A dieci anni esatti dall’uscita sugli schermi de Il giovane favoloso, nella regia di Mario Martone e con Elio Germano protagonista, Sergio Rubini porta in televisione la realizzazione di un suo vecchio sogno: una trasposizione televisiva della vita di Giacomo Leopardi.
Il regista, nei titoli di coda di Leopardi. Il poeta dell’infinito, ringrazia un antico professore universitario dedito agli studi leopardiani, che ha probabilmente instillato l’amore nei confronti del poeta.
“Leopardi. Il poeta dell’infinito”: trama e anticipazioni
Diviso in due episodi di due ore ciascuno, il film televisivo parte a ritroso. Leopardi è deceduto e l’amico Ranieri (Cristiano Caccamo) cerca di convincere un sacerdote a dargli sepoltura. Non si dimentichi che nel giugno 1837 a Napoli c’era un’epidemia di colera e i defunti erano sepolti nelle fosse comuni.
Ranieri racconta di Giacomo bambino, destinato a diventare chierico, e della sua vivacità sia fisica che mentale. I genitori del ragazzo vegliano su di lui con fare rigido, ma Monaldo è sinceramente legato al primogenito. A differenza di Martone, che affronta solo per poche sequenze il giovanissimo Leopardi, Rubini si sofferma maggiormente sulla sua prima vita e a differenza del film, che lascia intuire a un sottile legame quasi pseudo amicale con Teresa Fattorini, Rubini si attiene maggiormente a quanto detto dallo stesso poeta, che osservava la ragazza lavorare dalla sua finestra.
Pietro Giordani è descritto con maggiore enfasi rispetto a quanto fatto ne Il giovane favoloso. Il giovane Leopardi, interpretato da Leonardo Maltese, vuole emanciparsi dai genitori in maniera meno enfatica rispetto a Martone, che preferisce una dimensione quasi onirica. Non mancano però nella trasposizione di Rubini immagini enfatizzate dalla fotografia, non ultimo un omaggio chiaro al Viandante sul mare di nebbia, capolavoro della pittura romantica.
La seconda parte vede Leopardi lentamente scivolare a spettatore, perché oggetto della narrazione è un progressivo avvicinamento tra Antonio Ranieri e Fanny Torgioni Tozzetti, che vivono fisicamente la storia d’amore che tanto anelava Giacomo.
“Leopardi. Il poeta dell’infinito”: un omaggio al poeta di Recanati
A differenza del film di Martone, che sottilmente depreca carattere e comportamento di Antonio Ranieri, Rubini è decisamente più magnanimo mentre al contrario Monaldo, più benevolmente descritto nel primo film, non ha molte luci ma piuttosto troppe ombre.
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L’opera di Rubini merita sicuramente per un interessante lavoro nei dialoghi e nelle ambientazioni, malgrado qualche particolare anacronistico rilevabile dai più pignoli; purtroppo però pecca in una seconda parte in cui Leopardi non è più centrale, perlomeno come figura fisica all’interno della storia.
Alcuni particolari ricordano l’esperienza di Martone, ma perlopiù il film tv di Rubini è un’opera a parte. Entrambi sono omaggi importanti per chi ama il poeta recanatese e per chi è alle prese con lo studio, soprattutto in un’epoca che predilige ad ascolto e lettura la visualizzazione delle storie.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Leopardi. Il poeta dell’infinito”: trama e anticipazioni della serie tv Rai
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