche spiraglio, ma non certo insistere spesso su autentiche assurdità.
Cercava di far pensare, non di imporre la sua visione. E per far pensare, diceva, basta un sogno. Un po’ di fantascienza deve far riflettere, ma non va spacciata per scienza, ripeteva e può regalare tesori di fantasia, può divertire e offrire anche intuizioni geniali, dalle quali non di rado si può vedere scaturire la spinta verso nuove conquiste. La fantascienza apre la mente.
Sotto questo aspetto, Peter Kolosimo era una colonna del genere fantastico, uno scrittore immaginativo, con buone basi scientifiche. Un Jules Verne, quindi, più che un iconoclasta della scienza. Oggi non si sarebbe certo appassionato alle fake news, anzi, le avrebbe avversate con tutte le sue forze, perché frutto di ignoranza. I suoi libri di archeologia misterica e di esobiologia, come questo, erano né più né meno romanzi di fantascienza, molto ispirati e sostenuti da approfondite ricerche personali.
Secondo il collettivo bolognese Wu Ming (scrittori di fantastico senza nome), in un periodo di guerra sessantottina alla narrativa, dal finire nei primi anni Settanta, Peter Kolosimo aveva intercettato il desiderio di tornare alla pura invenzione creativa, diventata quasi clandestina quando gli intellettuali avevano decretato la morte del romanzo.
Era un divulgatore nato e dalla sua aveva tanta immaginazione, una gran voglia di sognare, di spaziare in territori poco esplorati. Possedeva soprattutto una straordinaria preparazione culturale. Padre calabrese, generale dei Carabinieri, madre newyorkese, Pier Domenico Colosimo crebbe a Bolzano. Scriveva e parlava correntemente in italiano, tedesco e inglese: la sua pronuncia italiana era particolare un po’ smozzicata e con il fisico magrissimo e longilineo concorreva a dargli nell’insieme un che di alieno, di extraterrestre.
Laureato a Lipsia in filologia germanica, durante la seconda guerra mondiale si arruolò tra i carristi nella Wehrmacht, da cui disertò, dandosi alla macchia tra i partigiani comunisti in Boemia. Peter Kolosimo stato corrispondente dall’estero per l’Unità e direttore di Radio Capodistria, poi rimosso per le sue posizioni filosovietiche.
Avviata la carriera narrativa con lo pseudonimo Omega Jim, si trasformò in divulgatore scientifico dagli anni Sessanta, “camuffando” da saggi alternativi ed apparentemente eretici rispetto alla scienza ufficiale le sue narrazioni fantascientifiche, come insistono i Wu Ming.
Nel 1969 vinse il Premio Bancarella col bestseller “Non è terrestre” (Mursia lo ha riproposto nel 2016). Un altro sogno, per fare sognare.
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Buongiorno.Non sono molto d’accordo sulle considerazioni contenute nell’articolo che descrive Peter Kolosimo,etichettato come"autore di fantascienza"(tour court), poiché ipotizza,nei suoi libri,che la Terra può aver avuto antiche civiltà molto evolute ,con l’evidenza di antiche strutture e costruzioni,definitive negli ultimi decenni,come’impossibili"seguendo.il filone della archeologia"classica".Questa concezione"classica"e stata messa in discussione da diversi scienziati e studiosi negli ultimi anni,poiché l’utilizzo di tecniche di indagine e tecnologie evolute hanno messo in evidenza che determinati manufatti e costruzioni sarebbero stati impossibili da realizzare (secondo i canoni seguito dalla ortodossia della storia).L’esempio più lampante e la costruzione delle piramidi della piana di Giza.Infatti la piramide di cheope per esempio.e situata su di un parallelo che attraversa il maggior numero di terre emerse e interseca in modo perfetto il meridiano in cui si trova,suddividendo in modo esatto in quattro parti il globo terracqueo.In più l’altezza originaria era di 148 MT che e in scala la distanza della Terra dal Sole (148 Mio.di km).E l,orientamento verso.ip nord e quindi i punti cardinali,ha uno scarto di soli 0.02 gradi,quasi impossibile per noi ecc.ecc