Il commissario Montalbano vede la luce nel mondo della letteratura nel 1994, con padre Andrea Camilleri. I romanzi dedicati a questo curioso personaggio si moltiplicheranno nel corso degli anni grazie alla feconda penna del suo inventore.
Ammirevole è lo stile letterario: la creazione di una neolingua a metà tra l’italiano e il siciliano e la scorrevolezza narrativa ne fanno rapidamente un caso. Camilleri, tra l’altro, è anche un valido sceneggiatore televisivo e i romanzi hanno un taglio adeguato alla fiction non tanto nella descrizione fisica dei personaggi (di Montalbano si sanno poche cose e tutte centellinate via via; ad esempio si sa che è nato nel 1950 e che è bruno e con i capelli ondulati, abbastanza somigliante a Pietro Germi), quanto in quella dei luoghi che pur di totale fantasia toponomastica emergono nei libri così come potrebbe rendere una macchina da presa o una fotocamera.
Pur trattando di "ammazzatine" o casi delittuosi, Camilleri riesce sempre a rendere la narrazione leggera quasi comica con l’aiuto dei comprimari che pur validi nella professione presentano tutti dei tic ai limiti della caratterizzazione:
- l’acida e scorbutica Livia, eterna fidanzata lontana;
- il vicecommissario Mimì pigro, indolente e tombeur de femmes;
- l’ispettore Fazio (più anziano del commissario a differenza da quanto mostrato nella fiction televisiva), afflitto da una sindrome anagrafica che lo porta a rintracciare di tutti i minimi e insignificanti particolari;
- Catarella, un bambino mai cresciuto, paradossalmente geniale nell’informatica (palese rimbrotto dell’autore alle per lui inutili innovazioni tecnologiche).
Il commissario Montalbano sbarca in tv
A cinque anni dalla pubblicazione del primo libro, il colto (non manca mai di acquistare l’inserto della domenica di un noto quotidiano economico per "nutrirsi" delle novità letterarie) e anticonvenzionale Salvo diventa uomo grazie a una produzione seriale televisiva, con Luca Zingaretti nei panni del protagonista (nella foto).
Paradossalmente i due Montalbano si contrappongono in un dualismo non raro nei casi di trasposizioni di opere letterarie: l’interprete è decisamente più giovane e scanzonato, inoltre non sfoglia mai libri o riviste culturali ma preferisce nuotare e mangiare (abitudini che comunque Montalbano, cognome che omaggia lo scrittore spagnolo Montalbàn, creatore di un altro commissario di successo, non disdegna e condivide con altri colleghi investigatori di carta).
Allo scopo di non confondere fiction letteraria e televisiva, sarebbe opportuno leggere gli svariati romanzi e racconti della saga camilleriana per un confronto più razionale e meno di parte e soprattutto per cogliere molti aspetti che purtroppo la diversa fruibilità del medium televisivo tende inevitabilmente a trascurare se non addirittura a sopprimere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il commissario Montalbano: dai libri alla serie tv
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