Considerata la poesia più celebre del britannico W.H. Auden Funeral Blues, nota anche come Stop all the clocks, cattura l’essenza straziante del lutto per la perdita di una persona cara.
Il componimento è anche recitato in un celebre film di Mike Newell del 1994 Quattro matrimoni e un funerale con protagonista un giovane Hugh Grant che per la prima volta ottenne fama internazionale.
Nel film, campione di incassi al botteghino, la poesia era dedicata all’amico Gareth che muore improvvisamente di infarto durante un brindisi di nozze.
Funeral Blues è una malinconica elegia funebre che ben esprime i sentimenti associati al lutto, motivo per cui è citata in altri film famosi come L’attimo fuggente di Peter Weir e La tigre e la neve di Roberto Benigni.
La lirica di Auden si sofferma in particolare sul concetto di tempo: il tempo del lutto è separato dal quotidiano tempo della vita. Il primo verso lo afferma in maniera imperiosa: Stop all the clocks, Fermate tutti gli orologi. A partire dall’incipit entriamo in una realtà diversa, trasformata, sbiadita, in cui il reale, il quotidiano, ha smarrito i suoi contorni, perché questo è ciò che vive chi ha sperimentato una perdita.
Vediamone testo, traduzione e commento.
“Funeral Blues” di W.H. Auden: testo originale
Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message ‘He is Dead’.
Put crepe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last forever: I was wrong.The stars are not wanted now; put out every one,
Pack up the moon and dismantle the sun,
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.
“Funeral Blues” di W.H. Auden: testo in italiano
Fermate gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.Fate fare cerchi lamentosi agli aeroplani lassù
scrivendo in cielo il messaggio “Lui È Morto”.
Allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est e Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzogiorno, la mia mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotate l’oceano e sradicate il bosco;
perché niente adesso può servire a qualcosa.
“Funeral Blues” nel film “Quattro matrimoni e un funerale”
“Funeral Blues” di W.H. Auden: analisi e commento
La poesia di W.H. Auden, scritta nella prima metà del Novecento, porta alla luce un tema eterno, ovvero lo scollamento dalla realtà sperimentato da chi vive un grave lutto. Quando si perde una persona cara, il mondo rimane lo stesso, però diventa anche altro, perché d’improvviso i suoi traffici, il suo ritmo indaffarato, i suoi obblighi non ci interessano più. È come se all’esterno tutto procedesse uguale, mentre, all’interno, il tempo si fosse fermato nel momento della morte di chi abbiamo amato.
Auden nel suo testo pone in evidenza questa divergenza tra il dolore del singolo e il costante travaglio del mondo. Nel lutto si prova quella indicibile sensazione di essere fermi mentre tutto attorno si muove: il poeta britannico la rende tangibile attraverso una serie di immagini dal forte impatto evocativo, ovvero gli orologi fermi, gli aerei che volano nel cielo e incidono con la loro scia il nome della persona amata, quel pensiero che vediamo manifestato ovunque e ci stringe la gola come un nodo: “Lui è Morto”, l’unica estrema verità della morte.
Funeral Blues di Wystan Hugh Auden non vuole essere una poesia consolatoria, semplicemente vuole circoscrivere la vastità di una perdita e lo fa con un linguaggio peculiare che passa da una prospettiva universale - all’inizio sembra essere recitata da un narratore onnisciente - sino a una prospettiva fortemente individuale con un aumento del pathos e dell’angoscia, sino all’uso di pronomi di prima persona che si fanno portatori dell’irripetibilità del singolo e, dunque, di un dolore insanabile.
“Funeral Blues” di W.H. Auden: metrica e figure retoriche
Ciò che in parte, purtroppo, si smarrisce nella traduzione italiana è il suono delle rime, sapientemente architettato di Auden nel testo originale: infatti le quartine di Funeral Blues seguono alla precisione uno schema di rime “AABB”, in cui i suoni finali dei versi sono modificati secondo le esigenze del poeta.
Tramite delle variazioni metriche e alcune figure retoriche (anafora, allitterazione, iperbole) W.H. Auden riesce così a riprodurre un suono cupo che ha reso la poesia molto popolare come orazione funebre nel Regno Unito, dove spesso è letta in occasione di funerali.
Per riprodurre il singhiozzo sincopato del pianto il poeta utilizza di frequente la cesura, spezzando il verso a metà anche senza l’utilizzo della punteggiatura.
Altrettanto frequente è l’allitterazione, ovvero la ripetizione dei suoni nello specifico delle consonanti “w” ed “s”, che offre all’intero testo un’andatura salmodiante e cupa che ben si presta alla recitazione ad alta voce.
Infine, la figura retorica dominante è l’iperbole, che nei versi finali ha un forte impatto sul lettore e riesce a dare l’esatta misura dell’enorme vastità del lutto, quando l’io lirico giunge a chiedere l’impossibile, ovvero “impacchettare il mondo” e “spegnere le stelle”. Due versi, che fanno leva intenzionalmente sull’esagerazione, la forzatura, l’esasperazione, per esprimere quanto sia grande il vuoto della perdita e impossibile da colmare. Tutto ciò che, nel finale, il narratore vorrebbe è morire con la persona amata, annullare il mondo, dal momento che la persona amata non è più presente nel mondo: a ben vedere è la più struggente e preziosa dichiarazione d’amore.
Infine, abbiamo l’esatta percezione che Funeral Blues non sia una poesia sul lutto, ma sulla forza dell’amore umano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Funeral Blues”, la poesia di Auden citata nel film “Quattro matrimoni e un funerale”
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