Il nome di Matteo Bandello (1485-1561) è legato a 186 novelle riunite in tre libri e pubblicate a Lucca nel 1554; altre 18 furono pubblicate postume a Lione. Per inquadrare l’autore rispetto alla novellistica, bastano poche coordinate. A differenza del Decameron, ogni racconto non solo è autonomo, ma si rivolge al pubblico delle corti. Ogni testo è preceduto da una lettera dedicatoria a letterati e nobili con cui l’autore entra in contatto. Come nel Novellino quattrocentesco di Masuccio Salernitano. Due spie, queste, che lo vincolano alla cultura umanistico rinascimentale.
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L’assenza del commento edificante dimostra che lo scopo è il piacere della lettura, intesa anche come informazione. Molti testi infatti hanno un impianto storico come questa novella. I soggetti di Molto rumore per nulla e La dodicesima notte Shakespeare li trasse proprio da Bandello, letto in traduzione francese.
Giulia da Gazuolo: riassunto della novella
La protagonista è una diciassettenne di umili origini, figlia di un contadino che si spacca la schiena nei terreni presso Gazzuolo, di proprietà dei Gonzaga. Ha una moglie e un’altra figlia da sfamare. Giulia ha il dono di bellezza, grazia, modestia, educazione, una rarità per la sua estrazione sociale. Aiuta la madre nei campi. Bandello ci tiene a sottolineare di averla incontrata di persona. E l’adolescente non passò certo inosservata.
Un paio di anni dopo, un cameriere del vescovo di Mantova, residente a Gazzuolo, prima le mette gli occhi addosso, poi la vuole a tutti i costi. Inizia un serrato corteggiamento, secondo un climax ascendente, infarcito da un repertorio declassato dell’amor cortese. La ragazza con fermezza declina le avances, talmente insistenti che, quando lo vede, scappa. Tormentato dal desiderio, l’uomo le fa recapitare doni di poco valore. Fallito anche il tentativo di corruzione, decide di ricorrere alla forza. Il delitto è premeditato e messo in atto con un complice.
Dopo averne spiato orari e abitudini, il cameriere intercetta Giulia mentre lavora da sola tra alte spighe di grano. Per sembrare più rassicurante si fa accompagnare da un tirapiedi, il classico gregario. Pregatala invano con le solite lusinghe, i due la intrappolano in un luogo isolato. L’amico la imbavaglia e la trattiene, mentre il cameriere la violenta. Dopo cerca di calmarla con inutili chiacchiere, promesse di matrimonio, temendo che possa spifferare il fattaccio. Attenzione: non le promette un matrimonio riparatore. Bensì di trovarle un marito, disposto a chiudere un occhio. Ma la ragazza, il cui coraggio è segnalato nell’incipit, chiede di essere lasciata in pace.
Giulia torna a casa, si veste e acconcia come se dovesse andare a una festa. Il frame della vestizione, giocata sul simbolismo del bianco e del rosso, ha la misura della sacralità. Poi racconta in lacrime a una vicina l’accaduto e le sue intenzioni. Perduto l’onore, rimane la morte. E si getta nelle profonde acque del fiume Oglio.
La narrazione rapida, asciutta, è quasi giornalistica. Non a caso nella dedica al cardinale Gonzaga, Bandello rivendica orgoglioso il suo ruolo di cronista del proprio tempo. In un piano di parità rispetto agli storici antichi. Nel frattempo il responsabile si dilegua. In breve la verità raggiunge il vescovo che fa ripescare il corpo della ragazza. Ma i suicidi non possono essere sepolti in terra consacrata. Con un escamotage tra Boccaccio e Gesuiti, il problema viene brillantemente risolto dal vescovo in persona.
Un esempio del realismo cronachistico di Matteo Bandello
L’intreccio è lineare. Segue infatti le seguenti tappe:
- Antefatto concentrato sulla presentazione dell’eroina e le inutili avances del maschio. È qui che le pennellate dell’autore tratteggiano il loro orizzonte etico. Se Giulia ha una grandezza d’animo superiore alla propria condizione sociale, il cameriere è presentato nel vicolo cieco di vigliaccheria, possesso e godimento carnale, menzogna.
- Organizzazione del delitto.
- Sequenza dello stupro.
- Discorso alla vicina, che fa di lei una novella Lucrezia liviana.
- Preparazione ed esecuzione del suicidio.
- Riabilitazione finale.
Il significato del suicidio
Il suicidio è un atto di libertà e integrità morale. L’unica soluzione per tutelare la famiglia da gossip infamanti sulla sua presunta condotta. È la sola alternativa per una ragazza onesta che, perduto l’onore, vuole rimanere tale anche dopo la morte.
La posizione di Bandello, a riguardo, mi sembra un po’ ambigua. Perché prima attribuisce al suicidio un’onorabilità romana, nel confronto con Lucrezia, ma in seguito è costretto a scendere a patti con i dogmi del cristianesimo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giulia da Gazuolo: riassunto e analisi della novella di Matteo Bandello
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