Gli Inni sacri sono sei componimenti d’argomento religioso scritti complessivamente da Alessandro Manzoni tra il 1812 e il 1822. Tuttavia, è possibile individuare una prima del progetto al 1810, come conferma lettera che Manzoni invia al sacerdote Eustachio Degola parlando di un’"operetta" in cantiere.
Il 1810 non è d’altronde una data casuale per la biografia dell’autore: è, infatti, l’anno della sua conversione religiosa.
Il tema centrale di ogni Inno coincide con una delle principali festività cattoliche: Manzoni prende come fonte e come modelli non solo il testo religioso per eccellenza, la Bibbia, ma anche gli scritti dei padri della Chiesa e degli oratori cattolici francesi del 1600.
La scelta di usare come tema le festività religiose ha un senso profondo per l’autore: significa, infatti, distaccarsi dal classicismo e allontanarsi dall’autobiografia. Ancora una volta, Manzoni sceglie il vero per soggetto e si dedica alla religione e ai suoi valori, tanto radicati nella coscienza popolare.
Non solo, anche il linguaggio impiegato vuole rendere la lettura il più condivisibile e democratica possibile: è facile e cantabile.
Inizialmente inosservati, gli Inni sacri furono in parte rivalutati da metà ottocento, quando Manzoni era ormai il celebre padre dei Promessi sposi e del romanzo italiano.
Gli Inni sacri: quanti e quali sono?
Nel progetto originario dell’autore, gli Inni sacri avrebbero dovuto essere dodici, come le principali festività della liturgia cattolica.
Manzoni, però, ne porta a termine solo cinque e ne lascia un sesto incompleto.
I componimenti che li costituiscono sono:
- La Risurrezione
- Il nome di Maria
- Il Natale
- La Passione
- La Pentecoste
- Ognissanti (incompleto).
Le date di composizione sono state indicate da Manzoni stesso sui manoscritti originali. Per la maggior parte, la composizione indicata è tra il 1812 e il 1815, fatta eccezione per La Pentecoste, l’ultimo in ordine di stesura, completato solo nel 1822 e dopo numerose revisioni.
Proprio il suo essere stato frutto di un’elaborazione più lenta e travagliata lo rende il componimento più distaccato e dalla sensibilità poetica e religiosa più matura. Se gli altri cinque Inni possono essere considerati in sintesi delle apologie, La Pentescoste va oltre l’intento apologetico e porta in primo piano un dualismo oppresso/oppressore che caratterizzerà le opere future di Manzoni, tra cui in particolare gli Adelchi e I promessi sposi.
Le caratteristiche dei testi
La struttura metrica dei sei componimenti varia in base al contenuto del testo. Manzoni sceglie strofe di sette ottonari in componimenti più gioiosi, come La Resurrezione, che necessitano di un ritmo cadenzato e scorrevole, in grado di supportarne il contenuto. Al contrario, in quei testi che invece hanno bisogno di un ritmo più sostenuto, Manzoni opta per quartine di endecasillabi (Il nome di Maria) o per ottave di decasillabi (La Passione).
Ogni componimento, soprattutto i primi quattro, segue uno schema piuttosto definito, che si articola in:
- enunciazione del tema
- rievocazione dell’episodio
- conseguenze dottrinali e morali evento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli Inni sacri di Manzoni: quali sono e cosa sapere
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