Gli effetti invisibili del nuoto di Alessandro Capponi

Gli effetti invisibili del nuoto di Alessandro Capponi, appena edito per Hacca edizioni, è una raccolta dedicata all’indagine, in undici fasi, del potere salvifico dell’acqua nel salto alla scoperta di sé.

Il microbioma che orbita intorno a una piscina romana un po’ fuori mano è composto da soggetti che in comune hanno ben poco, se non il nuoto e la metamorfosi:

"Indiscutibilmente, una metamorfosi c’è sempre quando si lascia un elemento per entrare in un altro. Al misero corpo dell’uomo accade di consumarsi con il fuoco, e di essere mangiato dalla terra. L’acqua lo lascia vivo, sì, ma lo trasforma".

La metamorfosi che travolge i personaggi de Gli effetti invisibili del nuoto è sempre doppia: da una parte, gli uomini e le donne di tutte le età che compaiono tra le pagine, a causa delle loro caratteristiche fisiche o del loro (com)portamento, sono accomunati a un animale (tra trichechi, lumache, topi, gamberi e gatte); dall’altra, ben più profonda, le vite di tutti sono stravolte e rigenerate dal contatto con l’acqua.

L’apparente monotonia tematica è però spezzata dalla scelta di fare della piscina non tanto (o non solo) il fulcro dei racconti, ma il punto d’osservazione privilegiato perché il racconto si apra. Gli undici protagonisti degli undici racconti hanno in comune lo stesso cloro, ma le loro storie variano ogni volta: di tema, di ambientazione, di lunghezza. C’è chi dalla piscina parte e chi alla piscina arriva, e persino chi la ricorda inquietato dalle ombre sul fondo di un fiume o travolto da un mare in tempesta. Quello che invece non cambia è lo scatto che l’acqua regala alle vite dei suoi protagonisti, tutti capaci di riscoprire qualcosa: se stessi.
Il resoconto di Capponi è dunque, in sostanza, la resa narrativa del principio di Archimede: se ogni oggetto immerso in un liquido riceve una spinta verso l’alto pari al peso del volume del liquido spostato, così i personaggi (fatti pesanti dalle loro vite mal tollerate, dai loro tradimenti malattie traumi ricordi) subiscono dal fondo una spinta tanto forte da consentire loro di riemergere.

Lo scavo psicologico di Capponi non ha niente della corrosione secolare o dell’insistenza dello stillicidio; le fragilità di uomini e donne di tutte le età sono indagate con tenerezza. Lo stile scelto dall’autore consente di raccontare ferite e mancanze senza giudizi: gli undici testi sono flussi inarrestabili in cui i dialoghi non seguono la punteggiatura tradizionale, ma si rimescolano alla narrazione inserendosi nei paragrafi, ampliando la sensazione di intimità del lettore con il protagonista del singolo episodio.
Questa uniformità strutturale e sintattica, che potrebbe considerarsi una pecca se ci trovassimo di fronte a una raccolta di racconti eterogenea, in questo volume sembra una scelta necessaria, che trasforma Gli effetti invisibili del nuoto in una sorta di romanzo corale dedicato alla dolcezza avvolgente dell’acqua.