Roberto Andò, autore poliedrico, regista e scrittore, ha presentato nei giorni scorsi all’interno della Rassegna letteraria “Amici del libro al Museo Salinas”, il suo ultimo lavoro Il piacere di essere un altro, scritto insieme a Salvatore Ferlita.
Il libro è una sorta di autobiografia e insieme un’intervista, un piacevole gioco della memoria nel quale Roberto Andò si racconta e si mette a nudo oltre a riferire della sua carriera. Ma la cosa più importante che si racconta è come si è aperta una finestra sulla sua formazione e come sia riuscito a costruirsi come regista, scrittore e come intellettuale a tutto campo.
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Nel piacevole incontro si è ricordato l’esordio come regista teatrale, negli anni Ottanta, al “Ridotto” del Teatro Biondo di Palermo con un testo inedito affidatogli da Italo Calvino, La foresta-radice-labirinto, in cui emerge la sua straordinaria capacità di circondarsi di persone dal notevole spessore artistico, tra cui Franco Scaldati. Andò ha poi collaborato con mostri sacri del cinema come Francesco Rosi, Federico Fellini, Michael Cimino e Francis Ford Coppola ed ecco che adesso, arrivato a un certo punto della sua vita, decide di raccontarsi nel suo vissuto professionale e familiare. Gli incontri avuti con grandi autori e artisti, in particolare con Leonardo Sciascia, sono stati da sprone e stimolo per la sua attività, ma si viveva in una Palermo incredibile dove agivano e operavano nomi e personalità di rilievo. Sono stati rapporti importanti, ha riferito l’autore, che lo hanno "sottratto al suo pudore" essendo portato per sua natura a un eccesso di autocritica.
Roberto Andò ha ricordato l’incontro con Ludovico Corrao (1927-2011) e la direzione delle Orestiadi di Gibellina, ma da autobiografia ecco che si addiviene alla descrizione di un paesaggio culturale diffuso che si estende oltre limiti predefiniti e circoscritti.
Leonardo Sciascia è stato uno degli autori che più ha influenzato la sua scrittura, per le ambientazioni e le problematiche. Andò lo conobbe sui libri ma anche nei rapporti familiari come persona, ma sono stati decisivi per la sua formazione anche alcuni film specie “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi con cui Andò ebbe un ottimo rapporto tanto da essere promosso sul campo “aiuto regista”.
Roberto Andò ha incrociato nei suoi percorsi professionali Vincenzo Consolo, Lucio Piccolo e altri autori di rilevo di cui si è “cibato”, assorbendo e metabolizzando il loro immaginario che è divenuto parte del suo. Lucio Piccolo è stato un grande poeta ma poco letto, riferisce Andò, ma è importante leggerlo per capire bene e a fondo la Sicilia.
Uno degli snodi cruciali della carriera di Roberto Andò è Il manoscritto del Principe (1999) prodotto da Giuseppe Tornatore, dedicato agli ultimi anni di vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e alla genesi del Gattopardo. Riferisce l’autore come il figlio adottivo Gioacchino Lanza non era affatto favorevole a questa realizzazione per molti risvolti legati alla rappresentazione della figura del Principe. Alcuni interventi nella stesura della sceneggiatura da parte di Suso Cecchi D’Amico appianarono i contrasti.
Altro personaggio decisivo per la sua formazione è stato Claude Sautet (1924-2000), il grande regista e sceneggiatore francese, rinomato per parecchi film, specie i suoi ultimi a dir poco folgoranti, “Nelly e Monsieur Arnoud” (1995) e “Il Cuore in inverno” (1992) con Daniel Auteil e Emmanuel Béart.
Con Sautet si ebbero una serie di incontri in quanto il grande regista francese, nell’orizzonte della cinematografia europea, era definito il dottore della sceneggiatura tanto che molti celebri autori e registi chiedevano il suo autorevole parere.
Un altro passaggio fondamentale nella carriera di Roberto Andò è stato il film “Viva la Libertà” tratto da un suo stesso libro “Il Trono vuoto” (2012) che riscosse un grande successo di critica e di pubblico, vincitore del Premio Campiello Opera Prima. Un film diverso dagli altri dove prevale il gusto della leggerezza che si ritrova in parte anche ne “La Stranezza”. Quest’ultimo è un film che lascia il segno, non solo per il personaggio di Pirandello e per la ricostruzione "fantasiosa" dei Sei personaggi in cerca d’autore: è un film dove vi è letteratura e cinema, teatro e metateatro che dialogano all’unisono e si esprimono al meglio grazie all’abilità espressiva dell’autore.
Roberto Andò ha ricordato poi il suo lavoro sulla grande fotografa Letizia Battaglia, "Solo per passione, Letizia Battaglia fotografa" con Isabella Ragonese, una miniserie televisiva RAI che ha posto in essere quasi in contemporanea con “La Stranezza”. Letizia Battaglia era una persona splendida che dava il massimo in ogni cosa che faceva e per come si dedicava agli altri. Emerge dal film televisivo su Letizia Battaglia un personaggio vero e autentico, di cui deve restare memoria. Ma questa miniserie, ricorda Andò, per la quale era chiaramente prevedibile un successo di critica e di pubblico, non ottenne i finanziamenti pubblici.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il piacere di essere un altro: il nuovo libro di Roberto Andò e Salvatore Ferlita presentato a Palermo
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