Gotico siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi
- Autore: Giuseppe Maresca, Luca Raimondi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Horror, fortissimamente horror tra le passioni degli italiani. Lo cercano sugli schermi, a cinema e in televisione (pensate ai mostri di Mario e Lamberto Bava, agli zombie di Lucio Fulci, al macabro d’autore di Dario Argento), non lo frequentano invece nel campo letterario.
Da noi mancano gli Edgar Allan Poe, i Lovecraft, le Mary Shelley, i contemporanei Clive Barker e Stephen King, per fermarci a poche citazioni. Eppure, sì è cimentato nel genere uno scrittore tra i massimi come Dino Buzzati, ma senza trovare seguito, non ha creato una scuola.
Se ne rammaricano gli horrorofili Giuseppe Maresca e Luca Raimondi, nell’introdurre l’antologia Gotico siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi che hanno curato per Algra Editore nella primavera 2022.
Inaugura la collana “Demoni meridiani”, di letteratura horror e fantastica, da loro stessi diretta per la casa editrice catanese.
È un bel volume di 282 pagine, distinto dalla copertina di Rico (Federico D’Amore) e arricchito dalle illustrazioni interne in bianco e nero di Giulio Pappalardo, che precedono ognuno dei diciassette racconti di diciotto autori e autrici.
Una delle short stories, infatti “Genius loci”, è a quattro mani, quelle di Angelo Orlando Meloni e di Stefano Amato, le altre firme sono Corrado Artale, Roberto Azzara, Piergiorgio Di Cara, Eleonora Lombardo, Vincenzo Maimone, Giovanni Marchese, Luciano Modica, Giuseppina Norcia, Anita Pulvirenti, Giandomenico Ruta, Elvira Siringo, Jim Tatano, Salvo Zappulla, oltre a un testo del già citato disegnatore Federico D’Amore con L’ultima estate a Piccola Irma e uno ciascuno degli stessi curatori, Maresca con Strega Tagliavento e Raimondi con La chiave.
Giuseppe Maresca insegna nei licei, laureato in Lettere moderne con una tesi sul cinema gotico italiano e autore di racconti e saggi sul tema, coautore della sceneggiatura del film “C’era una volta il sud” con l’amico Luca Raimondi, a sua volta docente (di sostegno), plurisaggista e narratore “di paura”.
I due sono impegnati da anni in un’operazione di archeologia del genere horror, ricercano e trasferiscono nelle antologie i contenuti oscuri del passato, le leggende, l’arcano “orrorifico” che a lungo gli anziani hanno consegnato ai piccoli. Riconoscono e mettono in risalto gli echi sommersi del gotico, latenti nelle opere di scrittori classici siciliani, da Giovanni Verga a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Sono nel tessuto connettivo dei capolavori, sebbene non affiorino in superficie.
Una prima antologia, L’isola delle tenebre. Storie siciliane dell’orrore, ha ricevuto nel 2020 una buona accoglienza, inaspettata, proprio perché l’horror all’italiana è rimasto un genere di nicchia, nonostante alcune opere pregevoli. Da qui l’idea di rinnovare l’iniziativa, con la speranza che il genere possa trovare più spazio tra gli scrittori italiani.
Gli orrori della realtà, come si suol dire banalmente, superano di gran lunga quelli immaginifici partoriti dalle pur fervide menti dei narratori del fantastico, tuttavia, a differenza di quelli, gli orrori di carta sono puro e semplice divertimento volto all’evasione da una realtà poco rassicurante. Spettri, streghe o demoni sono archetipi delle nostre paure più recondite che, grazie a validi professionisti, si ribaltano in piaceri, per quanto qualche volta proibiti.
La Sicilia, terra di ancestrale insediamento umano nel Mediterraneo, nasconde un profondo substrato fantastico, leggendario, fenomenico. Le sue fondamenta poggiano sul mito, sono impastate con il magico, il soprannaturale, il gotico, urbano, rurale, ipogeo.
Prendete i disegni a tutta copertina di Rico, che presentano i contenuti del volume evocando quel patrimonio sepolcrale macabro e goticissimo conservato nelle Catacombe dei Cappuccini, sotto la chiesa di Santa Maria della Pace, a Palermo.
È il cimitero in cui sono allineati i gruppi mummificati di frati e civili, uomini e donne di varie età tra il XVII e il XIX secolo, “un luogo sospeso tra la vita e la morte”, tra i più noti e visitati del capoluogo siciliano. L’esposizione lugubre del cimitero dei Cappuccini evoca a sua volta uno dei racconti di questa antologia, Le teste in fondo al pozzo, nel quale l’ottimo scrittore siracusano Luciano Modica rievoca una leggenda macabra del suo territorio.
Ricorda che a Siracusa, lungo la strada che raggiunge la località balneare Fontane Bianche, sorge un’antica masseria settecentesca, residenza estiva di una famiglia nobile. Oltre a un bellissimo edificio, ci sono stalle e un ampio giardino interno. Si dice che in una tragica sera d’estate, alcuni malviventi abbiano fatto irruzione in cerca di un presunto tesoro e si siano liberati dei presenti. Marito e moglie uccisi, la figlioletta decapitata.
Qualcuno giurava che avessero gettato i poveri resti nel pozzo. Esiste tuttora e pare che nelle notti di luna piena sia possibile scorgere nel fondo la testa della ragazzina trucidata. Ogni siracusano sa bene che passando davanti a quella casa è obbligato a suonare tre volte il clacson, in segno di rispetto verso i tre sventurati che, altrimenti si adirerebbero, lanciando maledizioni contro chi ometta di omaggiarli, transitando davanti alla casa.
Su questo presupposto, Modica costruisce una storia breve - tutta da leggere, come le altre del volume - che ricorda tanto le atmosfere sospese tra il fantastico e il trascendente al centro dei racconti della “Realtà Romanzesca”, la fortunata rubrica di storie verosimili-incredibili che Mino Milani ha firmato per tredici anni sulla “Domenica del Corriere”, dal 1964 al 1977.
Gotico siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi
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