Gli italiani spendono sempre di meno per l’istruzione universitaria e la cultura, questo è il dato che emerge da uno studio di Talents Venture, riportato anche da Repubblica.it. Un’analisi basata su dati Ocse e Istat mostra che i cittadini del nostro Paese spendono più soldi per alcol e sigarette che per l’alta formazione dei propri figli.
In media infatti ogni famiglia sborsa 96 euro l’anno per far formare un figlio in ateneo, contro una spesa di gran lunga maggiore per quel che riguarda alcol e sigarette.
In termini generali ogni anno in Italia 43,48 miliardi vengono investiti per vizi di vario genere, contro 8,2 miliardi che sono invece investiti per la cultura e l’istruzione universitaria. Si è calcolato che solo lo 0,32% del budget totale annuo viene destinato dalle famiglie alle spese per l’istruzione della prole. Uscendo dal nucleo familiare e andando a vedere la spesa pubblica e privata per l’istruzione i dati non sono di certo migliori: lo 0,92% del Pil interno lordo viene destinato all’istruzione universitaria delle generazioni future.
Una percentuale allarmante se la si confronta poi con quanto investono invece i paesi industrializzati: nel 2015 la media era dell’1,52% del Prodotto interno lordo salendo poi negli Stati Uniti sino al 2,58%. Risulta poi molto preoccupante il ridimensionamento della spesa pubblica nell’alta formazione che viene sempre più sostenuta dai privati.
Negli ultimi tre anni le rette universitarie in Italia sono aumentate del 12% e i dati dovrebbero quindi mostrare un maggiore investimento per i propri figli iscritti all’università. Lo studio però mostra una tendenza inversa che vede la spesa pubblica diminuire drasticamente e l’impegno delle famiglie essere sempre di meno dal punto di vista economico.
Dal 2010 al 2015, mostra lo studio di Talents Venture si sono persi 1.084 milioni di investimento pubblico e si sono invece aggiunti 452 milioni da parte del privato. Una perdita di non poco conto e che pregiudica sempre di più l’accesso all’istruzione più avanzata per coloro che non abbiano le possibilità economiche. Si arriva così ai dati che mostrano uno spaccato molto sconfortante della nostra società: le famiglie meno istruite spendono 20 volte in più in alcol e tabacchi che per l’istruzione dei figli.
Un dato che invece non si registra tra la classe medio alta e il ceto ricco del Paese che investe nella formazione dei propri figli in media 7,35 volte in più rispetto alle famiglie meno facoltose.
Il divario risulta quanto mai deprimente, dal momento che l’istruzione risulterà sempre più una scelta elitaria, soprattutto se i finanziamenti pubblici continueranno a scendere come avvenuto negli ultimi anni.
L’istruzione diventa in Italia sempre più una spesa accessoria, le famiglie preferiscono investire nei propri vizi, trascurando invece un elemento importante: la formazione delle prossime generazioni. I dati di Talents Venture risultano quanto mai scoraggianti in questo momento particolare in cui l’istruzione e la cultura sembrano essere sempre più messe da parte.
Di seguito è possibile leggere per interno lo studio effettuato da Talents Venture, in modo da avere approfondire la questione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli italiani spendono di più in alcol e tabacchi che per l’istruzione
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