Il muro oltre Berlino. Trent’anni dopo
- Autore: Autori vari
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
“Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni” diceva Nietzsche con l’irruenza sovvertitrice che lo distingueva. Quando il Muro di Berlino si è sbriciolato in gadget per turisti e il Moloch Sovietico è diventato l’ectoplasma russo che è diventato, sarebbe stato bene domandarsi - non certo per revanscismo filosovietico quanto per legittima difesa anticapitalista - “e ora?”. Che fare, ora che il sistema capitalistico globale è libero di tiranneggiare (subdolamente) senza che nessuno riesca ormai a tenerlo a bada?
Più o meno trent’anni dopo è ancora peggio: nemmeno l’ombra di un contrappeso al totalitarismo globale delle merci, e credo che il Sergio Romano di “In lode della guerra fredda” avesse molto più che qualche ragione per sostenere ciò che ha sostenuto in quel libro. Con USA e URSS che si guardavano in cagnesco, l’Europa ha conosciuto il suo periodo più lungo di stabilità politica. Pur con le incoerenze implicite al governo, la Germania dell’Est, rappresentava l’argine europeo al capitalismo di stampo americano. È stato davvero il migliore dei mondi possibili quello che ha accolto gli ex oppressi della DDR e della Cortina di ferro? Poiché non erano solo canzonette, in Franz è il mio nome Edoardo Bennato vaticinava così: “Franz è il mio nome e vendo la libertà/ a chi vuol passare dall’altra parte della città/ compra il biglietto e non ti pentirai per quello che ti dò non costa assai (…) Senti che suoni, c’è musica dall’altra parte/ e nelle strade la gente che si diverte/ è sempre festa, l’altra città ti aspetta/ non perder tempo, compra il biglietto in fretta/ Lì tutto è permesso, lì tutto si può comprare/ e ti conviene spendere senza pensare/ e se non avrai più i soldi una mattina/ ti troverai dall’altra parte della vetrina”
Rifletteteci sopra, intanto che io arrivo al dunque: Il muro oltre Berlino. Trent’anni dopo (a cura di Alessandro Bedini La Vela, 2019) è un saggio a più voci, che approfondisce a freddo proprio la questione del “dopo”. Che ne è stata della geopolitica europea dopo la caduta del Muro di Berlino? Mi limito a citare due fra queste voci, in quanto rafforzative (ritengo) dei concetti sin qui espressi.
Il filosofo Diego Fusaro, alle pagine 52 e 53 del libro:
I famosi ‘trent’anni gloriosi’ del capitalismo, racchiusi nell’arco temporale compreso tra il 1945 e il 1975, con una pressochè piena occupazione e un relativo benessere di cui hanno in parte beneficiato anche le classi meno abbienti, non erano un dono di un capitalismo ancora munifico e dal volto umano. Erano, invece, l’effetto necessitato della pressione esercitata dalla realtà situata al di là del Muro di Berlino, un modello alternativo di giustizia sociale e di esistenza (…) Il Servo, nell’Occidente capitalistico, era – ben più di chi viveva al di là del Muro – tutelato dalla presenza del mondo comunista. Quando il sindacato si sedeva al tavolo della contrattazione sociale, la sua ‘forza contrattuale’ e rivendicativa era data, oltre che dalla coscienza di classe del proletariato unito e consapevole, dalla minacciosa ombra del gigante sovietico, che si stagliava dietro di lui e che ne consolidava la potenza.
Il politico (ad honorem) Mario Capanna, alle pagine 109 e 110:
Con la caduta del Muro, La riunificazione della Germania, la dissoluzione del blocco orientale e la fine del bipolarismo Est-Ovest, era evidente che stava per cominciare un’altra epoca nella storia del mondo. Ma apparve rapidamente chiaro che dal bipolarismo non si sarebbe passati a un auspicabile multipolarismo tra Stati Uniti, Russia, Europa, Cina eccetera. Si sarebbe transitati, invece, al NOI (Nuovo Ordine Internazionale) ovvero, che è lo stesso, Nord Ovest Imperante. Ad affermarsi sarebbe sta la visione unipolare dell’Occidente, che avrebbe plasmato, sul piano economico-internazionale, anche i paesi dell’Est, e che oggi è dominante su tutta la Terra.
Una sintesi ultimativa su questo saggio, non può sottacerne la puntualissima caratura storica e geopolitica (ma contiene anche l’interessante incursione di Marina Montesano nella Berlino musicale degli anni del Muro, “Musica e controculture nella Berlino all’ombra del Muro”) e l’accorpamento di analisi tutte di evidente spessore. Le firmano - doveroso se non altro menzionare -, oltre che i citati Fusaro, Capanna e Montesano, Alberto Bradanini, Franco Cardini, Giulietto Chiesa, Alain de Benoist, Adolfo Morganti e Sergio Valzana.
Fra le diverse ragioni per cui leggere Il muro oltre Berlino. Trent’anni dopo, c’è anche quella dell’equidistanza ideologica con la quale è stato scritto e concepito.
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