Chi è Penelope? Qual è il segreto di una figura femminile che l’Odissea sembra relegare al ruolo di gregaria e che, a dispetto dei secoli, continua a parlare alle generazioni, affascinandole con il suo riserbo? Poco si sa di lei, oltre all’identità dell’illustre marito. Omero non dice molto. Figlia di Icario, re di Sparta. Sposa di Ulisse. Madre di Telemaco. È il simbolo della fedeltà coniugale. Nel poema parla e agisce poco, al contrario tesse molto. E così vince la partita più difficile: quella con il tempo che le restituisce fama e merito.
Una mostra, organizzata da Electa e ospitata fino al 12 gennaio 2025 a Roma negli spazi del Parco archeologico del Colosseo, indaga il suo mistero.
Penelope: da Itaca a Roma, il mito che sopravvive
A sorprendere è la longevità della fama di Penelope. Omero ci dice che attende il ritorno del marito dai campi di battaglia, lavora al telaio di giorno e disfa la tela di notte. In questo modo rimanda il matrimonio con i nobili della corte che pretendono di succedere ad Ulisse. Pensa molto, forse sogna. E così, immobile, resiste, sopravvivendo al tempo. Viene il sospetto che non si tratti di un caso.
Penelope è determinata e intelligente, più dei Proci che la assediano e più del marito che tarda a tornare. Quell’Ulisse che si consegna al mito grazie a battaglie, inganni perpetrati ai danni di uomini e mostri e avventure galanti con splendide seduttrici in veste di ninfe o semidee, dopo la guerra di Troia è costretto a vagabondare per l’Egeo. Colpa di un dio, certo. Ma il risultato non cambia: manca da casa per vent’anni. Le sue vittorie, poi, non assomigliano a quelle degli eroi che accettano il destino e lo compiono con onore rassegnato. C’è in lui la consapevolezza dell’inganno a macchiare ogni cosa.
Penelope invece così silenziosa, paziente, ubbidiente fino alla noia, continua ad affascinare contro ogni logica.
Per conoscerla meglio bisogna fare un viaggio trasversale, possibile grazie all’esposizione romana e al catalogo edito da Electa che la accompagna a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni. La mostra, ospitata nelle Uccelliere Farnesiane e nel Tempio di Romolo, valica i confini dei secoli e delle discipline grazie a cinquanta opere. Illustrazioni, vasi, statue, disegni e stampe testimoniano un interesse duraturo. E poi ci sono il cinema e le serie televisive che hanno riproposto la figura di una donna non comune.
Penelope nei romanzi contemporanei: le riletture di Silvana La Spina e Marilù Oliva
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Penelope nasce dalla letteratura e dai versi di Omero. E nella letteratura va cercata la ragione della sua sopravvivenza. In tanti si chiedono chi è davvero e cosa pensa la donna che tesse nelle stanze del palazzo di Itaca, mentre intorno a lei infuriano guerre e complotti. Qualcuno prova a darle voce. Tra le riletture recenti meritano di essere ricordate Penelope di Silvana La Spina (La Tartaruga, 2023) che le concede il riscatto della fuga da Itaca in compagnia di Euridice. E immagina di dare voce alle eroine femminili del poema omerico anche Marilù Oliva per Solferino con L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (2020).
Il “Canto di Penelope” di Margaret Atwood
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La versione più nota e dissacrante si deve alla penna di Margaret Atwood con Il canto di Penelope (Ponte alle Grazie, traduzione di Margherita Crepax, 2018). In queste pagine, la scrittrice sovverte il mito. Non a caso le voci narranti del romanzo sono tutte femminili: Penelope, naturalmente, e le dodici ancelle colpevoli di aver amano i pretendenti e per questo impiccate da Ulisse; a loro spetta il coro che nella tragedia greca fa da controcanto al narratore. E Margaret Atwood confessa:
Sono sempre stata tormentata dal pensiero di quelle ancelle impiccate e, nel Canto di Penelope, anche Penelope lo è.
Dall’Ade, una volta morta, la regina di Itaca decide di parlare: vuole dar voce alla sua verità, per mettere a tacere le malelingue e le dicerie nate sul suo conto. Racconta una storia che scardina il mito, sbugiardando con irriverente ironia Ulisse. E perfino Omero.
Ci sono un padre crudele e una madre distratta: niente di strano, in fondo è una naiade. Quello di Penelope è un destino comune a molte: le figlie delle ninfe delle acque sono numerose, spiega lei, e considerate di poco valore.
Ma un’origine semidivina non fa mai male. O almeno non subito.
E c’è un marito non proprio modello, lo scaltro Ulisse.
Sapevo che era scaltro e bugiardo, ma non pensavo che avrebbe usato la sua astuzia e sperimentato le sue bugie anche con me.
Penelope sceglie il silenzio, lo sappiamo. E il matrimonio tra i due assume i tratti di un comune ménage domestico:
A quel tempo credevo nelle soluzioni felici, che si ottengono tenendo chiuse le porte e andando a dormire se soffia la tempesta.
Forse per questo la moglie devota e paziente, si scopre modernissima:
Sono diventata una leggenda edificante. Un bastone con cui picchiare le altre donne. Non avrebbero potuto essere assennate, oneste, pazienti com’ero stata io? Questa era la linea seguita dagli aedi, dai cantastorie. “Non seguite il mio esempio” voglio gridarvi nelle orecchie – sì, nelle vostre orecchie!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Penelope”: una mostra a Roma racconta la moglie di Ulisse
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