Scalpitio è una delle poesie più desolanti di Giovanni Pascoli.
Contenuta in Dall’alba al tramonto, prima sezione di Myricae, consiste in un’allegoria della morte che lascia sgomenti per la sua crudezza: in uno scenario immaginario estremamente arido, sotto le sembianze di un cavaliere al galoppo, essa arriva prima o poi per tutti e questa consapevolezza fa sì che l’essere umano ne soffra più degli animali.
Il tema non è nuovo, anzi, nella poetica pascoliana è ricorrente e addirittura ossessivo, ma Scalpitio è l’unico componimento in cui la morte diventa protagonista dall’inizio alla fine, senza lasciare scampo ad un qualsiasi, anche minimo, spiraglio di speranza.
Analizziamo il testo dal punto di vista tecnico e critico.
Scalpitio: testo della poesia di Giovanni Pascoli
Si sente un galoppo lontano
(è là . . . ?),
che viene, che corre nel piano
con tremula rapidità.Un piano deserto, infinito;
tutto ampio, tutt’arido, eguale:
qualche ombra d’uccello smarrito,
che scivola simile a strale:non altro. Essi fuggono via
da qualche remoto sfacelo;
ma quale, ma dove egli sia,
non sa né la terra né il cielo.Si sente un galoppo lontano
più forte,
che viene, che corre nel piano:
la Morte! la Morte! la Morte!
Scalpitio: parafrasi della poesia di Pascoli
Si sente un galoppo provenire da lontano (è là...?), che sopraggiunge, che corre nella pianura con incerta velocità.
Una pianura deserta, senza fine; ampia, arida ed uguale per tutta la sua estensione: si vede solo qualche ombra di un uccello che si è smarrito e che fugge come una freccia.
Niente altro. Ciò che si sente è il galoppo come di chi fugge via da qualche lontana rovina; ma qualunque sia il posto in cui egli si trovi, non è conosciuto né dalla terra né dal cielo.
Si sente un galoppo lontano, il rumore del quale diventa man mano più intenso, un galoppo che sopraggiunge, che corre nella pianura: la morte! la morte! la morte!
Scalpitio: analisi metrica e figure retoriche
Scalpitio si compone di quattro quartine di novenari a schema rimico alternato (ABAB, CDCD...); il verso 2 è un trisillabo tronco, il verso 14 un trisillabo.
Varie le figure retoriche presenti nel testo:
- allitterazioni in S, L, R e O;
- anafore: si sente, che viene, che corre;
- onomatopea non pura: un galoppo;
- similitudine: che scivola simile a strale (come una freccia);
- anastrofe: non sa né la terra né il cielo (invece di la terra e il cielo non sanno);
- ipallage: tremula rapidità (l’aggettivo si riferisce logicamente a galoppo). La sensazione uditiva e quella visiva insieme creano una sinestesia.
L’intero componimento, infine, è un’allegoria in cui la morte si nasconde sotto le sembianze di un cavaliere.
Scalpitio: analisi e significato della poesia di Giovanni Pascoli
In una landa arida e desolata, che possiamo supporre del tutto immaginaria, si sente un rumore di zoccoli di cavallo, segno che qualcuno lo sta cavalcando.
Nessuno sa da dove provenga ma, mentre si avvicina, le ombre di uccelli presenti fuggono impaurite, avvertendone istintivamente la pericolosità.
L’uomo, al contrario, sa bene quale nome abbia il cavaliere che per gli altri esseri viventi è spaventoso ma misterioso: è la Morte, che prima o poi lo raggiungerà.
Chi conosce la poetica pascoliana sa bene quanto il tema mortifero sia in essa ricorrente, quasi sempre connesso a quello del "nido infranto", e ciò dipende dalla personale esperienza del poeta di San Mauro, che precocemente colpito da una serie devastante di lutti e costretto a dire addio anzitempo al padre, alla madre e alla maggior parte dei suoi fratelli e sorelle, non riesce mai ad elaborare davvero il senso di perdita che ne deriva e lo trasfonde in letteratura.
La poesia diventa così lo specchio attraverso il quale interfacciarsi con il proprio dolore, che è in fondo quello di chiunque.
Per Pascoli la morte, che riguarda inevitabilmente tutti, fa parte dell’esistenza, poiché essa non solo c’è anche quando siamo in vita, ma ci insegue, ci stana, ci sovrasta fino a quando, completamente impotenti, non siamo costretti ad arrenderci alla sua potenza sterminatrice.
Scalpitio è una delle poche liriche di Pascoli in cui il leitmotiv del "nido" non viene citato esplicitamente, ma è tuttavia sotteso.
Ad ogni modo qui è preponderante il concetto di universalità di una condizione che non riguarda di certo soltanto l’autore, bensì ogni essere vivente.
In sostanza, siamo di fronte ad una delle poesie più belle ed efficacemente calzanti sulla caducità della vita e l’ineluttabilità della morte.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Scalpitio” di Giovanni Pascoli: testo e analisi della poesia allegoria della morte
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