Il campo di Gosto
- Autore: Anna Luisa Pignatelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
La Fazi Editore pubblica nella Collana “Le strade”, Il campo di Gosto (2023), della scrittrice toscana Anna Luisa Pignatelli che ha trascorso molti anni fuori dall’Italia, fra cui diversi a Dar es Salaam, Seul e Guatemala City. Autrice molto conosciuta e affermata in Francia, nel 2010, ha vinto il Prix des lecteurs du Var con la traduzione della raccolta Nero toscano. Con Ruggine (Fazi Editore, 2016), molto apprezzato da critica e pubblico, ha vinto il Premio Lugnano 2016.
Era passato ormai più di un mese da quando Gosto era entrato a far parte di coloro che si svegliano al mattino senza avere più da fare il lavoro di una vita.
Agostino Neri, detto Gosto, era un “toscanaccio” tutto d’un pezzo giunto al tramonto della propria esistenza. Nel suo primo giorno da pensionato gli era parso di essere entrato nel tunnel silenzioso che si apre davanti a chi, terminata la vita attiva, ha per meta solo la morte.
Pur essendosi insinuato anche in lui il perfido dubbio di essere diventato inutile, Gosto quel tunnel era determinato a percorrerlo fino in fondo con dignità e in solitudine. Sì, perché Gosto viveva solo nel suo podere di nome Focaia, donatogli dal suo benefattore, il padrino Danilo. Solo senza la moglie Zelia, la coppia si era separata senza livore dopo anni di matrimonio, senza amici, ma soprattutto senza il conforto dell’unica figlia Mirella, interessata non certo al benessere del suo babbo, ma al “vile denaro”. Con queste premesse non stupiva certo il fatto che Gosto si fosse affezionato al campo del suo podere, tanto da decidere di far nascere lì un oliveto, testimonianza del suo passaggio nel mondo. Ciò stava a significare che in fondo non aveva mai voluto perdere la speranza che spuntasse prima o poi all’orizzonte qualcosa o qualcuno in cui credere. In questa fase finale della sua esistenza, anche notare la bellezza del paesaggio toscano, l’avvenenza e la sensualità della giovane Stella, presa di mira da alcuni malintenzionati e il passaggio di una gatta gravida, rischiaravano una serie di giornate vuote e prive di senso.
A ben pensarci, bastava poco per sconfiggere quel senso di vuoto e d’inutilità, attaccarsi a quel campo e a quel podere e tenerselo stretto.
Ora, nella fase finale della sua esistenza, era pronto a sfidare il vuoto che gli si sarebbe parato ogni giorno davanti.
Sfogliando le pagine sembra di ammirare un dipinto dei Macchiaioli per come l’autrice toscana con maestria e verismo descrive le ultime fasi della “vita ombrosa” di un uomo solo, che ripercorre con il pensiero tutte le stagioni passate. Il matrimonio infelice, la nascita di quella figlia, “sua spina nel fianco”, il suo ex lavoro che era consistito nel consegnare con un camioncino, alle trattorie, ai ristoranti, alle botteghe e ai privati, casse di vino, d’olio, di aceto, a volte anche di frutta, le donne che aveva conosciuto e desiderato, i “parenti serpenti”, a cominciare dal padre e dal fratello.
Nelle acque tranquille cui il pensionato era giunto dopo anni di venti e di maree, a Gosto sembrava perfino dolce potersi finalmente guardare indietro, vagare fra i ricordi, riflettere sulla gente che aveva incontrato e sul bene e il male che ne aveva tratto. Per quanto fosse certo che non potesse capitargli più nulla degno di nota, mai dire mai, questo irriducibile “toscanaccio” amava la vita, anche se sempre più spesso pensava alla morte. Anche perché:
La morte, se ti metti a pensare a lei, perde vigore.
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