Il romanzo della criminologia
- Autore: Pierluigi Baima Bollone
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
La scienza criminale raccontata come un romanzo, lo sviluppo degli studi scientifici sul crimine diventa una narrazione avvincente grazie al più importante anatomopatologo italiano. Il prof. Pierluigi Baima Bollone è stato autore nel 2008 di un volume pubblicato dalle edizioni torinesi Priuli & Verlucca, “Il romanzo della criminologia” (302 pagine, 18.50 euro), riedito nel marzo 2016 (9.90 euro).
Docente emerito di Medicina Legale nelle Università piemontesi, è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche e libri di vari contenuti e cultura. Scienza e storia sono le sue grandi passioni, con una sconfinata apertura mentale versi numerose altre discipline, dalla criminalistica alla storia, dall’egittologia all’esoterismo, oltre a trattati sulla materia specifica d’insegnamento. Risulta peraltro uno dei più insigni sindonologi viventi. Uno straordinario divulgatore.
Se le riflessioni sull’uomo e il crimine sono antiche, il termine criminologia risulta invece recente. Si deve al giurista napoletano Raffaele Garofalo (1851-1934), esponente della scuola criminale positiva. Lo adottò per la prima volta nel 1885, per definire “la scienza che ha per oggetto lo studio della delinquenza”.
Una cosa quindi è la criminologia, che indaga il comportamento del reo e la sua condotta psicologica, occupandosi anche della vittima, altra è la criminalistica, che cerca di capire cosa sia successo, quando, dove, come e chi sia stato il responsabile dell’accaduto.
L’avvio degli studi sul delitto è vicenda sulle prime tutta italiana. Risale agli ultimi decenni del 1800 e aveva l’intento di perseguire un obiettivo fondativo della società civile: la giustizia, vale a dire l’esercizio virtuoso dei rapporti interumani. Per un sodalizio civile, non può che essere collettiva. È il primo requisito della civiltà: non il singolo ma la comunità assume il controllo della giustizia e la esercita. Ciascuno dei membri si autolimita, in cambio di una gestione necessariamente comune. Non a caso, secondo Sigmund Freud, il concetto base di giustizia coincide con la certezza che l’ordine costituito non potrà essere infranto a favore di un individuo.
C’è un ulteriore aspetto da considerare: il diritto. La giustizia non può essere appannaggio di gruppi ristretti, di caste o classi sociali, ma deve appartenere all’intera collettività, a tutto il popolo di uno stato.
Sempre Freud fissava lo “stabilirsi del diritto” nel sacrificio del proprio arbitrio personale, che compiono tutti quanti si riconoscono in una comunità.
Ognuno vi contribuisce con lo stesso sacrificio pulsionale, che non lascia nessuno alla mercè della forza bruta.
Il lavoro di Baima Bollone fa il punto del pensiero di diversi studiosi e dei risultati ottenuti nello sforzo sempre impegnativo di individuare le ragioni per le quali alcuni individui si sottraggono a questo fondamento di civiltà e commettono azioni in contrasto con le regole condivise dalla società in cui agiscono.
Sotto questo aspetto, l’esempio è dato dagli studi di Cesare Lombroso (1835-1909). L’antropologo veronese è generalmente riconosciuto come il fondatore della criminologia. Sua la teoria positiva dell’atavismo, in base alla quale la condotta violenta e l’aggressività del delinquente derivano dal riaffiorare di caratteri antisociali ancestrali, propri dell’uomo dei primordi. Vi sarebbero cause innate, malformazioni o fattori acquisiti nel corso della vita a spingere verso comportamenti delittuosi. Ecco l’uomo criminale, portato per natura a delinquere, mentre il delinquente occasionale è caratterizzato da un carente senso morale, che lo porta alla violazione, con il concorso di fattori esterni che possono incidere: situazioni sociali disagevoli, povertà, condizioni climatiche, anche falle nella legislazione penale.
La scienza criminale cerca di fare passi avanti nella capacità di comprendere il delitto e le sue cause, partendo dalle considerazioni sull’esercizio di violenza da parte di chi ha agito e dalle conseguenze delle azioni su uomini, donne e cose. Un secolo e mezzo fa, questi studi hanno visto un’accelerazione, si è registrato un sempre maggior interesse generale nei riguardi degli eventi delittuosi più efferati e dei processi più importanti. Oggi si assiste al boom di talk show sui casi di nera più scottanti e a fiction criminali seguitissime dal popolo televisivo, in aggiunta al sempre fiorente successo della letteratura gialla e poliziesca. Ma la diffusione della criminologia-spettacolo rischia di scalfire l’immagine della criminologia-scienza, materia serissima di studio, aliena da pulsioni collettive e cambiamenti dovuti alle mode, che dominano i gusti volubili del pubblico.
La criminologia è disciplina nobile, per studiosi specializzati: questo il messaggio che riceviamo dal prof. prof. Baima Bollone. Una scienza che trae strumenti dalla sociologia, dalla psicologia, dalla psicanalisi, dalla psichiatria. Non è materia da poco e, con buona pace di tanti, non è da tutti.
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