I ricordi della mia guerra. Settembre 1943-aprile 1945
- Autore: Remo Beux
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Si erano ritrovati il 12 settembre sul greto del fiume Chisone, in Piemonte, uniti dal sogno della libertà. Tredici cospiratori di tutte le età e condizioni, operai con la tuta da lavoro e ragazzi con i pantaloni corti. Se le volontà erano forti, le possibilità poche o nulle: non avevano armi. È cominciata così l’esperienza partigiana di Remo Beux, raccontata nel diario I ricordi della mia guerra. Settembre 1943-aprile 1945, in prima edizione quest’anno per i tipi LAReditore di Perosa Argentina, Torino (gennaio 2024, collana di cultura locale, 84 pagine).
Memorie partigiane, per quanto non sia dal periodo alla macchia, pur prevalente nel libro, che muovono le sue note. Le aveva completate negli anni Cinquanta, poi riposte. È stato il figlio Livio, molto più tardi, a volerle proporre come testimonianza, consentendo la stampa di un album (22x22 cm), a cura di Clara Bounous e con la prefazione di Davide Rosso. Un foto-volume, ricchissimo di begli scatti d’epoca in bianco e nero, perfino più numerosi delle pagine di testo. La pubblicazione è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Centro Culturale Valdese e col patrocinio di due Comuni, Inverso Pinasca e Pramollo, oltre a quello dell’Anpi di Torre Pellice-Pinasca e della Libera Associazione Valchisone e Germanasca di Perrero.
Quando Remo riuscì a costituire il primo nucleo della formazione partigiana, l’Italia era allo sbando da qualche giorno, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 con gli Alleati. I Tedeschi avevano cominciato a schiacciare la penisola sotto una feroce occupazione e le Forze Armate regie erano disperse, abbandonate senza ordini dal re e da Badoglio, fuggiti a Brindisi. Eppure, in vari territori ci fu chi volle reagire,
spinto da un ardente desiderio di libertà
e facendo sì che in più parti della penisola occupata si organizzasse la resistenza contro i nazifascisti.
In Val Chisone, uno sparuto gruppo eluse la vigilanza tedesca e riuscì a prelevare armi e munizioni lasciate dall’Esercito italiano nel forte di Fenestrelle. Furono le prime, si cominciò a parlare di partigiani italiani.
Questo interessante album di ricordi, spiega Bounous, scrittrice esperta di storia partigiana, è stato ideato e scritto negli anni 1951-52 da Remo Beux, nato a Pinerolo nel 1917, residente a Inverso Pinasca e morto nel 1999. Operaio alla RIV di Villar Perosa, aderì alla Resistenza militando in una Brigata della V Divisione Giustizia e Libertà di Val Germanasca, che operava principalmente nella zona di Pramollo, al comando di Giovanni Costantino.
Tra le numerose azioni con la formazione GL, un episodio esemplare, il 1 maggio 1944: la collocazione di una bandiera rossa su un pennone della RIV alto 12 metri, con la collaborazione della staffetta Carlotta Genre.
I ricordi vennero scritti nel dopoguerra ’in meditazione’ e qui trascritti seguendo l’originale, suggestivo e insolito documento
sul periodo della resistenza partigiana, che fa emergere suggestioni emotive, “sentimenti, stati d’animo particolari e univoci”, che rivelano aspetti della guerra spesso non descritti nei tanti testi sul tema.
Abbondano i riferimenti a siti e persone, individuati in tante foto. Compaiono le immagini di località e i volti di tanti uomini e donne, giovani, anziani, bambini: i partigiani, i contadini, gli operai, le mamme che hanno vissuto circostanze difficili, a volte tristi, descritte da Remo con semplicità e naturalezza.
La popolazione valligiana non si sottrasse alla lotta, contribuendo alla causa nel limite dell’umano e del possibile, a rischio dei beni, della libertà e della vita. Così, la Resistenza, di tutti e di Remo, diventa una storia non solo di uomini ma anche di tante donne, come Angela Balmas, Odetta Bounous, Irma Blanc, Carla Genre, Odetta Costabel, Laura Blanc, Iolanda Ribet, giovani e orgogliose davanti agli obiettivi. Viene esaltata la maternità senza confini di Alessandrina Long (Magna Sandrina), la mamma di tutti.
Spicca peraltro l’arte d’improvvisare di Barba Liccu (Enrico Travers), che aveva l’incarico di sviare i rastrellatori con conversazioni senza fine. Si rivelò un ottimo amico Baret (Giovanni Baret), abile nei momenti più tragici. Barba Gianin (Giovanni Long) sapeva prendere atrocemente in giro chi non gli andava a genio (specialmente i repubblichini).
Un altro autore originario del territorio valdese, Davide Rosso, fa notare che l’album di Remo Beux è aperto da una dedica alla moglie: “Vanna, mia amatissima, ricordi?” e prosegue con la loro vita insieme. Una narrazione emotivamente molto intensa, ma che impegna solo una pagina e rivela l’incontro in un momento di sconforto per lui, (“ridotto un cencio”), che divenne ragione di una svolta di speranza e slancio rinnovato. Uno “spontaneo bacio” di Vanna segnò il primo passo di una nuova vita accanto per sempre. Simbolicamente, il cammino con lei richiama quello compiuto da Remo e dagli altri per raggiungere la libertà: la strada fatta da chi ha combattuto e resistito contro i nazifascisti.
L’album è “un monumento alla generale riconoscenza”. Raccogliere fotografie e memorie e ha voluto gratificare col ricordo chi ha contribuito alla lotta, ricompensare
il sentimento di carità e fratellanza di quanti divisero con noi il pane di segale, la loro scodella di latte.
Lassù in montagna ci sono i morti, le lapidi bianche, le rocce nude, i casolari diroccati, conclude Beux, commentando una pagina che reca alcune immagini, anche di caduti.
L’immane lotta era finita, ma rimanevano le sanguinanti e doloranti ferite: i veri, gli eterni testimoni della Resistenza, il prezzo della nostra Libertà.
I ricordi della mia guerra. Settembre 1943-aprile 1945
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