Gatti e libri vanno d’accordo si sa. A conferma di questa regola nei giorni scorsi la Biblioteca Classense di Ravenna ha presentato su Facebook alcuni membri del personale davvero speciali: si tratta di Teresa e Byron, due dei gatti che popolano le sale della celebre abbazia dei Monaci Camaldolesi che ospita una collezione di 800mila volumi. Anche i nomi dei collaboratori non potevano tradire l’aura di cultura che si respira nelle antiche sale e rappresentano un omaggio a Teresa Gamba e a George Gordon Byron. I due, il poeta e la contessa, secondo le indiscrezioni avevano una relazione sentimentale. Della controparte felina non è dato sapere. Di certo sorveglia patrimonio librario e visitatori con rilassata e gattesca indifferenza.
Tutti i gatti della Biblioteca Classense
Per i mici non si tratta della prima volta sotto i riflettori. In realtà, come sanno tutti i frequentatori della biblioteca, sono delle vere e proprie celebrità, fotografate negli anni da riviste di settore e da quotidiani nazionali, sono anche finiti tra le destinazioni preferite delle guide turistiche rivolte ai gattofili che ne hanno descritto abitudini e magica presenza.
Non solo: qualche tempo fa la sparizione di Byron aveva dato luogo a una campagna di ricerca con tanto di appelli social e sui quotidiani locali per avvisare della sparizione del gatto che si era allontanato di poco, ottenendo riparo a casa di ignari residenti. In realtà i felini, reali e meno, alla Classense sono molti di più. I due attuali residenti fissi appartengono alla piccola colonia che negli anni ha abitato la biblioteca, in linea con una lunga tradizione di accoglienza dei trovatelli, e che comprende anche una tartaruga centenaria e un intero sciame di api ospitato nel campanile della chiesa di San Romualdo. Nel computo, spiegano dalla Biblioteca, va annoverata anche il felino presente nel dipinto delle Nozze di Cana raffigurate nell’originario refettorio, oggi Sala Dantesca.
I gatti nelle marche tipografiche
E poi ci sono i gatti di carta. I fondi antichi della biblioteca ne custodiscono parecchi esemplari. Sono le marche tipografiche, l’equivalente di un marchio di fabbrica utile ad identificare lo stampatore, presenti sui volumi del Cinquecento e Seicento. La Classense offre un piccolo excursus tra i più famosi.
Il veneziano Melchiorre Sessa, veneziano, scelse il gatto con il topo in bocca e il motto Dissimilium infida societas, che tradotto suona all’incirca come La compagnia dei dissimili è malsicura.
Stesso gatto o quasi per Francesco Tebaldini, libraio editore bresciano, mentre Lorenzo Pasquato attivo tra Venezia e Padova sceglie la fortuna con la vela e i piedi sulla sfera. All’interno della vela, raffigura un gatto e un topo in miniatura.
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Ma la curiosità tipografica del post è l’edizione de La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli accademici della Crusca, stampata a Firenze nel 1595 da Domenico Manzani. Quale firma del suo lavoro, lo stampatore usò una gatta che, contrariamente alla celebrata pigrizia felina, aziona il frullone o buratto, ovvero la macchina anticamente utilizzata per separare la crusca dal fior di farina. Ed emblema dell’Accademia della Crusca per la quale Manzani stampò numerose edizioni.
Recensione del libro
Baker e Taylor: due gatti da biblioteca
di Jan Louch
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I gatti della Biblioteca Classense di Ravenna, veri e di carta
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