Giornalista, scrittore, saggista, l’inglese Gilbert Key Chesterton fu una penna estremamente versatile e una mente poliedrica. Fu soprannominato Il principe del paradosso proprio in virtù della sua immensa produzione letteraria: scrisse romanzi, saggi, articoli giornalistici e la mitica serie di gialli con protagonista Padre Brown.
Una figura che racchiudeva in sé contraddizioni: filosofo illuminato, giallista di successo e alla sua morte celebrato dal Papa come “difensore della fede cattolica”. Incredibile pensare che un uomo possa essere tanti uomini diversi nell’arco di una sola vita; eppure Chesterton ne fu capace e scrisse anche un numero considerevole di testi su ogni argomento, dalla religione alla politica alla letteratura.
Con la sua scrittura riuscì a scandagliare ogni aspetto del reale. Neppure le sue opere potrebbero essere riassunte nello spazio breve di una biografia.
Di recente le sue opere sono state riedite dalla casa editrice Lindau che gli ha dedicato un’apposita collana chestertoniana.
Scopriamo la vita e le opere dell’autore più prolifico del Novecento.
Gilbert Key Chesterton: la vita
Nacque a Londra il 29 maggio 1874 in una famiglia borghese; suo padre, Edward, era un agente immobiliare, mentre la madre era figlia di un predicatore laico svizzero di religione calvinista. La religione, come vedremo, ebbe un’importanza determinante nella vita di Chesterton che fu denominato defensor fidei da Papa Pio XI. Era un ragazzo imponente e molto alto: in età adulta arrivò a un metro e novanta e pesava oltre novanta chili. Cronache del tempo lo ricordano come un uomo che andava in giro con un mantello scuro, un sigaro in bocca e un cappello sgualcito calcato sul capo. Aveva piccoli occhiali tondi sempre appuntati sulla cima del naso.
Gilbert frequentò la St. Paul School, dopodiché studiò storia dell’arte in un’accademia di pittura, la Slade School of Art; si iscrisse anche allo University College di Londra, ma non conseguì mai la laurea. Nel 1900 gli fu chiesto di contribuire con alcuni articoli d’arte a una rivista e fu così che iniziò la carriera letteraria di uno degli scrittori più prolifici del XX secolo.
Non dobbiamo pensare a G.K. Chesterton come a un intellettuale pedante, era un uomo simpatico, dotato di un umorismo straripante, come testimonia la sua Autobiografia, pubblicata postuma. Lui stesso racconta che da bambino alla notizia della nascita del fratello minore proruppe in un’esclamazione singolare che già rivelava la taratura del suo personaggio:
Benissimo, d’ora in poi avrò sempre un pubblico.
A scuola non era giudicato una mente particolarmente brillante, eppure G.K. Chesterton avrebbe scritto centinaia di libri, oltre duecento poesie e innumerevoli racconti. Per oltre trent’anni avrebbe tenuto, instancabilmente, una rubrica settimanale per l’Illustrated London News e per tredici anni una rubrica sul Daily News. Per questo motivo, nonostante i suoi successi letterari, si considerava soprattutto un giornalista: celebre la sua firma in calce a ogni articolo, soltanto le iniziali “GKC”.
È stato calcolato, tenendo conto della sua produzione, che Chesterton deve aver scritto in media un saggio al giorno per undici anni: un ritmo di scrittura considerevole. Oggi sarebbe lodevole anche solo provare a imitare la costanza di Chesterton.
Si racconta che scrivesse spesso nelle stazioni ferroviarie, dimenticando così di prendere il treno che doveva prendere. Un aneddoto divenuto famoso racconta che un giorno mandò un telegramma alla moglie chiedendo:
Sono a Market Harborough. Dove dovrei essere?
Sua moglie era la scrittrice e poetessa inglese Frances Blogg, che gli rimase accanto tutta la vita assistendolo in ogni aspetto del quotidiano, dal momento che lui aveva sempre la testa tra le nuvole. Nell’assistenza a quel vulcano di idee di Gilbert, Frances fu aiutata dalla segretaria Dorothy Collins, che la coppia infine adottò come una figlia e divenne la principale erede testamentaria di Chesterton.
Le opere di G.K. Chesterton: dai saggi ai racconti di Padre Brown
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Nel 1900 Chesterton pubblicò la sua prima raccolta di poesie, The Wild Knight, mentre parallelamente avviava collaborazioni con vari giornali come critico letterario. Ancora giovanissimo iniziò a scrivere sulle pagine di The Speaker e del Daily News. Cinque anni dopo uscì la sua prima raccolta di saggi, Eretici (1905), nei quali rifletteva su alcuni personaggi di spicco della vita culturale e politica del suo tempo. Appena tre anni dopo vi avrebbe fatto seguito la raccolta Ortodossia (1908) nella quale Chesterton completava la propria visione filosofica del mondo. Nel frattempo redasse numerosi saggi dedicati a personaggi illustri, quali Charles Dickens, Tommaso D’Aquino, Oscar Wilde, Voltaire, George Bernard Shaw.
Tra i suoi romanzi di maggior successo si ricorda L’uomo che fu giovedì, un libro a sfondo filosofico che oscilla tra vari generi, dal picaresco al noir, in una metamorfosi continua. Al centro della trama una setta di anarchici che hanno scelto di darsi il nome dei vari giorni della settimana. Il romanzo è anche specchio della ricerca intellettuale di Chesterton e del tentativo di trovare una soluzione all’eterno scontro tra bene e male.
Recensione del libro
L’uomo che fu giovedì
di Gilbert Keith Chesterton
Gilbert Keith Chesterton e il vero Padre Brown
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Nel 1911 iniziò a scrivere i racconti di Padre Brown, il prete detective un po’ impacciato che lo avrebbe reso celebre come scrittore di gialli al pari dell’inventore di Sherlock Holmes. Il primo racconto in cui appariva il mitico personaggio si intitolava la Croce azzurra e vedeva Padre Brown sbarcare da un piroscafo ad Harwich. Apparve inzialmente su rivista e infine fu raccolto nel volume L’innocenza di Padre Brown.
La prima descrizione di Padre Brown non è molto indulgente ed è molto buffa:
Un prete cattolico-romano di statura bassissima, che veniva da un villaggetto dell’Essex. (...) Quel pretucolo era proprio l’essenza delle pianure dell’Essex: aveva un viso rotondo e inespressivo come gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord, e recava parecchi involti di carta scura, che non riusciva a tenere riuniti.
Pare che il personaggio di Padre Brown si ispirasse a un prete reale: il sacerdote cattolico irlandese John O’Connor (1870- 1952) che fu amico di Chesterton, a partire dalla sua conversione al cattolicesimo nel 1922. La conversione religiosa ebbe un forte impatto nella vita dell’autore che divenne uno dei più strenui difensori della religione cristiana: rischiò persino di essere canonizzato sotto il pontificato di Benedetto XVI, ma era troppo libero pensatore per essere eletto “santo”. G.K. Chesterton si era sempre opposto a ogni teoria dogmatica, dal materialismo al determinismo scientifico al relativismo morale; si schierò contro il capitalismo e il socialismo che considerava nemici mortali della libertà e della giustizia nella società moderna.
Proprio John O’Connor - il suo Padre Brown - disse la messa al suo funerale, quando l’autore morì, per un’insufficienza cardiaca, il 14 giugno 1936.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Gilbert Key Chesterton, lo scrittore più prolifico del Novecento
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