Immagine di copertina Credits: Blaues Sofa from Berlin, Deutschland, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
A proposito di premi Nobel discussi. Nel 1999 il premio Nobel per la Letteratura fu assegnato allo scrittore tedesco Günter Grass, autore del celeberrimo Il tamburo di latta. Alcuni anni dopo, in un’intervista rilasciata al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung nel 2006, Grass rivelò di aver militato nelle SS in gioventù.
Sono stato un giovane nazista. Convinto fino alla fine.
La sua dichiarazione scatenò prevedibili polemiche; c’era chi addirittura riteneva che il Nobel gli dovesse essere revocato. In compenso le vendite dei suoi libri in quel periodo andarono alle stelle. E va anche detto che, nei romanzi di Grass, di affermazioni filo-naziste non vi era alcuna traccia. Analizzando infatti più a fondo la biografia dell’autore tedesco e, in particolare, il suo romanzo più famoso, possiamo cogliere tra le righe una profonda disamina del regime hitleriano.
Il piccolo Günter era stato un bambino senza colpa, nato nel cuore del regno nazista: si adattò a quelle regole e a quel pensiero influenzato da sostrati culturali, familiari, identitari. La sua presa di coscienza sarebbe avvenuta solo anni più tardi. Ma ciò che conta è che quella presa di coscienza avvenne.
Günter Grass vinse il premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione:
Per le sue licenziose fiabe che ritraggono la faccia dimenticata della storia.
L’autore de Il tamburo di latta aveva dato voce a un’intera generazione che aveva vissuto all’ombra della Seconda guerra mondiale.
Nato a Danzica il 16 ottobre 1927 , Grass aveva vissuto sulla propria pelle il conflitto che da subito travolse la città in cui era nato, all’epoca ancora città-Stato, solo in seguito infatti Danzica sarebbe stata integrata alla Polonia.
Come molti della sua generazione Günter Grass fu un acceso sostenitore di Hitler, perché così voleva la sua origine e la sua cultura. In seguito, però, Günter aprì gli occhi e la sua presa di coscienza nei confronti delle atrocità compiute dai nazisti si trasformò in un’opera letteraria. La letteratura divenne per Grass uno strumento di disvelamento, un atto d’accusa e, al contempo, un ribaltamento ironico della realtà capace di risvegliare le coscienze tramite un’avventura dai connotati picareschi.
Nel suo libro capolavoro Il tamburo di latta (1959), Günter Grass ci racconta la storia di “un bambino non bambino” che osserva il dramma della Storia nel suo svolgimento. Attraverso gli occhi del suo protagonista, Oskar Matzerath, l’autore ci mostra la grande Storia in una prospettiva ribaltata, distorta e tremendamente umana.
Per tutto il corso della sua esistenza Grass ricordò alla Germania l’incubo del nazismo, partecipando assiduamente alla vita politica del proprio Paese. Costrinse persino il candidato socialdemocratico Willy Brandt a inginocchiarsi sulle rovine del ghetto di Varsavia, simbolo indelebile dell’Olocausto.
Scopriamo più nel dettaglio la vita e le opere di Günter Grass, lo scrittore che per anni fu il maggiore censore morale della politica tedesca. In tutta la sua vasta opera letteraria non cessò mai di confrontarsi e interrogarsi con la storia tormentata del suo Paese, con il peccato originario della Germania nazista, che era stata anche la sua storia, lo aveva marchiato a fuoco come una colpa indelebile.
Günter Grass: la vita
Grass è ancora giovanissimo quando il Secondo conflitto mondiale coinvolge la sua città natale, Danzica, nel 1939. Era figlio di un uomo tedesco di religione protestante, Wilhelm Grass, e di madre cattolica. I suoi genitori, Wilhelm ed Helène, gestivano una drogheria e aveva una sorella minore di nome Waltraud.
All’età di soli 15 anni Günter cercò di arruolarsi nella Kriegsmarine del Terzo Reich, ma non vi riuscì. Allora entrò volontario nel Reichsarbeitsdienst (un corpo ausiliario) e, due anni dopo, si arruolò di nuovo come volontario e fu assegnato alle Waffen-SS.
Fu ferito in servizio nel 1945 e catturato dagli americani che lo condussero in un campo di prigionia in Baviera. Dopo la liberazione, Grass perse ogni contatto con la sua famiglia e iniziò a svolgere i lavori più disparati per sopravvivere.
Suonò in una banda jazz, lavorò in una miniera, imparò a scolpire. In seguito si iscrisse all’Accademia di Belle arti di Berlino dove apprese dal punto di vista più tecnico la professione di sculture.
Fu un uomo di mondo. Visse a lungo in India, si stabilì per un periodo a Calcutta dopo la pubblicazione del suo romanzo La ratta. Il suo libro d’esordio Il tamburo di latta (1959) fu il suo maggior capolavoro, ma anche i romanzi successivi ottennero numerosi premi e riconoscimenti internazionali, come il premio Grinzane-Cavour, sino al prestigioso premio Nobel per la Letteratura nel 1999.
Dal romanzo Il tamburo di latta fu tratto un film nel 1979 diretto da Volker Schlöndorff che ebbe molto successo: vinse un premio Oscar e la Palma d’oro al Festival di Venezia.
L’opera artistica di Grass appartiene alla corrente del Geschichtsaufarbeitung riguardante la riflessione critica sul nazismo ed, in particolar modo, sull’Olocausto.
Morì il 13 aprile 2015, all’età di 87 anni, in una clinica di Lubecca dove era da tempo ricoverato in seguito a un’infezione polmonare. Il suo ultimo romanzo fu l’autobiografia Sbucciando la cipolla, che scatenò numerose critiche per i capitoli dedicati alla sua militanza nelle SS tedesche.
Era giusto dare un premio Nobel a un nazista redento? Questa domanda ancora si accompagna spesso alla figura di Günter Grass. Ma l’opera del grande scrittore tedesco dovrebbe bastare a fornire ogni risposta.
In una delle sue ultime poesie, pubblicate nella raccolta Dummer August (2007) Grass scrisse:
Tardi, dicono, troppo tardi.
In ritardo di decenni.
Annuisco: sì, ce n’è voluto
prima che trovassi parole
per l’usurata parola vergogna.
Accanto a tutto ciò che mi rende riconoscibile
ora mi rimane appiccicata una macchia,
netta quanto basta
per gente
che indica con dito senza macchia.
Sono le parole della sua assoluzione dinnanzi all’umanità, la sua estrema richiesta di perdono.
La poesia si intitola La mia macchia. Ed evidenzia bene come tutta la letteratura di Günter Grass sia stata, in fondo, un modo per nominare la vergogna e cercare di lavare via dalla pelle, dal cuore (forse dalla mente) quella macchia originaria, indelebile.
Günter Grass, le opere e “Il tamburo di latta”
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Tra le opere principali di Grass oltre al capolavoro Il tamburo di latta, si ricordano i due volumi successivi della cosiddetta Trilogia di Danzica: Gatto e topo, Anni di cani, Il mio secolo e Il passo del gambero. Nel 2007 l’autore pubblicò anche un’ultima raccolta di poesie, Dummer August.
Ne Il tamburo di latta (1959), suo capolavoro, Günter Grass intesse una storia potentissima, a tratti surreale, che procede per immagini folgoranti. La vicenda personale di Oskar (palese alter-ego dell’autore), bambino e poi adulto, si annoda strettamente all’ascesa del nazismo e al crollo della Germania. Oskar è come un bambino mai cresciuto, affetto da un problema di statura, che si trova a osservare l’intero mondo dalla sua bassa prospettiva scorgendone le miserie e gli orrori. Ma Oskar, accompagnato dal suo inseparabile tamburino di latta, ha una voce potentissima capace di mandare in frantumi i vetri. Il tamburo è il medium scelto dal protagonista per comunicare con il mondo esterno, dal quale si tiene debitamente a distanza. Nel mezzo scorre infatti la guerra con i suoi bagni di sangue e le sue assurdità: il nazismo, l’opposizione, le stragi di innocenti e la miseria.
Solo liberandosi del tamburino, gettandolo sulla tomba del padre adottivo, Oskar riuscirà infine a trovare il coraggio di crescere.
Recensione del libro
Il tamburo di latta
di Gunter Grass
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Günter Grass, lo scrittore premio Nobel che militò nelle SS
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