“Un giardino per fiorire in ogni stagione” è il sottotitolo del volume “Un pezzo di terra tutto per me” (Ponte alle Grazie, 2018, pp. 95, euro 10,00), un libro davvero speciale scritto da un’autrice definita “attrice giardiniera” per la sua originale ricerca d’ibridazione fra il teatro e la natura, Lorenza Zambon che ha prodotto festival, laboratori e spettacoli, il più recente dei quali, 94 passi in giardino, è stato ispirato da questo libro.
Piantare, concimare, vedere sbocciare un fiore, insegnamenti che la terra ci regala che restano per tutta la vita. Sentirsi parte del ciclo vitale delle piante, sviluppare una coscienza ecologista anche coltivando un piccolo appezzamento di terreno. In fondo basta poco, per essere felici e in armonia con se stessi. È quello che accaduto a Lorenza Zambon, cofondatrice della Casa-teatro degli alfieri, noto centro di produzione artistica sulle colline del Monferrato, la quale, in queste poche ma preziose pagine, illustra la sua esperienza di giardiniera.
“Il giardino (però può bastare un vaso in terrazzo) rappresenta un passaggio verso il mondo, il concepirsi parte di una rete vivente”
ha dichiarato l’autrice in una recente intervista.
L’“attrice giardiniera”, padovana di nascita, astigiana d’adozione, con una passione maniacale per piante, giardini, paesaggi, ha pubblicato “Lezioni di giardinaggio planetario” (Ponte alle Grazie, 2014, Premio Fondazione Portus) e realizzato, in collaborazione con Pia Pera, il reading Al giardino ancora non l’ho detto e la versione teatrale del classico di Frances Hodgson Burnett “Il giardino segreto”. Di lei Pia Pera ha detto: “Il modo in cui Lorenza Zambon sviluppa il suo lavoro ha del geniale”.
“Voglio raccontarvi di un pezzo di terra. Di un pezzo della Terra. Sta sulla cima di una collina nel Monferrato. È il mio giardino. È largo settantasette passi. È lungo duecentoquaranta passi, cioè è lungo un po’ meno di cinque minuti, al passo di chi misura. Un quarto d’ora, se ci si guarda in giro senza fermarsi. Forse mezz’ora chiacchierando. Un tempo fuori dal tempo, se ci si incanta”.
In cima a una collina nel Monferrato c’è il pezzo di terra dove, un giorno, è approdata Lorenza Zambon con un piccolo gruppo di artisti, “in cerca di casa e di teatro”.
La casa c’era, anche se diroccata; gli alberi avevano quasi cento anni, il pozzo e la cisterna molti di più, ma in decenni di abbandono tutto era stato invaso e ricoperto da un intrico di vegetazione. Il primo gesto dei nuovi arrivati, dettato dalla paura di quella natura primordiale, fu ripulire, ridisegnare, svuotare. In quel vuoto prese forma il teatro; il pezzo di terra divenne, come avrebbe detto Hermann Hesse, una creazione. Un giardino. Alla scoperta di questa terra e della sua essenza più profonda ci guida Lorenza Zambon nelle pagine dense e allo stesso tempo limpide di questo libro. Nel suo microcosmo “lungo novantaquattro passi” si incontrano stagioni e personaggi, umani, animali e naturalmente vegetali, i loro colori, forme, profumi. Cose buffe e cose misteriose, come i vermi, la luna, l’aria; come la bellezza, il tempo, la storia e il mistero dell’appartenenza al nostro essere qui, e ora. Nel pezzo di terra ora è tracciato un sentiero, per sentirsi liberi, creativi e ritornare bambini mentre si diventa grandi.
Si può quindi fiorire in ogni stagione della vita giacché
“gli alberi giovani sono tutti simili; gli alberi antichi, tutti differenti. Conformati diversamente dal tempo, storti, rappresentano ciascuno una scultura a sé. È quel che avviene a noi se siamo fortunati e diventiamo vecchi. Da anziano sei più libero e puoi essere più originale: forgiato come te, non c’è nessuno”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria “Un pezzo di terra tutto per me” di Lorenza Zambon
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