Mario Calabresi, giornalista, ex direttore della “Stampa” e di “Repubblica”, è anche autore della newsletter settimanale Altre/Storie. Come scrittore da Mondadori ha pubblicato Spingendo la notte più in là (2007), La fortuna non esiste (2009), Cosa tiene accese le stelle (2011), Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa (2015) e La mattina dopo (2019).
Da oggi è in libreria Quello che non ti dicono (Mondadori 2020, pp. 216), nel quale il giornalista e scrittore fa tornare alla luce la storia di una vita dimenticata, quella di Carlo Saronio (Milano 30 maggio 1949 – 15 maggio 1975), ambientata negli Anni di Piombo, sul quale facciamo qualche domanda all’autore.
Quello che non ti dicono
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- Nel suo nuovo libro Quello che non ti dicono, torna a parlare della perdita di una persona cara negli Anni di Piombo a partire da “una storia che mi è venuta a cercare”. È vero che tutto è nato da una mail di un giovane prete missionario?
Sì, esattamente un anno fa, i primi di ottobre, lessi un messaggio su Facebook di un giovane prete missionario in Algeria, Piero Masolo, che mi scriveva di suo zio, Carlo Saronio, fratello di sua madre. Pietro era il nipote di Carlo, rapito e ucciso nel 1975, una figura dimenticata. Inizialmente ringraziai Pietro, ma io mi ero già troppo occupato degli Anni Settanta… ma Pietro continuava a raccontarmi vicende, parlandomi di zia Marta, la figlia di Carlo. Dissi a Pietro che a me non risultava che Carlo Saronio, morto a ventisei anni, avesse una figlia. Lui mi rispose che la fidanzata di Carlo una settimana dopo il rapimento aveva scoperto di essere incinta. La bambina era nata otto mesi e mezzo dopo la morte del padre. A me il fatto di questa bambina che non aveva mai conosciuto suo padre incuriosì molto. Ho conosciuto Marta Saronio la quale mi ha rivelato che non sapeva nulla di suo padre. “Mi aiuti a scoprire chi sia mio padre?”: questa domanda rivoltami da Marta ha scatenato la mia curiosità e con una approfondita ricerca negli archivi, nelle carte, ho ritrovato i compagni di scuola, di università e di lavoro di Carlo, i suoi amici e i suoi professori. Ho trovato tantissimo materiale in una casa di campagna di famiglia: lettere, fotografie, documenti scolastici di Carlo.
- Chi era Carlo Saronio, personalità geniale, tradito dai suoi stessi amici?
Carlo Saronio era un giovane ingegnere milanese, ricercatore presso l’Istituto Mario Negri di Milano, figlio del chimico e imprenditore Piero Saronio, a capo delle Industrie Farmaceutiche Carlo Erba. Carlo, discendente da una famiglia di industriali farmaceutici, era stato simpatizzante del gruppo di estrema sinistra “Potere Operaio”, dal quale si era poi distaccato. Coadiuvati da delinquenti comuni reclutati per l’occasione, appartenenti a “Potere Operaio” (alcuni dei quali erano stati suoi amici come Carlo Fioroni) la sera del 14 aprile 1975 rapirono Saronio al fine di estorcere alla famiglia denaro da destinare al finanziamento dell’organizzazione terroristica. Saronio rimase ucciso da una dose letale di cloroformio nel trasferimento verso il luogo dove era previsto che rimanesse nascosto. La famiglia pagò il riscatto nonostante mancassero prove della permanenza in vita del loro congiunto. Il cadavere fu recuperato nel greto di un canale a Segrate, a distanza di anni e a seguito delle dichiarazioni rese da uno dei sequestratori fermato per accertamenti. Gli autori del sequestro e dell’omicidio sono stati individuati e condannati. Carlo muore giovanissimo, avendo un futuro brillante davanti a sé, perché era un ragazzo prodigio.
- Secondo lei per quale motivo la storia di Carlo è stata dimenticata?
Perché la famiglia non voleva assolutamente parlarne e che se ne parlasse, chiudendosi in una totale riservatezza. La madre e le sorelle, il padre era morto nel 1968, non volevano parlare della vicenda di Carlo, non avevano nessun interesse, anzi.
- Sulle carte che la questura di Milano le ha messo a disposizione ha scoperto che suo padre, il commissario Luigi Calabresi, stava cercando Carlo Fioroni, detto il Professorino, militante della sinistra extraparlamentare, che tradisce Carlo. Ce ne vuole parlare?
Nel marzo del 1972 mio padre cercava Carlo Fioroni, perché era coinvolto in quell’attentato al traliccio dell’alta corrente in cui era morto l’editore Giangiacomo Feltrinelli. Era stato Carlo Fioroni, detto “il Professorino”, a stipulare l’assicurazione del pulmino Volkswagen trovato sotto il traliccio su cui era morto l’editore rivoluzionario. Mio padre cercava Fioroni, ma lui era sparito, era stato nascosto proprio da Carlo in casa sua, in Corso Venezia, la cui madre era ignara di tutto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Mario Calabresi, da oggi in libreria con "Quello che non ti dicono"
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