In origine il Giovedì santo, che sancisce la fine della Quaresima e l’inizio del triduo pasquale, era l’unica vera celebrazione della Settimana santa. Questa ricorrenza ha infatti un significato fondamentale nella concezione cristiana, poiché celebra l’istituzione del rito eucaristico, ovvero L’Ultima cena che è stata poi oggetto di numerose rappresentazioni pittoriche e letterarie.
La celebrazione, nella liturgia cattolica, è molto suggestiva: la messa in Cena domini, che comprende il rito della lavanda dei piedi. Al termine della messa le croci restano velate, le campane sono silenti, in attesa del Venerdì della Passione.
Scopriamo l’origine e la storia di questa tradizione.
Che significato ha il Giovedì santo?
Il Giovedì santo si commemora l’Ultima cena di Gesù con i suoi apostoli, che poi si prolunga nel rito della lavanda dei piedi.
Nei Vangeli sinottici infatti si racconta esplicitamente che l’ultima cena di Gesù fu la cena della Pesach, la Pasqua ebraica che celebrava l’uscita degli ebrei dall’Egitto, preparata dagli apostoli dopo la giornata di giovedì.
Secondo quanto riporta il Vangelo di Marco, fu proprio Gesù a dare la benedizione dicendo: “Questo è il mio corpo”, officiando il rito dell’Eucarestia.
Analoga è la narrazione di Luca che riporta le medesime parole pronunciate durante l’uffizio sacerdotale:
Questo è il mio corpo che è dato per voi, fate questo in memoria di me. E dopo aver cenato fece lo stesso con il calice dicendo: questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che è versato per voi.
Sempre nel Vangelo di Luca troviamo il riferimento al tradimento imminente. Gesù infatti fa notare che “la mano di colui che lo tradisce” è già lì sulla tavola, in mezzo a loro. Anche Giuda, quindi, ricevette l’Eucarestia; ma è soltanto Luca a darcene notizia.
Ci sono diverse discrepanze nella narrazione dell’Ultima cena nei quattro Vangeli; Giovanni, Marco e Matteo, ad esempio, collocano l’avvertimento di Gesù prima dell’Eucarestia, mentre Luca lo inserisce dopo. Nel Vangelo di Giovanni inoltre si dice esplicitamente che Giuda Iscariota, dopo l’avvertimento e il gesto compiuto da Gesù - che gli porse il pane amaro - si allontanò dal cenacolo e dunque, teoricamente, non partecipò al rito eucaristico. Ma il Vangelo di Giovanni, in realtà, è l’unico a non dare testimonianza dell’Eucarestia concentrandosi invece sul rito successivo, ovvero la lavanda dei piedi. Si tratta del Vangelo che, paradossalmente, dedica più capitoli al rito dell’ultima cena, dal 13esimo al 17esimo, tuttavia le pagine presentano diverse discrepanze causate, probabilmente, dalla sovrapposizione di più fonti.
Per indicare lo scopo dell’Eucarestia, Giovanni indica il rito della lavanda dei piedi, inteso come dono e servizio d’amore. Al termine della cena infatti, secondo la versione di Giovanni, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e prese un asciugatoio da cingere attorno alla vita.
Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo».
Le parole finali di Gesù in questa versione richiamano esattamente quelle del rito eucaristico:
Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.
Questo è il motivo per cui, secondo la tradizione, nella giornata del Giovedì santo si celebrano la Messa del Crisma e la Messa In Cena Domini, nella cena del Signore, e in alcune comunità cattoliche si tiene anche il rito della lavanda dei piedi.
Giovedì santo: le celebrazioni nel mondo
Il Giovedì santo è una ricorrenza sentita e celebrata - in maniera anche teatrale - in varie parti del mondo.
In Spagna, in particolare a Siviglia, si tengono grandi processioni: il Jueves Santo è festa nazionale ed è considerata la prima festività del triduo pasquale. In particolare La Madrugá a Siviglia è il momento più speciale, nel periodo compreso tra la notte di giovedì e la mattina di venerdì, al quale partecipano ogni anno milioni di persone.
In Inghilterra invece si officia la tradizione del Maundy Money, in cui il sovrano visita le principali cattedrali e distribuisce agli anziani e ai più bisognosi monete d’argento. La quantità di denaro distribuita di solito varia in base all’età del monarca regnante.
A Napoli, secondo tradizione, la sera del Giovedì santo si mangia la zuppa di cozze, in ossequio alla figura - stavolta non cristiana - del sovrano Ferdinando I di Borbone che aveva inaugurato nel 700 questo rito profano, ormai ritenuto “sacro” dai napoletani. Pare che Ferdinando I fosse un re molto goloso, ma che avesse promesso di darsi una regolata durante la Settimana santa, mangiando solo una zuppa di cozze: il piatto, ora, è rinomato. I suoi “sudditi” lo hanno preso in parola.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giovedì santo: perché si celebra e origine della festività
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