

Edizioni e/o edita Il frutto più raro (2025, titolo originale Le fruit le plus rare ou la vie d’Edmond Albius, traduzione di Alberto Bracci Testasecca, pp. 240, 18,00 euro) di Gaëlle Bélem, che racconta “La scoperta della vaniglia”, attraverso la storia di Edmond Albius (Sainte-Suzanne, 9 agosto 1829 – Sainte-Suzanne, 9 agosto 1880), botanico francese, ex schiavo, divenuto, grazie alle sue scoperte, figura determinante nella storia della produzione di vaniglia.
L’autrice, nata sull’isola della Réunion, nel suo secondo romanzo, con una prosa trascinante, commovente ma anche divertente, regala al lettore un affresco veritiero e convincente del mondo coloniale negli ultimi anni dello schiavismo, ricordando come si arrivò a una scoperta straordinaria.
“Il frutto più raro”: una grande scoperta, fra botanica e cucina


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Le grandi scoperte arrivano per caso, per fortuna o per testardaggine. Così accadde a un ragazzino che nel XIX secolo, sull’isola della Réunion, situata al largo delle coste del Madagascar nell’Oceano Indiano, cambiò il destino della vaniglia (Vanilla planifolia), un’orchidea originaria del Messico, i cui frutti, delle capsule, comunemente ed erroneamente chiamate baccelli, sono la spezia nota come vaniglia.
Edmond, schiavo creolo, iniziato alla passione per la botanica da un orticultore e botanico, il colonialista Féréol Bellier Beaumont, che aveva preso sotto la sua ala protettrice il ragazzino all’età di 12 anni, escogitò una tecnica rapida e redditizia per l’impollinazione manuale dell’orchidea Vanilla planifolia, rendendo così possibile la produzione di vaniglia al di fuori del Paese d’origine della pianta, il Messico, dove l’impollinazione avveniva naturalmente tramite le api del posto.
Edmond Albius, per gioco, provò a usare un sottile bastoncino per impollinare le orchidee del suo padrone, sollevandone il rostello, il lembo che separa l’antera maschio dallo stigma femminile del fiore. Quando il rostello è sollevato, il polline viene spalmato con i pollici e passa così dall’antera allo stigma. Questa semplice mossa permise l’impollinazione, e fu così che Edmond Albius rivoluzionò il mercato mondiale della vaniglia per sempre, abbassandone il costo e portandola sulle tavole del mondo. Per premio, a Edmond venne concesso un cognome, solitamente negato agli schiavi. Fu scelto Albius (“bianco”), all’epoca e in quel contesto ritenuto il massimo degli onori; secondo altre testimonianze, il cognome deriverebbe dal colore del fiore della vaniglia.
La triste fine del rivoluzionario Edmond Albius
Nel 1848, quando la Francia abolì la schiavitù nelle colonie, Edmond si trasferì a Saint-Denis, dove lavorò come lavapiatti in un ristorante. Condannato a 10 anni di carcere per furto di gioielli, dopo aver scontato 5 anni di pena, Edmond ricevette la grazia del Governatore, in ragione dell’enorme contributo dato alla produzione di vaniglia nell’Isola di Réunion.
Triste la sorte di Edmond Albius, dalla mente acuta, anticipatrice e rivoluzionaria che morì povero e dimenticato, lui che da ragazzino aveva compiuto un piccolo, grande miracolo. Infatti, il Madagascar è il più grande produttore di vaniglia al mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il frutto più raro”: la scoperta della vaniglia nel libro di Gaëlle Bélem
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