Il Colombo selvatico
- Autore: André Gide
“[…] lui emise una sorta di rantolo dolcissimo, simile al tubare della colomba.” (Pag. 20)
Il 28 luglio 1907, André Gide si reca a Bagnols-de-Grenade, un paesino vicino a Toulose.
È in compagnia dell’amico Rouart. Durante un festeggiamento conosce un ragazzo - Ferdinand Pouzac - secondogenito di un garzone della fattoria del sodale di molte avventure.
La storia della sua passione efebica per il giovane contadino è riportata nel breve racconto Il Colombo Selvatico (Archinto, 2003).
La scrittura è veloce ed emotiva, come nelle pagine di un diario tenuto da un adolescente: Gide di getto racconta le sue agitazioni genitali e amorose. È un frammento di vita, un frammento triste, per l’infelice fine futura del giovane. Gide ci costringe a un’appassionata condivisione dei suoi piaceri, mostrandoci, in tono romantico e sognatore, la storia dell’incontro.
In paese, durante il festeggiamento dell’elezione di un deputato, un gruppo di ragazzi ormonali si ciondolava per le vie. Fra loro c’erano pure degli avvoltoi stagionati, come Gide e i suoi amici, i quali cercavano la loro preda “[…] mi prendevo qualche licenza in più.” (Pag. 17)
In una situazione da turismo sessuale, l’amico Rouart gli pianificava degli incontri. Ma Gide ci raffigura la sua insoddisfazione: “Non dipendeva da lui se questi piaceri troppo organizzati e al contempo troppo frettolosi mi avrebbero lasciato tutt’altro che sazio.” (Pag. 19)
Gli mancava il gusto della conquista e della ribellione. Perciò quando fra loro intravede Ferdinand inizia a palesare un’aspirazione diversa, autonoma, propria. Perchè si trattava di una sua conquista. Infatti, Ferdinand era una novità di prima mano, non passata fra le grinfie fameliche dell’amico. Con gioia lo scrittore fa risaltare lo stato di purezza del giovane: “una novità assoluta o quasi.” (Pag. 21)
Il racconto ha degli stacchi temporali molto evidenti. In un testo brevissimo è necessità primaria, anche se a volte è esageratamente didascalico.
Perciò, dopo il primo incontro nel paese, la storia repentinamente si sposta all’interno della casa.
Il famoso e maturo scrittore si confronta con l’adolescente spaccone.
Gide ci presenta Ferdinand con un soffice tono dissacratorio e con esclamazioni sottilmente erotiche rileva il suo evanescente desiderio giovanile.
È il ragazzo a dare un peso alla storia. Da oggetto diventa parte predominante: “Ci si spoglia tutti e due!” esclama con un tono allegro da monello (Pag. 21). Il termine monello e allegro inquadrano il gioioso personaggio. Il ragazzo è un monello birbante e sbruffone, perché contento dell’avventura con lo scrittore.
È allegro perchè la sua non è coercizione: è un libero impellente struggimento giovanile.
Qualche anno dopo, nel 1911, André Gide inizierà a scrivere Corydon, una filippica – abbastanza noiosa – sull’omosessualità e sulla sua funzione naturalistica. È un dialogo fra lui e l’amico Corydon.
In Corydon, André Gide si concentra sul concetto di poesia bucolica, per voler giustificare l’atavica natura della sua sessualità:
“La poesia bucolica principiò a diventare fittizia il giorno in cui il poeta smise di essere innamorato del pastorello” (Pag. 158 Corydon).
Ne Il Colombo Selvatico, André Gide è innamorato del giovane Ferdinand, il suo pastorello, il suo erotico contadino.
Lo scrittore s’immerge dentro il bucolico mondo della campagna francese, impregnandosi di natura e di una libidinosa necessità di unirsi con i tanti giovani.
Nelle vie del paesino lo scrittore incontra tanti contadini; arrivando in questo maniera direttamente al poeta per antonomasia della poesia bucolica, il greco Teocrito, citato in Corydon, come inventore della poesia bucolica: “[…] gli incolti pastori di Teocrito […]” (Pag. 160 Corydon)
Ritornando al nostro Il Colombo selvatico, André Gide rinchiuso d’estate in una stanza con il giovane, si sofferma sulla sua bellezza e ci mostra il sentimento, anche di pudore, da lui provato.
“Come descrivere la bellezza di quel piccolo corpo grigio sotto la luna?” (Pag. 21)
La luna è il simbolo del romanticismo. Dalla finestra spalancata aperta poco prima, dopo aver spento la luce, si vede l’oscurità di una notte buia. Il colore della pelle di Ferdinand è differente, appare grigio, illuminato dalla luna.
Questa luna di campagna ci riporta a nuovamente a Corydon:
“Nelle nostre scuole e nei nostri musei le opere greche; ci si invita a riconoscerle per quelle che sono: miracoli umani di armonia, d’equilibrio, di saggezza, di serenità; ci vengono presentate come modelli.” (Pag. 177 Corydon)
Ferdinand è un modello e il suo corpo illuminato è quello di Teocrito
In Idillio II egli scrive: “Addio luna, ch’ai corpo argenteo, e netto” . In questo piccolo verso del cantore greco la luna illumina il corpo argenteo e netto, mentre in Gide la luna disegna un corpo grigio, ma la luna, per ambedue gli artisti, è eternamente la stessa.
Ferdinand è un modello per sensualità e bellezza greca; inoltre ha la dolcezza dell’ingenuità.
“Lo fermai al primo tentativo, poco vizioso io stesso, provando ripugnanza a guastare con qualche eccesso volgare il ricordo che avrebbe lasciato in entrambi una notte come questa, senza dubbio la più bella della mia vita.” (Pag. 22)
Gide dimostra dei dubbi di accettazione, a differenza del giovane; il quale è aperto e ingordo, pronto a lanciarsi senza resistenze in direzione di nuove brame. Mentre il ragazzo si offre per fresche sensazioni fisiche, Gide si definisce ‘’poco vizioso’’ limitando forzatamente i suoi appagamenti carnali. Percezione accentuata nell’altra sua precisazione di “ripugnanza a guastare con qualche eccesso volgare” pronunciata dopo la richiesta del ragazzo nel congiungersi con un coito orale.
Perché un coito orale è ripugnante e volgare?
Vuole esaltare il romanticismo accusando di eccesso volgare un rapporto orale?
Gli serve questa frase per togliere materialità e corporeità all’azione?
Qualche riga dopo il “poco vizioso” parla dei suoi amanti: Luigi a Roma e soprattutto dell’amato Mohammed ad Algeri.
La sua passione per i giovani è rimarcata nel Il Colombo selvatico, ma è giustificata teoricamente in Corydon: “Dico anche che un anziano si rende conto dei turbamenti d’un adolescente meglio di quanto non saprebbe fare una donna, sia pure esperta nell’arte di amare; […]” (Pag. 203 Corydon)
Fernand quella notte si trasforma in un “ […] Colombo selvatico, perché l’atto dell’amore lo faceva tubare così dolcemente nella notte.” (Pag 23)
Nella frase ritorna la parola notte, perché forse ci si nasconde meglio nelle tenebre?
Infatti, Gide ha paura di essere scoperto. Quando entra in casa con il ragazzo, si cela, si protegge, ha un atteggiamento furtivo: nessuno deve scorgerlo con lui.
Il giorno dopo l’avventura, Gide ha un atteggiamento positivo, energetico. L’amore, anche se effimero, anche se durato una sola notte, è un antidepressivo per l’onnivoro cacciatore Gide: “Per tutta la mattina, conservai corpo e spirito straordinariamente in forma, pieni di vitalità, come l’indomani della mia prima notte con Mohammed ad Algeri. […] mi sentivo più giovane di dieci anni.” (Pag. 23)
Qual è l’atteggiamento dello scrittore nei confronti dell’amore?
Sicuramente d’immaturità, di una vitalità effimera e breve. Ama Mohammed, ma lo lascia e segue altri ragazzi. Così anche per Ferdinand. Non c’è pace nella sua sfera sessuale.
Il racconto sarà da lui tenuto segreto, sarà pubblicato dopo la sua morte, forse a voler conservare incontaminato un sogno personale e privato.
Scritto in prima persona, il risultato è un’esposizione di frammenti, molto descrittivi e sintetici, accompagnati da una poesia greca e bucolica: Gide come un novello Teocrito.
Solo il ragazzo gli riporta alla luce il suo stato d’animo originale.
Siamo di fronte ad un amore oppure a un’immatura infatuazione?
Dalle lettere nella postfazione apprendiamo di un Ferdinand molto povero, figlio di contadini superstiziosi.
Dopo qualche giorno Gide parte e lo lascia all’amico Rouart.
Ferdinand si ammala, Rouart gli scrive il suo dolore e le sue sofferenze.
Nel 1910 il ragazzo muore di tubercolosi.
Il racconto Il Colombo selvatico è un’evoluzione romanzata dei pensieri esprimi con linguaggio forbito nel testo Corydon.
In realtà il breve racconto è una violenta repressione – a volte patetica – dei suoi gusti sessuali.
“ […] si riscontrino in quelle specie per le quali il coito presenta maggiori difficoltà […] in altre, in cui il maschio, subito dopo il coito, o anche coito durante, è divorato dalla femmina… […] mantis religiosa, che divora sempre il suo sposo.” (Pag. 121 Corydon).
Pure lui è come una mantis religiosa e dopo il presunto coito dimentica il suo Ferdinand.
Nota: citazioni da Corydon, prima edizione TEA gennaio 1995, traduzione di L.G. Tenconi.
Il colombo selvatico
Amazon.it: 12,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Colombo selvatico
Lascia il tuo commento