I Proscritti
- Autore: Ernst von Salomon
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
Edito a Berlino nel 1930 e stampato in Italia nel 1943, Die Geächteten spazza via, già dalle righe iniziali, ogni rassicurazione borghese facendo dei valori umanitari con cui, allora come oggi, saturiamo il vuoto della nostra vita, carta straccia. In un intarsio straordinario di biografia e narrativa, il padre de I Proscritti, Ernst von Salomon, racconta con sprezzante e disincantato realismo della lotta dei Freikorps nel Baltico (contro i bolscevichi) e in Alta Slesia (contro i polacchi); riferisce altresì della propria partecipazione all’organizzazione dell’assassinio del ministro degli Esteri tedesco, di origine ebraica, Rathenau, “colpevole” di essere favorevole all’“adempimento” delle risoluzioni dei trattati postbellici. Il romanzo rievoca con vivida precisione l’intricata situazione socio-politica della Germania weimariana fotografando la guerra civile che vede contrapposti gli esponenti della sinistra estrema e della destra radicale tra loro e contro i rappresentati del governo. In un mondo marcio che precipita “inesorabilmente nella polvere”, scrive von Salomon, si rende necessario quell’ “atteggiamento inflessibile” dei reduci: il senso “dell’acciaio, della dinamite e dell’attacco brutale”. I soldati che “obbedivano alla voce segreta del sangue” erano “uomini indipendenti, che avevano conosciuto una dura solidarietà e trovato nella guerra una patria”, che “non sarebbero mai tornati a casa” perché avrebbero sempre portato nel cuore “la trincea, la morte, l’orrore, l’ebbrezza, il ferro”. Proscritti, cioè “uomini indomiti, liberi da vincoli, espulsi dal mondo delle leggi borghesi”, “uomini dinamici in un’epoca dinamica, giudicabili solo con unità di misura dinamiche, su un piano che al mondo che li circondava sembrava certo fantomatico e minaccioso”; uomini da “interregno”, come direbbe Ernst Jünger, una “razza interdetta” all’attacco del Vecchio e per un Nuovo che non fosse democrazia, capitalismo, marxismo e cosmopolitismo, “portatori inquieti, maledetti, senza patria, di forze fruttifere, irrobustiti e messi al bando”, uomini in lotta per far trionfare “la potenza sulle ombre, la vita sulle costruzioni, il rango sulla felicità, la sostanza sulle falsificazioni”. Una tale schiatta di individui ha per von Salomon un solo destino: il carcere o la morte. Così, se tanti suoi “camerati” incontrarono, quasi con onorevole gioia, la Vecchia Signora anzitempo, von Salomon scontò circa cinque anni di prigione per la collaborazione nell’omicidio di Rathenau e per aver quasi ucciso un traditore del gruppo. Nel libro l’autore affresca, ancora una volta rifuggendo da ogni facile retorica, la sua condizione di prigioniero, l’annientamento del sé che il carcere inculca ai reietti e il “freddo odio” che lascia nell’animo, l’onore nel non ritrattare e nel non piegarsi agli ipocriti valori di un sistema aborrito che adopera la violenza “parlando d’amore”, l’amicizia di un socialista prussiano con un internazionalista, la eco lontana, sfumata ma fondante, di una misteriosa “Lei”, lo sconforto, la rabbia, un irriducibile nichilismo e acri, abissali riflessioni esistenziali.
Un romanzo-documento, I proscritti, che lascia un sapore amaro nella bocca, come quello del sangue dopo un pugno, un libro inattuale che rende mediocre la realtà e meschina l’attualità.
I proscritti
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