Fino al 21 febbraio si terrà a Roma una mostra dal titolo "Il mondo di Irene Brin", dedicata alla giornalista e scrittrice maestra di stile.
“Cara Irene, voglio ringraziarla veramente di cuore per il bellissimo articolo che ha scritto su di noi”.
La lettera, datata 25 settembre 1963 scritta da Simonetta dell’atelier Simonetta e Fabiani, è uno dei tanti preziosi documenti presenti nella mostra documentaria ospitata presso l’Accademia Costume e Moda di Roma. L’esposizione inaugurata il 26 gennaio intende celebrare Maria Vittoria Rossi (1911-1969) con lo pseudonimo Irene Brin coniato per lei da Leo Longanesi, mitico giornalista, ai tempi della sua collaborazione a Omnibus.
Rosana Pistolese, fondatrice dell’Accademia, ha dedicato alla pioniera del giornalismo di cultura e ambasciatrice di stile un premio nel 1969, giunto oggi alla 45esima edizione. L’esposizione è curata da Claudia Palma, Direttore dell’Archivio bioiconografico e Fondi storici della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, con la collaborazione scientifica di Rosalba Cilione e Simona Pandolfi, organizzata da Associazione ARtCHIVIO con Galleria nazionale d’arte moderna e Associazione Irene Brin di Sasso di Bordighera. Attraverso fotografie, documenti, opere d’arte, vestiti e accessori provenienti dai fondi archivistici della Galleria nazionale d’arte moderna e dall’Associazione Irene Brin di Sasso di Bordighera ripercorre la vita, il lavoro e gli interessi della promotrice del Made in Italy nel mondo.
Irene Brin, figura poliedrica e dalle mille sfaccettature, scrittrice, gallerista insieme al marito Gaspero del Corso, è stata anche Rome editor per la rivista americana Harper’s Bazaar. Osservatrice attenta e acuta dei cambiamenti dell’Italia post bellica, ha saputo raccontare nei suoi numerosi articoli “Un pettine, una spazzola e tre forcine”, i mutamenti di costume di un paese colto da incantamento nei confronti del modello che proveniva dagli Stati Uniti d’America. Celebre la posta del cuore della Contessa Clara, alias Irene Brin, che sulla Settimana Incom Illustrata dal 1950 fino al 1968 e su altre riviste e giornali aveva dato consigli alle lettrici, e nel corso della sua carriera scrisse per dodici quotidiani e trenta settimanali. Irene, che sembra osservarci con il suo sguardo curioso e indagatore dal magnifico ritratto di Campigli che apre l’esposizione, fu anche scrittrice prolifica. In mostra sono esposti la prima edizione di Olga a Belgrado (Vallecchi Firenze 1943), il Galateo pubblicato sotto lo pseudonimo di Contessa Clara dalla Casa Editrice Colombo nel 1953 e Usi e Costumi 1920 – 1940 edito da Donatello De Luigi Roma 1944.
“Vedo in Irene Brin essenzialmente la mediatrice culturale, in lei cogliamo la capacità di precorrere i tempi soprattutto nell’intuizione felicissima della globalizzazione del sapere. Conosceva cinque lingue, era una poliglotta e quindi aveva avuto la possibilità di proporsi in molti paesi del mondo. Riusciva a percepire e a cogliere da ogni paese le proposte più importanti, le portava in Italia e il nostro paese diventava meno provinciale. L’Italia usciva da un periodo - quello della II Guerra Mondiale - con le ossa rotte, con i detriti morali e fisici. L’impegno di questa donna insieme al marito è stato quello di riportare il bello, riportare la speranza della ricostruzione di un’Italia più bella”
ha dichiarato Claudia Palma da noi intervistata al termine della tavola rotonda alla quale hanno partecipato oltre alla curatrice della mostra, Bonizza Giordani Aragno e Vittoria Caterina Caratozzolo. Ricordiamo a Claudia Palma che Irene Brin fu un’antesignana in quanto promotrice del Made in Italy.
“Assolutamente! Irene ha creduto fortemente nell’artigianato nostrano quello delle grandi case di moda, ha creduto negli artisti italiani, Burri, Vespignani e li ha proposti in tutto il mondo facendo vedere un Paese che tenacemente rinasceva porgendo e presentando ovunque le sue cose migliori”.
Lungo il percorso espositivo si ammirano fotografie che ritraggono Irene e i familiari, alcune di autori quali Richard Avedon e Leslie Gill, fotografie dei vernissage, in cui gli artisti posano accanto alle proprie opere negli spazi espositivi della Galleria L’Obelisco, fondata da Irene e Gaspero del Corso nel 1946, prima galleria ad aprire a Roma nel secondo dopoguerra e promotrice del Surrealismo, dell’Informale, dell’Op e di artisti internazionali quali Calder e Rauschenberg.
“Con questa mostra si vuole sottolineare la capacità di Irene Brin di far dialogare il proprio interesse per l’arte con la moda e viceversa: ecco le illustrazioni di Brunetta Mateldi, le immagini di moda il cui set è la stessa Galleria L’Obelisco, la dama optical di Filippo Panseca accanto alla fotografia di un cappotto bianco e nero di Capucci. Oltre al vestito Fabiani di Irene Brin è esposto quello realizzato su disegno di Giacomo Balla, artista prediletto dai coniugi del Corso, presentato già durante la serie di mostre che L’Obelisco gli dedicò nell’intero anno 1968”
spiega Claudia Palma. Numerose fotografie scattate in Europa, Stati Uniti, Sud-est asiatico e America Latina testimoniano un’altra passione coltivata da Irene insieme al marito Gaspero: il viaggio.
“Gli oggetti più belli in mostra sono un piatto di Pablo Picasso, già presentato nel 1970 a L’Obelisco nella collettiva Primitivi e no, i due abiti, quello di Fabiani di Irene Brin e quello realizzato su disegno di Giacomo Balla, artista prediletto dai coniugi del Corso e gli otto Fiori di Giacomo Balla. Infine il famoso ritratto dalla iconografia famigliare di Massimo Campigli, il quale sosteneva che «Irene è così campigliesca che tutto diventa troppo facile, devo spiegare la sua tristezza»”.
- Il mondo di Irene Brin
- 26 gennaio 2014 – 21 febbraio 2014
- Accademia Costume e Moda di Roma
- Via della Rondinella 2
- Orario: dal lunedì al sabato, dalle ore 10 alle ore 17.
- Ingresso libero.
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