Gli anni del Male. Quando la satira diventa realtà
- Autore: M. Canale, G. Caronia e A. Pasquini (a cura di)
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: DeriveApprodi editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Dell’Italia in transito onto-ideologico - dai Settanta agli Ottanta, dagli anni di piombo agli anni di pongo - “Il Male” è stato portavoce non autorizzato e inviso, spina nel fianco e cartina di tornasole al contempo. Erede ideale della risata che seppelliva e della fantasia al potere movimentiste, quattro anni appena (1978-1982) sono bastati a eleggerlo alla cronaca del tempo e alla storia del giornalismo satirico (quello vero). Per chi all’epoca non c’era, o per chi c’era e biasimava, una sommaria rinfrescata alla memoria: “Il Male” era il quindicinale (poi settimanale) assurto agli onori e alle denunce, per le prime pagine farlocche che sotto finte testate di quotidiani strombazzavano cubitali del tipo: “Arrestato Ugo Tognazzi. È il capo delle BR” (Paese sera) / “Tognazzi è il cervello BR” (Il Giorno) / “Clamoroso arresto di Ugo Tognazzi” (La Stampa); “Annullati i mondiali!” / “Il Totocalcio rimborserà le giocate” (Corriere dello sport); “L’uomo non è più solo nell’universo. Da un’altra galassia hanno raggiunto la Terra” (Corriere della sera); “Lo Stato si è estinto” (la Repubblica), con Scalfari che si infuria al punto da promettere querela, una delle tante, assommate dal periodico nel corso del tempo; a fare il paio con le copie sequestrate per ragioni di lesa maestà pubblicistica.
Fatto sta che tra vignette, fotomontaggi, false notizie, pasquinate intelligenti, dici “Male” e dici satira coraggiosa-intelligente-dirompente. Di quella che oggi non te la sogni nemmeno, nonostante la censura parrebbe aver tirato i remi in barca, perché le testate si autocensurano in maniera preventiva. Sulla scorta di falsi, spiazzamenti reiterati e contenuti profetici, il giornale bugiardo per statuto e sua ammissione (antitesi ai fogli-spergiuri garanti di verità assolute) diventa all’epoca fenomeno di costume (140.000 copie di venduto fra il ‘78 e il ’79), e oggi all’altezza di mostre, amarcord, e adesso anche di un libro, Gli anni del Male. Quando la satira diventa realtà, (a)celebrativo, curato per Derive Approdi (2024) da M. Canale, G. Caronia e A. Pasquini, autori e co-fondatori del giornale.
Trecentocinquanta pagine di assoluta propedeutica divergente/preveggente. Un memoriale non ingessato, a colori, anarcoide, di grande formato, per rendere l’idea di mondo (un mondo parallelo, sui generis, disincantato e lucidissimo insieme) della banda aperta del “Male”, declinato per summa di temi ("Il Male e il sesso", "Il Male e la politica", "Il Male e il caso Moro", ecc.), prime pagine, vignette, articoli copertine e illustrazioni, a riepilogo dei quattro anni che sconvolsero il mondo. Poi che i falsi del “Male” non facevano sconti e non risparmiavano nessuno: al netto dei bersagli autoctoni, ce n’erano per Woytila, Gheddafi, Breznev, “The Times”, “Pravda” e il giornale tedesco “Bild”. Con un titolo in grassetto che in tempi non sospetti annunciava la riunificazione delle due Germanie.
“Il Male”, sempre a suo modo, ha saputo nel contempo, essere […] situazionista e altrettanto erede della tradizione di Petrolini, Totò e De Filippo; Peppino s’intende, non certo Eduardo […] nella sua quadreria di firme, volti, matite e pennarelli doverosamente ‘inaffidabili’, estranei all’idea di controllo proprio del giornalismo, compreso il giornalismo progressista, ‘di sinistra’.
Il libro è collettivo così come la natura del periodico, declinato per arguzie, paradossi, scazzi, boutade di teste pensanti e irreggimentabili. Le pagine di Gli anni del Male sono alternate a una messe esilarante di disegni-foto-illustrazioni-commistioni grafiche (“Miracolo a Torino! La sacra Sindone è diventa un cracker”, con foto; “Scusate abitualmente vesto Marzotto” in una nuvola fumettistica introdotta nella foto di Aldo Moro scamiciato, ritratto dalle BR).
Delle sue firme storiche nel libro troverete ampia traccia, superfluo citare.
“Il Male” è stata la mia cassetta degli attrezzi. Dalle storie a fumetti alle vignette, dalla grafica editoriale ai romanzi, ogni volta che ho avuto dubbi su un’inquadratura, una battuta satirica, una soluzione grafica o uno snodo narrativo, gli strumenti scoperti in quella spericolata avventura mi sono venuti in soccorso. Il martello della cronaca per leggere e ribaltare le notizie. La carta vetrata dell’ironia per raschiare i luoghi comuni. Le pinze dell’intelligenza per tirare via le fandonie. Il cacciavite dell’anticonformismo per liberarsi dei pregiudizi [...] La brugola del lavoro collettivo per rinsaldare un risultato. Solo il metro al Male si usava di rado. Prendere le misure non era il nostro forte, nessuna autocensura: unica regola, graffiare, ribaltare, spiazzare. E soprattutto far ridere.
Scrive Cinzia Leone a mo’ di ritratto pubblico-privato, e così sia.
Non abboccate alle "voci dell’irriverenza", Striscia la notizia style: comicità di grana grossa, caciara, informazione innocuo-populista, pettegolume in favore di audience e di anime belle addomesticate. Se vi va di farvi un’idea su cosa significa satira in sè (un concetto quasi platonico), scorrete-leggete-meditate le pagine di Gli anni del Male. Senza sfiancarvi per surplus di accademismo (anzi in molti casi ridendo come matti), ci troverete dentro teoria e prassi dello scherzare coi fanti e coi santi di politica-costume-società, e farlo senza eguali. In modo irripetibile. Urticante e non cattivo. Ingovernabile e ininquadrabile. Impensabile, dati i tempi cupi di acquescienza globale cui siamo abbarbicati senza la minima speranza di sfangarla. Un po’ come le foglie sui rami d’autunno, per dirla col poeta.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli anni del Male. Quando la satira diventa realtà
Lascia il tuo commento