Gli Ottanta. L’Italia tra evasione e illusione
- Autore: Luca Pollini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
È del giornalista e scrittore Luca Pollini una delle pubblicazioni più esaustive sul decennio dell’edonismo reaganiano. Dal 14 giugno approda in libreria il saggio Gli Ottanta. L’Italia tra evasione e illusione (Elemento 115 Editore, 2023).
Documentato e con un ricco corredo iconografico, risponde a un progetto impegnativo rivolto a un’ampia forbice generazionale. Ai più maturi, testimoni della fine degli anni Settanta e di ciò che ha comportato. Ai miei coetanei nemmeno ventenni nell’epoca in oggetto. Ai giovanissimi che di allora seguono il revival della moda. Ricordate t-shirt oversize, blazer dalle spalle importanti, jeans a vita alta, maculato, colori saturi e accesi, scarpe da basket et similia h.24? Io me li ricordo bene e senza nostalgia. Oggi la moda degli anni Ottanta, che ha ridisegnato le linee di settore, è diventata stile.
A fronte di un drappello di libri dal taglio generalmente tematico, l’autore presenta una mappatura completa e dettagliata del decennio che ha cambiato la nostra vita. Parola di Roberto D’Agostino e Umberto Eco. Chiaro il lessico, ma privo di quelle eccessive semplificazioni che talvolta la divulgazione comporta. È una cornucopia di informazioni articolata in sette parti che non implica una lettura continua: Cronaca, Politica, Economia, Cultura, Radio & TV, Sport, Esteri. Si può scorrere in modo selettivo come un reference work in base a interessi e curiosità. Funge da colonna sonora un’ottantina di fotografie in bianco e nero.
È impossibile tracciarne un riassunto. Vi anticipo che il reportage si snoda dalla strage di Bologna del 2 agosto 1980 alla caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989. Eventi, personaggi e mood seguono un leitmotiv marcatamente chiaroscurale di cui Luca Pollini svela la grande illusione.
Gli eighties sono anni di misteri, scandali, new entry in politica.
Loggia P2 e Banco Ambrosiano, Tangentopoli e Calcioscommesse, Marco Pannella e Umberto Bossi. Sono anni di ricerca, innovazione, cambiamento. Spopola l’oggettistica di design alla portata di tutti. Se Roma rimane la roccaforte della sartorialità, il nuovo epicentro della moda diventa Milano che dà cittadinanza al prêt-à-porter di Armani.
Il resto è storia. Il monopolio radiotelevisivo della RAI è violato dal boom di emittenti private e radio libere, nate dopo la liberalizzazione dell’etere nel 1976. L’industria televisiva diventa il centro propulsore di intrattenimento e informazione assoggettati al mercato. Una pubblicità sempre più pervasiva consolida la schiavitù del consumismo. Sul versante attoriale il cinema fronteggia la concorrenza del piccolo schermo e compensa il vuoto dell’impegno con la comicità innovativa di Benigni e Troisi.
Tra le professioni emergenti spiccano il deejay e il creativo, mentre la donna che lavora deve per forza essere in carriera. La musica si attesta sulla polarizzazione tra cantautorato e disco tutta italiana. Nella quotidianità di happy few fanno capolino computer portatili e cellulari. I videogiochi iniziano a colonizzare il nostro immaginario e l’interazione uomo-macchina diventa una realtà.
A prima vista, gli eighties coincidono con una ritrovata gioia di vivere dopo gli Anni di Piombo. Appare più variegata la posizione di sociologi, giornalisti, scrittori.
Sono ‘di fango’ per Indro Montanelli e ‘della rucola’ per Michele Serra. Il decennio della leggerezza in contrapposizione alla pesantezza dei Settanta, vissuto nel nostro Paese in una sorta di deserto culturale. Largo all’evasione e al non-sense; porte chiuse all’impegno e alle ideologie.
Il baricentro cade sulle contraddizioni di un’epoca che ci ha lasciato pesanti eredità. L’ossessione dell’immagine e il culto del corpo che ti rendono vincente, l’edonismo posticcio basato sul denaro, la subordinazione dell’inconscio alla pubblicità e di certa editoria alla TV, il doppio fondo della tecnologia. E modelli culturali di una società volta a sedurre piuttosto che educare.
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Agli appassionati di sociologia contemporanea, a nostalgici, critici e curiosi.
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