Il favoloso capitano Cook. Il capitano più audace della storia
- Autore: Alan Villiers
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rusconi Libri
- Anno di pubblicazione: 2022
Un libro di mare, un libro sul mare, un uomo di mare del XX secolo racconta la vita di uno straordinario navigatore del XVIII. L’autore, australiano, rende omaggio allo scopritore ufficiale della mitica Terra Australis, nel 1770. Scrittore di numerosissimi libri, Alan Villiers pubblicò nel 1967 tra i suoi ultimi un lavoro dedicato ad uno dei più leggendari esploratori navali di tutti i tempi, proposto da Rusconi Libri in nuova edizione italiana nel febbraio 2022: Il favoloso capitano Cook. Il capitano più audace della storia (Rusconi libri, 2022).
Autore prolifico, fotografo e capitano di Marina a sua volta, dotato d’ingegno e grande spirito d’avventura, Alan John Villiers (Melbourne. 1903-1982) ha navigato fin da giovane. Aveva 15 anni al primo dei tanti imbarchi che lo portarono in giro per il mondo, compresa una spedizione di caccia alla balena in Antartico. Tutte esperienze utili ad alimentare un’altra grande passione: il giornalismo. Ha scritto più di quaranta libri, soprattutto avventure marinaresche.
Regolare collaboratore del National Geographic Magazine tra gli anni ’50 e ’80, è stato presidente della Society for nautical research e amministratore del National maritime museum, nonché governatore della Cutty Sark Preservation Society, per la valorizzazione del famoso mercantile britannico varato nel 1869. Ha circumnavigato il globo a bordo di una fregata, alla testa di un equipaggio di giovani dilettanti, convinto che il mare fosse uno strumento perfetto per aiutare i ragazzi a formare il carattere e apprendere il valore della disciplina.
Quanto alla figura del capitano Cook (Marton, Yorkshire, 1728 – Kealakekua, Hawaii, 1779) è da sempre circondata da un alone di leggenda. Nato in un villaggio all’interno, oggi sobborgo di Middlesbrough, maturò presto la vocazione per le acque. Il servizio del giovane James a bordo di una carboniera sul Tamigi precedette imbarchi per la marina mercantile, fino all’arruolamento volontario nella Royal Navy, nel 1755. Il gigantesco inglese - alto quasi due metri - subiva il fascino delle grandi imbarcazioni da guerra, pur consapevole che le difficoltà e i rischi maggiori del servizio militare sarebbero andate ad aggiungersi alle dure condizioni di vita a bordo, in quel secolo.
Partendo da aspirante ufficiale pilota, con trattamento da sottufficiale, scalò carriera e gradi in mare, anche grazie alla costante dedizione allo studio. Indubbie attitudini di navigazione e cartografia lo distinsero agli occhi dei superiori, fino ad attrarre l’attenzione della Royal Society, la storica associazione scientifica londinese per lo sviluppo della conoscenza naturale. A 39 anni venne promosso tenente, bruciando le tappe, per consentirgli di comandare la spedizione nel Pacifico allestita per osservare il transito di Venere davanti al Sole, nel giugno 1769.
A bordo del brigantino a palo Endeavour, effettuò il primo di tre viaggi nell’Oceano, nei quali scoprì varie isole e mappò le coste. Dal 1768 al 1771, giunse fino alla Nuova Zelanda e all’Australia. Nel 1769 avvistò l’isola di Tahiti, ma la mancanza di strumenti adeguati non consentì l’osservazione. In compenso Cook scoprì anche la barriera corallina, su cui la nave si arenò nel 1770, riportando gravi danni. Altro risultato notevole del viaggio: nessun uomo a bordo morì di scorbuto, un evento eccezionale per l’epoca. Il capitano aveva dato fiducia al dott.Lind, che attribuiva la patologia mortale alla carenza di vitamina C e aveva suggerito di stivare agrumi e alimenti ricchi di acido ascorbico, da consumare durante la navigazione.
La seconda spedizione, tra il 1772 e il 1779, tesa a esplorare il continente Terra Australis, portò Cook alla Terra del Fuoco e da qui alla Nuova Georgia, Tonga e l’isola di Pasqua. Guidato da un profondo senso della realtà, navigò verso lo sconosciuto gruppo delle Ebridi e soprattutto alla volta della Nuova Caledonia, isola ricca di frutta e verdure. Verificò anche che gli aborigeni erano amichevoli, sebbene nel terzo viaggio una tribù gli abbia tolto la vita, a causa di un malinteso.
Villiers illustra in modo esplicito le condizioni a bordo. Il cibo era conservato in barili: carni salate di animali scadenti; formaggi di bassa qualità, pieni di vermi rossi; gallette infestate da insetti; piselli e farine d’avena tutt’altro che nutrienti; una sostanza rancida che una volta era stata burro. Più si restava per mare più scadeva il potere nutritivo del cibo in cambusa.
Quanto alle condizioni igieniche, gli ufficiali avevano a disposizione vasi da notte personali nelle balconate di poppa, oltre a godere di vitto speciale e alloggi di solito più asciutti. All’equipaggio invece non erano concessi spazi di decenza: potevano solo sporgersi precariamente oltrebordo, a centro nave, vicino al piede del bompresso, il posto più bagnato, ventilato e pericoloso. Con una mano reggevano i pantaloni e con l’altra cercavano un appiglio. I gabinetti erano questi.
Sulle carte tracciate all’epoca, Villiers ha studiato meticolosamente la rotta percorsa da Cook e le difficoltà incontrate. Offre una sintesi ammirata delle sue imprese.
È stato tra i primi a servirsi della scienza astronomica e di nuovi strumenti tecnologici come il cronometro. Dai suoi viaggi, ha portato in Europa conoscenze di territori fino ad allora sconosciuti, ampliando enormemente i confini dell’Impero britannico.
Il favoloso capitano Cook. Il capitano più audace della storia
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