Epigono di Orwell, l’autore statunitense Ray Bradbury consegna alla storia della letteratura nel 1953 il suo Fahrenheit 451 che contiene molti punti in comune con le idee espresse da Huxley e da George Orwell.
Il romanzo è ambientato come avviene ne Il mondo nuovo e 1984 in un’epoca futura poco precisata e vede il mondo dominato da una sorta di dittatura che si regge con il controllo delle menti attraverso gli schermi (come accade in 1984). La televisione trasmette programmi di intrattenimento tesi a inibire nelle persone la capacità di pensare e i libri, strumento di pensiero e cultura sono banditi. E’ addirittura istituito uno speciale corpo di vigili del fuoco che ha il compito di bruciare i volumi in possesso dei trasgressori.
È evidente l’allusione a quanto accaduto agli albori del regime nazista: nel 1933 furono infatti organizzati dei roghi di libri di studiosi di origine ebraica o che risultavano contrari alle teorie naziste. Inoltre anche in secoli precedenti il tribunale dell’Inquisizione con l’istituzione della cosiddetta messa all’indice agì nella stessa maniera nei confronti di autori che manifestavano idee differenti rispetto alla dottrina cattolica. Il rogo del libro, la sua eliminazione quindi, è una metafora di chiusura mentale e di impedimento di crescita morale e spirituale.
Il controllo delle menti, che in 1984 è più palese, nel romanzo di Bradbury appare più sottile ma non meno feroce. Anche in questo romanzo la delazione è incoraggiata e considerata naturale perché modo per smascherare chi è contrario al regime o manifesta dubbi verso di esso e l’uso di droghe (come avviene nel romanzo di Huxley) è incoraggiato al fine di incentivare nell’individuo l’apatia mentale. Tuttavia, a differenza dal romanzo di Orwell, Bradbury introduce uno spiraglio di speranza rappresentato:
- dal protagonista maschile Montag, che come lo Smith orwelliano pur essendo un membro convinto della struttura di regime, è aperto a diversi modi di pensiero
- dalla giovane Clarisse, una ragazza che introduce Montag nel mondo delle "persone libro".
In questi singolari individui, che si sono dedicati ad apprendere mnemonicamente i testi bruciati in attesa di poterli ripubblicare un giorno e con l’intento comunque di tramandarli ai posteri, Bradbury supera l’iniziale abbrutimento dell’umanità indicando che comunque nell’essere umano può esistere una speranza e una possibilità di lottare e di mantenere intatta una propria coscienza razionale e spirituale malgrado tutto. Il senso del romanzo è, però, una condanna verso la massificazione rappresentata dal nuovo medium, la televisione, che apparentemente intrattiene e coltiva ma che in realtà è un mezzo formidabile di persuasione subliminale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il romanzo distopico: Fahrenheit 451
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